Le ricognizioni americane sulla Siria
Le ha autorizzate Obama: gli aerei statunitensi raccoglieranno informazioni per un attacco contro l'IS, senza coinvolgere il regime siriano
Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha autorizzato una serie di voli di ricognizione sulla Siria, un’iniziativa che secondo diversi osservatori potrebbe portare in tempi brevi all’organizzazione di un attacco aereo per ridurre le capacità dello Stato Islamico (IS), l’organizzazione islamista che negli ultimi mesi ha conquistato diverse porzioni di territorio tra Siria e Iraq. L’aviazione statunitense invierà lungo il confine droni e aerei da ricognizione con equipaggi veri e propri per raccogliere informazioni e dati aggiornati sui movimenti dell’IS, sui territori che hanno occupato e sulla loro disponibilità di armi.
Diversi esponenti dell’amministrazione Obama hanno chiarito che le attività aeree in Siria saranno svolte senza richiedere il permesso al regime di Bashar al-Assad, che controlla il paese e contro il quale è in atto da circa tre anni una violenta guerra civile condotta da diversi gruppi di opposizione armata, che mirano alla sua destituzione. L’IS è uno dei gruppi estremisti in guerra contro Assad e per questo motivo il governo statunitense ha voluto chiarire che le operazioni in Siria saranno condotte per tutelare gli interessi americani, non per aiutare il regime siriano in difficoltà. Gli statunitensi sostengono da tempo un piano di aiuti nei confronti dei gruppi più moderati che combattono Assad, e un anno fa avevano minacciato un intervento militare in Siria contro lo stesso Assad.
Il New York Times riferisce che il ministero della Difesa statunitense sta preparando una serie di opzioni militari da proporre al presidente Obama. Si tratta di piani per condurre attacchi aerei mirati al confine tra Siria e Iraq, senza addentrarsi più di tanto nel territorio siriano. Uno degli obiettivi potrebbe essere al-Raqqa, considerata la capitale dell’IS e luogo in cui si sono stabiliti diversi leader del gruppo estremista (nella zona è stato ammazzato dall’IS il giornalista americano James Foley, secondo alcune ricostruzioni). Altri bombardamenti potrebbero essere condotti nella parte orientale dell’Iraq, conquistate negli ultimi mesi dai miliziani jihadisti.
Il ministro degli esteri Siriano, Walid Muallem, ha detto che un attacco in Siria senza l’autorizzazione del governo costituirebbe la violazione della sovranità nazionale siriana e potrebbe essere considerato un atto di guerra. Muallem ha poi aggiunto una considerazione più conciliante, ricordando che “la Siria è pronta a cooperare e a coordinarsi a livello locale e internazionale per combattere il terrorismo”. Indebolire l’IS è negli interessi del governo siriano, ma secondo diversi osservatori nei mesi scorsi il regime di Assad avrebbe trascurato intenzionalmente la sua avanzata per dimostrare alla comunità internazionale di essere sotto l’attacco di gruppi estremisti, pericolosi per la stabilità dell’intera area, e non solo delle cosiddette opposizioni armate moderate.
Lo scorso giugno era stata condotta un’operazione mirata per tentare la liberazione di alcuni ostaggi statunitensi, compreso il giornalista James Foley, ucciso in seguito dall’IS. Gli Stati Uniti hanno già condotto una serie di attacchi aerei in Iraq, sempre contro il gruppo jihadista, confermando comunque di non avere alcuna intenzione di impegnare nuovamente truppe sul territorio.