Perché dimentichiamo i nomi delle persone?
Ci sono quattro ragioni ricorrenti – studi alla mano – che spiegano una cosa imbarazzante che capita a molti, se non a tutti (salvo Berlusconi)
La situazione sarà familiare a molti, se non a tutti: arrivi in un posto dove ci sono persone che non conosci, si fanno le presentazioni, tendi la mano a ciascuno dicendo il tuo nome, senti il nome della persona a cui hai stretto la mano, un attimo dopo non te lo ricordi più e cerchi con imbarazzo di carpirlo durante le conversazioni successive, oppure ti impegni in acrobazie linguistiche per evitare di chiederlo di nuovo. Olga Khazan, una giornalista dell’Atlantic, ha messo insieme una serie di ragioni per spiegare perché ci dimentichiamo con facilità i nomi delle persone che conosciamo, poche lettere semplici e familiari, addirittura pochi secondi dopo aver registrato l’informazione.
1) L’effetto prossimo-della-fila: quando veniamo presentati a un intero gruppo di gente che non conosciamo, scatta un meccanismo psicologico spiegato bene da Esther Inglis-Arkell su Gawker
e che l’Atlantic sintetizza come “sentirsi come un bambino di 9 anni davanti alla giuria di un talent show”: siamo troppo concentrati sulla nostra performance, sul come appariremo, sull’impressione che faremo, per ricordarci anche i nomi di chi ci sta di fronte. Inoltre, quando stringiamo la mano a qualcuno siamo già concentrati sul prossimo.
Quando un gruppo di persone arriva verso di noi con la mano tesa, sappiamo che dovremo assorbire presto molte informazioni e cerchiamo di prepararci. Cerchiamo di salutare la persona che sta di fronte a noi ma contemporaneamente e involontariamente ci stiamo già preparando per la prossima. Di conseguenza non riusciamo né a ricevere né a conservare informazioni; e nemmeno a essere pronti per le prossime. È esattamente la cosa da non fare. Poiché proviamo a fare due cose alla volta, non riusciamo a portare a termine nessuna delle due.
2) Scarso interesse: è possibile che vi troviate in un certo posto controvoglia, o che semplicemente non siate così interessati alla persona che vi sta davanti. Il livello di attenzione prestato a un certo fatto condiziona la qualità del suo ricordo. È per questo che le persone più espansive e socievoli tendono a ricordarsi con più precisione i nomi delle persone: sono maggiormente interessate a loro (vale anche per Berlusconi, evidentemente, di cui si narra una grande capacità in questo senso).
3) Malfunzionamento della memoria a breve termine: spiega Khazan che esistono due tipi di memoria, nel nostro cervello: quella a breve termine e quella a lungo termine. La prima «funziona come un thermos bucato: non è molto capiente e perde in continuazione». Nel caso non ci si concentri appositamente, è difficile “trattenere” istintivamente un’informazione come il nome di una persona: anche perché per essere conservato, secondo Paul Reber – uno psicologo della Northwestern University contattato da Khazan – «deve essere trasferito in un diverso sistema del cervello, che crea ricordi che si conservano nel tempo».
4) Relativa utilità del nome: scrive Khazan che il nome di una persona appena conosciuta non racconta niente di quella persona, e quindi non dà la possibilità al proprio cervello di “aggrapparsi” a qualche informazione particolare. Proprio perché è un termine facile, comune, noto, non ci dice niente di speciale: a meno che la persona non si sia presentata come “Bradamante”. «Steve può essere un appassionato di parkour, ma lo sarebbe anche se si chiamasse Samuel o Sheldon». Reber aggiunge che «la memoria umana è molto abile a registrare cose come una faccia o informazioni che rimandano a cose che già si conoscono». Il fatto che Steve pratichi parkour riattiva nella nostra mente il ricordo di quel bel film francese sul parkour, che a sua volta rimanda agli anni in cui si è passato un periodo di vacanza o di studio in Francia, o quel video che si è visto su YouTube qualche settimana fa. Sono questi collegamenti, insomma, che aiutano a rendere solido il ricordo di chi è Steve e di cosa fa, per poi ricordarsene in seguito: come si chiami, è più difficile.