I primi morti per ebola in Congo
Sono due: finora i casi erano stati solo negli stati dell'Africa più occidentale, ma questo pare essere un altro ceppo virale
Il ministro della Salute della Repubblica Democratica del Congo, Felix Kabange Numbi, ha confermato che due persone sono morte nel paese a causa di una infezione da virus ebola. Si tratta dei primi due casi della malattia in un paese dell’Africa centrale, ma per ora le notizie sono ancora confuse. Secondo il governo congolese, le due persone sarebbero state infettate da un ceppo virale diverso da quello che fino a ora ha causato la morte di circa 1.400 persone nell’Africa occidentale.
I due casi scoperti dal ministero della Salute del Congo si sono verificati nella provincia dell’Equatore, individuati dopo una serie di analisi condotte su alcune persone sospettate di avere contratto ebola. Numbi ha spiegato ad Associated Press che secondo le ultime stime almeno 11 persone sono state messe in isolamento perché malate, mentre le autorità sanitarie congolesi sono al lavoro per tenere sotto controllo circa 80 persone che hanno avuto contatti con i pazienti.
Stando ai risultati delle analisi, il governo della RD del Congo ha per ora escluso che si possa trattare dello stesso tipo di virus ebola che sta interessando alcuni stati dell’Africa occidentale. I due casi nel paese sono stati causati rispettivamente da una variante sudanese e da una con caratteristiche comuni tra quella sudanese e quella dello Zaire, il ceppo virale più letale che ha causato il maggior numero di morti fino a ora negli stati africani occidentali.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) aveva tenuto sotto controllo alcuni casi sospetti nella provincia dell’Equatore nelle ultime settimane, arrivando però alla conclusione che si trattasse di casi di gastroenteriti emorragiche, piuttosto comuni in alcune zone dell’Africa. L’OMS aveva dichiarato le due morti rilevate in Congo non riconducibili a casi di ebola la scorsa settimana, ma in seguito alle nuove informazioni fornite dal governo sta ora rivedendo la sua posizione, ricordando che comunque non è stato ancora possibile confermare direttamente l’esito dei test condotti dal ministero della Salute congolese.
Il virus ebola fu identificato per la prima volta nel 1976 nella Repubblica Democratica del Congo. Il virus si diffonde attraverso il contatto con il sangue e gli altri fluidi corporei: finora non ha portato a epidemie su grande scala proprio perché causa, di solito in breve tempo, la morte dell’organismo che ha infettato, riducendo i tempi per il contagio. Ebola causa febbre, vomito, disturbi intestinali e nei casi più gravi emorragie interne. Il suo tasso di mortalità è molto alto e oscilla tra il 50 e l’89 per cento, a seconda del ceppo virale e della salute dell’organismo che prova a infettare. Il tipo che si è diffuso in questi mesi nell’Africa occidentale è lo “Zaïre ebolavirus” (ZEBOV), e ha il più alto tasso di mortalità.
Le stime aggiornate al 20 agosto dell’OMS dicono che fino a ora almeno 2.615 persone hanno contratto il virus ebola e che di queste 1.427 sono morte a causa di complicazioni portate dalla malattia. Il maggior numero di casi è stato registrato in Liberia dove sono morte 624 persone, mentre altre 406 sono morte in Guinea. In Nigeria ci sono stati 5 morti, in Sierra Leone 392. Le stime comprendono casi confermati, probabili e sospetti, perché in molti casi l’OMS non ha potuto verificare direttamente le cause della morte di alcuni pazienti.
Un centro di controllo e assistenza temporaneo contro ebola allestito in Liberia
AP Photo/ Michael Duff