Luciana Littizzetto su Ice Bucket Challenge
Luciana Littizzetto ha risposto alle domande di Repubblica che l’ha chiamata dopo che su internet in molti avevano criticato la dimensione della sua donazione – 100 euro – alle associazioni dei malati di SLA, nell’ambito della campagna Ice Bucket Challenge.
«Mi ha nominato quel pirla di Fabio Fazio e sono stata al gioco. Mi sono beccata la secchiata d’acqua gelata, nomino Bisio e la Gialappa’s e partecipo alla raccolta dei soldi, certo: mostro i cento euro. Pensavo si partecipasse con quella cifra».
Non c’era una cifra fissa, ognuno contribuisce come può.
«Mi dispiace tanto. Ora qualcuno nei commenti scrive che sono tirchia, che mi sono sprecata, e altre cattiverie. Retropensieri malevoli. Simbolicamente quei cento euro per me hanno un senso, pensavo si aderisse al gioco con quella cifra e mostrarli, semplicemente, significava dire: donateli anche voi. Sono stata ingenua, è una colpa?».
No, naturalmente.
«Non sono né su Facebook né su Twitter. Le reazioni mi sembrano violente, e cado dal pero. Perché le persone devono sempre pensare male? Ma le pare che sbandiero in giro la beneficenza che faccio o i soldi che do?».
Di questa campagna si parla da giorni.
«Ma certo, sostengo la ricerca sulla Sla e so bene di cosa parliamo, anche perché ho un’amica, Silvia, che è malata e purtroppo non riesce più a parlare. Gli aiuti che do in giro non sono io a doverli dire, non mi devo giustificare con nessuno. Le pare che sarei così sciocca da dire che do solo cento euro?».
Qualcuno lo pensa.
«Pensa male. Ero convinta che si dovessero dare cento euro, e mi vergogno a dire che ho sbagliato… Va bene, ho sbagliato. Potrei permettermi molto di più e farò di più, questo è certo. Ma è un problema mio, non deve interessare nessun altro ».
In questa catena di docce gelate c’è tanto esibizionismo e anche sostanza, secondo lei?
«Mi ha coinvolto Fazio e sono stata al gioco. Faccio tante cose per il prossimo senza pubblicizzarle, mi sembra più giusto così. Si può fare del bene in tanti modi. Per le buone cause va bene tutto. Solo che questa violenza sul web mi lascia senza parole. Perché le cose fatte a fin di bene devono avere un risvolto a fin di male?».