I soldati americani saranno curati con dei microchip sottopelle
E anche nel cervello: il progetto è stato rilanciato con nuovi stanziamenti annunciati dall'amministrazione Obama
Martedì 26 agosto il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha annunciato 19 nuovi provvedimenti per migliorare i programmi di tutela e cura della salute mentale dei soldati e dei veterani dell’esercito americano. Tra i diversi punti, che prevedono tra le altre cose l’estensione degli investimenti per la prevenzione dei suicidi tra i militari, è stato presentato un programma di ricerca che durerà cinque anni – e per cui sono stati stanziati fondi per 78,9 milioni di dollari – per «sviluppare nuove neurotecnologie mini-invasive che aumenteranno la capacità del corpo umano e del cervello di indurre la guarigione».
Il progetto si chiama ElectRx, ed è condotto dalla Defense Advanced Research Projects Agency (DARPA), un’agenzia del Pentagono che si occupa di sviluppare tecnologie all’avanguardia per l’esercito americano. Il Washington Post ha spiegato che gli Stati Uniti stanno cercando di produrre dei chip che intervengano sul sistema nervoso, per aiutare i soldati a guarire più velocemente da diversi tipi di malattie, dall’artrite al disturbo post-traumatico da stress (PTSD), sfruttando biosensori e componenti elettromagnetici che controllino gli organi. Una delle principali difficoltà nello sviluppo di questo tipo di chip è che, dovendo essere impiantati nel corpo di una persona, devono essere di dimensioni molto piccole. Tecnologie del genere sono già utilizzate in medicina per curare diversi tipi di malattie, ma normalmente i dispositivi hanno le dimensioni di un mazzo di carte, e provocano spesso effetti collaterali quando vengono inseriti chirurgicamente. Alcuni ricercatori del DARPA hanno detto che questi nuovi chip saranno “ultraminiaturizzati”, e progettati per essere impiantati con un ago o con altri metodi meno invasivi.
La ricerca fa parte della “Brain Initiative”, un programma voluto dal governo per «rivoluzionare la nostra conoscenza del cervello umano», per sviluppare nuove neurotecnologie e per cercare di mappare il cervello. Già lo scorso maggio il DARPA aveva annunciato di volere costruire piccoli chip da impiantare nel cranio di chi soffre di PTSD e altri disturbi psichiatrici, per facilitarne la guarigione. Al progetto, chiamato Systems-Based Neurotechnology for Emerging Therapies (SUBNETS), stanno lavorando ricercatori dell’università della California, di San Francisco e del Massachusetts General Hospital di Boston. È pensato soprattutto per i veterani di guerra, e consiste nel trovare il modo di creare una tecnologia in grado di insegnare al cervello a rimuovere gli schemi mentali che causano il disturbo. I ricercatori del DARPA avevano spiegato che il programma si basa sulla stimolazione cerebrale profonda, un trattamento utilizzato per curare alcuni casi di morbo di Parkinson. L’idea è che il cervello non sia un organo “finito”, ma “plastico”, e quindi che in certi casi è possibile intervenire per modificarne il funzionamento.
Doug Weber, il coordinatore del programma ElectRx, ha paragonato i chip che stanno sviluppando a dei piccoli pacemaker “intelligenti”, che «valuteranno continuamente le condizioni del paziente e forniranno stimoli studiati per aiutare a mantenere un corretto funzionamento degli organi, aiutandolo a guarire e a restare in salute utilizzando il loro stesso corpo.» Il sistema nervoso periferico monitora costantemente le condizioni degli organi del corpo umano, aiutando a regolarne le reazioni biologiche a infezioni e ferite. Se questo processo di regolazione è alterato da una lesione o da una malattia, può succedere che i segnali inviati dal sistema nervoso periferico aumentino i sintomi di una patologia, provocando dolori, infiammazioni o disfunzioni immunitarie. I ricercatori del DARPA ritengono quindi che certi problemi di salute possano essere curati con più efficacia agendo con delle precise modulazioni sul sistema nervoso periferico, e che questo metodo possa funzionare meglio rispetto a quelli più convenzionali.