I tre paesi più vecchi del mondo
Sono Italia, Germania e Giappone, per quantità di ultra65enni: ma ne stanno arrivando altri dieci, spiega un rapporto di Moody's
L’agenzia statunitense di rating e ricerche finanziarie Moody’s ha pubblicato un rapporto sull’invecchiamento della popolazione mondiale nel quale si sancisce che l’età media si sta alzando in molti paesi del mondo a ritmi sempre più sostenuti, con conseguenze poco positive per l’economia nei prossimi anni. A oggi le nazioni “super-anziane”, come vengono definiti nel rapporto gli stati con più del 20 per cento della popolazione sopra i 65 anni, sono Germania, Italia e Giappone. A questi tre paesi (gli stessi dell’Asse che perse la Seconda guerra mondiale, anche se le cose non sembrano in relazione) entro il 2020 se ne aggiungeranno altri 10. E nel 2030 i paesi con un quinto della popolazione anziana saranno almeno 34, dice Moody’s.
La Grecia e la Finlandia saranno le prime ad aggiungersi a Italia, Germania e Giappone nel 2015. Altri otto paesi, compresi Svezia e Francia, faranno parte del gruppo entro il 2020. Poi arriveranno il Canada, la Spagna e il Regno Unito entro il 2025 e infine cinque anni dopo toccherà agli Stati Uniti, alla Corea del Sud e a Singapore. Il fenomeno non riguarda quindi esclusivamente paesi dell’Occidente, ma anche le economie più avanzate dell’Asia.
Il ritmo di invecchiamento in Italia, scrivono gli analisti di Moody’s, continuerà a essere sostenuto nei prossimi anni. Si passerà dal 21,7 per cento della popolazione con più di 65 anni nel 2015 al 22,8 per cento nel 2020. Cinque anni dopo è previsto un tasso del 24,4 per cento, che diventerà del 26,8 per cento nel 2030: circa 6 punti percentuali in più di quanto previsto per lo stesso anno negli Stati Uniti.
L’invecchiamento della popolazione ha a sua volta conseguenze sull’economia dei paesi in cui il fenomeno è più marcato. Un maggior numero di persone anziane significa meno persone che lavorano e più persone cui pagare le pensioni, le cure sanitarie e l’assistenza di vario tipo. Secondo gli analisti di Moody’s, i paesi “super-anziani” saranno svantaggiati per quanto riguarda la crescita economica, se non adotteranno misure adeguate per controbilanciare. Tra le soluzioni proposte, e da tempo dibattute dagli economisti, c’è quella di favorire l’immigrazione da paesi economicamente più svantaggiati nei quali l’età media è più bassa. Le nazioni che stanno invecchiando di più dovrebbero inoltre investire maggiori quantità di denaro nella ricerca e nello sviluppo di nuove tecnologie, utili per rendere più produttivi i lavoratori.
A queste soluzioni possono essere affiancati altri sistemi, soprattutto per il breve-medio periodo, con i quali in Italia e in altri paesi europei ci siamo già dovuti confrontare in questi anni di crisi economica. Tra i tanti, il principale resta quello dell’innalzamento dell’età per andare in pensione, in modo da ridurre l’impatto sulle finanze pubbliche del pagamento delle pensioni.