A Ferguson la Guardia nazionale si ritira
È stata un'altra notte tranquilla, nonostante 7 arresti: i riservisti se ne stanno andando ma si continua a discutere di com'è stato ucciso il diciottenne nero Michael Brown
Per il secondo giorno consecutivo le manifestazioni non sono degenerate in scontri a Ferguson, nella contea di St. Louis in Missouri, dove lo scorso 9 agosto Michael Brown, un diciottenne nero disarmato, è stato ucciso da un agente della polizia in circostanze ancora non chiare: si è riunito un gruppo meno numeroso di dimostranti rispetto alle notti precedenti (circa un centinaio) e sono state arrestate sette persone (tre notti fa i fermi erano stati 78).
In una conferenza stampa il capitano Ronald Johnson, capo delle forze dell’ordine e responsabile della sicurezza nella contea di St. Louis, ha detto che tre degli arrestati provengono da Detroit e che gli altri sono della zona. Giovedì 21 agosto Jay Nixon, governatore del Missouri, ha ordinato il ritiro dalla città dei soldati della Guardia Nazionale (una forza militare composta da riservisti), inviati per far fronte alle rivolte dei giorni scorsi. Secondo Nixon è tornata la calma e la polizia locale è in grado di garantire la sicurezza a Ferguson. Lo stesso Barack Obama aveva precisato che l’impiego della Guardia Nazionale avrebbe dovuto essere limitato.
Nel frattempo la polizia della contea di St. Louis ha diffuso maggiori informazioni sulle 204 persone arrestate da quando sono iniziate le proteste: i dati non includono i fermi effettuati dal Dipartimento di Polizia di Ferguson o dalle autorità di altre giurisdizioni, ma possono essere utili per farsi un’idea. Nove degli arrestati provengono da Ferguson, la maggior parte da St. Louis, Jennings, Florissant e altre zone vicine; qualcuno proviene da altre città fuori dallo stato del Missouri, tra cui San Francisco, New York e Chicago. Più della metà delle persone arrestate hanno rifiutato di obbedire agli ordini di dispersione. Circa 30 sono stati accusati di furto. Un uomo proveniente da Austin, Texas, è stato arrestato ben tre volte; un altro due.
Ieri il ministro della Giustizia Eric Holder è stato in città e ha assicurato che le indagini federali condotte dall’FBI saranno «eque e indipendenti e senza alcun compromesso». Ha incontrato i familiari di Michael Brown il cui funerale sarà pubblico e si svolgerà lunedì prossimo. Il procuratore di St. Louis ha convocato un gran giurì composto da 12 membri per analizzare le prove e decidere se incriminare o meno il poliziotto Darren Wilson, che ha sparato a Brown e che avrà la possibilità di testimoniare. È però già stato anticipato che il processo potrebbe durare fino a metà ottobre. Solo a quel punto si potranno avere informazioni più precise sulla dinamica dei fatti che resta tuttora piuttosto confusa e di giorno in giorno contraddetta da nuove prove o testimonianze.
Secondo la ricostruzione dei fatti più accreditata fin qui, Brown stava camminando con un amico in mezzo alla strada, tenendo in mano un pugno di sigarilli che aveva rubato poco prima in un negozio. L’agente Wilson li aveva fermati – non sapeva del furto – e li aveva invitati a camminare sul marciapiede. È cominciata a quel punto – ancora non si sa per certo come né perché — una rissa tra Brown e il poliziotto Darren Wilson: nel giro di pochi minuti Wilson ha sparato sei volte a Brown, che era disarmato, e lo ha ucciso. Questa versione è stata però smentita da un video consegnato alla CNN da una testimone che ha filmato parte della scena, e che mostrerebbe il cadavere di Brown a terra. La donna che ha realizzato il video si chiama Piaget Crenshaw e ha spiegato: «Brown stava scappando. A un certo punto si è fermato e si è girato. In quel momento la polizia ha sparato».
Giovedì 21 agosto Fox News ha diffuso la notizia – che viene da una fonte anonima ma è descritta come affidabile – che Darren Wilson avrebbe subito gravi lesioni facciali nello scontro con Brown (che ci sarebbe stato, quindi) e che era rimasto quasi senza conoscenza prima di sparare: Brown e l’amico «hanno ignorato l’ordine di fermarsi e l’agente è uscito dalla macchina. Lo hanno aggredito in due e Michael Brown ha iniziato a picchiare l’agente Wilson in testa e al volto». Sono circolate anche notizie di un immediato ricovero di Wilson dopo la sparatoria, ma un portavoce del dipartimento di polizia di St. Louis, citando l’indagine in corso, non ha né smentito né confermato dicendo che tutte le informazioni e i testimoni saranno presentati ai membri del gran giurì e che prima di allora non sarà resa pubblica alcuna informazione.