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  • Venerdì 22 agosto 2014

A Gaza manca l’acqua

Almeno metà del sistema idrico è stato distrutto dalle bombe di Israele: iniziano a diffondersi malattie e infezioni, e ora sono ferme anche le riparazioni

TO GO WITH AFP STORY BY MAI YAGHI
Farah (C) carries her two-year-old sister Sama (L) past was bottles used for cooking, washing and drinking as their grandmother Soheila (R) watches on at a room inside a United Nations school they call home in Jabalia, in the northern Gaza Strip, on August 16, 2014. Sama suffers from a skin rash that covers her legs and arms which her mother says she contracted since staying at the school due to the poor hygiene. Most residents in the Palestinian enclave suffered from water shortages even before the recent fighting between Hamas militants and Israel but now Monzer Shoblak, an official from the local water board, said war damage meant that Gaza was pumping 50 percent less water. AFP PHOTO/ROBERTO SCHMIDT (Photo credit should read ROBERTO SCHMIDT/AFP/Getty Images)
TO GO WITH AFP STORY BY MAI YAGHI Farah (C) carries her two-year-old sister Sama (L) past was bottles used for cooking, washing and drinking as their grandmother Soheila (R) watches on at a room inside a United Nations school they call home in Jabalia, in the northern Gaza Strip, on August 16, 2014. Sama suffers from a skin rash that covers her legs and arms which her mother says she contracted since staying at the school due to the poor hygiene. Most residents in the Palestinian enclave suffered from water shortages even before the recent fighting between Hamas militants and Israel but now Monzer Shoblak, an official from the local water board, said war damage meant that Gaza was pumping 50 percent less water. AFP PHOTO/ROBERTO SCHMIDT (Photo credit should read ROBERTO SCHMIDT/AFP/Getty Images)

Gli abitanti della Striscia di Gaza stanno vivendo in una grave carenza d’acqua, dopo che i bombardamenti israeliani hanno seriamente danneggiato la centrale elettrica e le infrastrutture di depurazione. Nella Striscia vivono circa 1,7 milioni di persone, di cui 1,2 milioni sono profughi ospitati in campi gestiti dalle Nazioni Unite e in rifugi di emergenza. Una delle conseguenze più gravi della mancanza d’acqua è un primo focolaio di malattie della pelle e altre infezioni, che sono destinate a diffondersi dopo che gli attacchi tra Israele e le milizie della Striscia di Gaza sono ricominciati martedì scorso, quando il lancio di tre razzi dalla Striscia ha interrotto una tregua che era in vigore da una settimana.

(La vita a Gaza, in un’infografica)

A causa dei danni ai pozzi, a Gaza sta arrivando circa la metà dell’acqua fornita in condizioni di normalità. La fornitura di energia elettrica è invece migliorata leggermente, dopo che i cavi ad alta tensione che erano stati danneggiati sono stati riparati durante la tregua, ma resta limitata a sei ore al giorno. Durante il cessate il fuoco di una settimana, i tecnici hanno lavorato per riparare anche le infrastrutture che servono per la fornitura d’acqua, mentre diverse organizzazioni guidate dalle Nazioni Unite e dalla Croce Rossa hanno continuato a distribuire bottiglie e serbatoi nelle scuole trasformate in rifugi per gli sfollati, il cui numero supera le 275 mila persone. Altri 115 mila sfollati vivono con amici o parenti, in appartamenti vuoti, magazzini, negozi e persino nei parchi pubblici e tutti hanno lamentato la carenza d’acqua dicendo di aver usato quella in bottiglia almeno per lavare i bambini.

La Palestinian Water Authority, l’ente pubblico responsabile della gestione delle risorse idriche in Palestina, ha detto che 11 pozzi e due impianti di depurazione sono stati completamente distrutti dai bombardamenti, mentre 15 pozzi e quattro impianti di depurazione sono stati distrutti solo parzialmente. Ventinove chilometri di gasdotto sono stati distrutti e 17 chilometri danneggiati. Così solo circa la metà del sistema idrico è funzionale; anche le parti funzionanti prendono l’acqua solo una volta ogni cinque giorni secondo quanto ha riferito Ewash, una coalizione di organizzazioni umanitarie internazionali specializzata in sistemi idrici e igienico-sanitari. Infine, quasi tutte le reti locali di acque reflue sono state distrutte, causando la fuoriuscita di liquami per le strade e nelle case. Durante il cessate il fuoco i tecnici hanno effettuato 11 grandi riparazioni a pozzi e oleodotti, ma la ripresa dei combattimenti non ha fatto che rallentare sia i lavori di riparazione che la distribuzione di acqua.

Quella dell’acqua è una questione piuttosto complicata a Gaza, anche in tempi di normalità: oltre il 90 per cento dell’acqua nella Striscia è infatti non potabile. La principale fonte di acqua di Gaza è la falda acquifera costiera (utilizzata anche da Israele) e questo ha portato negli anni a un eccessivo e costante pompaggio che ha abbassato il livello delle acque sotterranee e contribuito a contaminare l’acqua della falda acquifera con infiltrazioni saline. Un altro problema è la mancanza di un adeguato sistema di trattamento delle acque reflue. Molti non sono collegati a un sistema di depurazione e utilizzano pozzi neri che a loro volta contaminano le falde acquifere.

I combattimenti nella Striscia di Gaza erano cominciati lo scorso 8 luglio, quando Israele aveva iniziato una serie di bombardamenti in risposta al lancio di razzi. Dopo alcune settimane, l’esercito israeliano era entrato nella Striscia con lo scopo ufficiale di distruggere i tunnel verso Israele. I combattimenti di terra erano durati fino ai primi giorni di agosto, quando l’esercito aveva dichiarato di aver distrutto tutti i tunnel e si era ritirato sulle sue posizioni di partenza. Circa 2.000 palestinesi sono morti in un mese di combattimenti, mentre nello stesso periodo sono stati uccisi 66 israeliani, di cui due civili.