La battaglia all’aeroporto di Tripoli
Ora è stato preso da una milizia islamista ribelle, tra intrecci di alleanze, bombardamenti misteriosi e un parlamento libico molto debole
Sabato 24 agosto, un gruppo di miliziani che comprende anche islamisti e milizie della città di Misurata, ha preso possesso dell’aeroporto di Tripoli, togliendolo a una milizia rivale, quella di Zintan. Il nuovo parlamento ha dichiarato che le milizie che hanno conquistato l’aeroporto sono composte da “terroristi” e che ora sono un bersaglio legittimo per l’esercito. Nella dichiarazione non erano incluse le milizie di Zintan, quelle che hanno perso l’aeroporto, e questo fa supporre che ora siano alleate con il parlamento.
Da molti mesi la Libia si trova in una situazione estremamente caotica e confusa. Gran parte del paese è in mano a gruppi di miliziani che spesso sono gli eredi di quelle formazioni che nel 2011 portarono alla caduta di Muammar Gheddafi. Il parlamento appena eletto non controlla, di fatto, che pochissime aree del paese ed è costretto a riunirsi a Tobruk, nell’est del paese quasi al confine con l’Egitto, perché sia a Tripoli che a Bengasi sono in corso combattimenti.
L’esercito nazionale sostanzialmente non esiste o è troppo debole per opporsi alle milizie, così anche il parlamento stesso è costretto ad appoggiarsi a queste formazioni per cercare di mantenere l’ordine. La situazione si è ulteriormente complicata lo scorso maggio, quando un ex militare in pensione, il generale Khalifa Belqasim Haftar, ha deciso di disobbedire al governo e iniziare una specie di battaglia personale contro le milizie vicine agli islamisti. Una buona parte di ciò che restava dell’esercito ha seguito il generale Haftar e ora combatte in quella che è stata ribattezzata “Operazione Dignità”.
Lunedì 18 agosto le posizioni delle milizie islamiche a Tripoli sono state attaccate da alcuni aerei non identificati. Sia il parlamento che il generale Haftar hanno dichiarato di non conoscere la provenienza degli aerei e che le forze sotto il loro controllo non hanno le capacità di compiere un attacco simile (in realtà le forze leali ad Haftar hanno compiuti alcuni bombardamenti nei mesi scorsi, ma sempre di giorno, mentre a quanto pare l’attacco di lunedì è avvenuto con il buio).
Il misterioso bombardamento di Tripoli spiega chiaramente fino a che punto la Libia al momento è un groviglio difficile da comprendere: non è sufficiente spiegare il conflitto come uno scontro tra milizie islamiste e alleati del governo. Come scrive la corrispondente di BBC da Tripoli, Rana Jawad, molte milizie combattono per la loro stessa sopravvivenza, più che per appoggiare questa o quella fazione. La logica dominante, ha spiegato, è quella del “il nemico del mio nemico è mio amico”. Ad esempio, il generale Haftar considera suoi alleati i miliziani di Zintan che gli islamisti hanno cacciato dall’aeroporto. Queste alleanze tra milizie, che si riflettono anche nelle alleanze in parlamento, sono spesso di breve durata e negli ultimi mesi ci sono stati diversi cambi di fronte.