Qualcuno ha bombardato la Libia, ma non sappiamo chi
L'aeroporto di Tripoli è stato attaccato, l'ambasciatore italiano è dovuto andare in tv a spiegare che non siamo stati noi
Nelle prime ore di lunedì 18 agosto, poco dopo mezzanotte, alcuni aerei non identificati hanno attaccato la città di Tripoli in Libia. Gli abitanti sono stati svegliati dal rumore degli aerei e poi da quello delle esplosioni: diverse bombe sono state sganciate nella zona dell’aeroporto, sulle posizioni della milizia di Misurata, uno dei numerosi gruppi che si stanno combattendo in tutto il paese. Il governo libico – che al momento si trova a Tobruk, nell’est del paese, e non controlla più né l’esercito né la capitale – ha dichiarato di non avere informazioni su chi siano i responsabili dell’attacco.
In molti pensano che il bombardamento sia stato compiuto da aerei stranieri, visto che è avvenuto di notte e nessuno ritiene l’aviazione libica in grado di colpire con precisione dei bersagli al buio. L’ambasciatore italiano è apparso in una televisione locale per spiegare che l’aviazione italiana non è responsabile dell’attacco. La NATO ha confermato che nessun aereo dell’alleanza ha operato in Libia negli ultimi giorni. La milizia di Misurata è un gruppo di matrice islamista: per questo alcuni ipotizzano che l’attacco aereo sia stato compiuto dall’aviazione algerina o egiziana, entrambi paesi guidati da regimi ostili agli islamisti.
Lunedì mattina l’attacco è stato rivendicato da un ufficiale che fa parte delle milizie del generale Khalifa Haftar, un comandante dell’esercito libico che qualche mese fa si è ribellato al governo e ha iniziato una sorta di guerra personale con gli islamisti, ribattezzata “Operazione dignità”. L’agenzia di stampa Reuters ha scritto che l’affermazione non può essere verificata in maniera indipendente e che fino a questi giorni nessuno riteneva che le milizie avessero a disposizione aerei da combattimento e le capacità tecniche per usarli con efficienza.
Negli scontri tra le varie milizie degli ultimi mesi si calcola che siano morte almeno 600 persone. Dalla caduta del regime di Muhammar Gheddafi nell’estate 2011, il paese non è mai riuscito a stabilizzarsi completamente. Le milizie che – con l’aiuto dei bombardamenti della NATO – avevano rovesciato Gheddafi hanno rifiutato di disarmarsi, e il governo centrale non è mai stato abbastanza forte da obbligarle. Negli ultimi mesi, con la ribellione del generale Haftar e le crescenti difficoltà del governo, la situazione è ulteriormente peggiorata. Le due principali città del paese, Tripoli e Bengasi, sono praticamente senza legge e in mano alle milizie; il governo controlla soltanto la città di Tobruk. E come avevamo scritto qui si tratta di una crisi che influenza direttamente l’Italia, che dalla Libia importa il 10 per cento del suo fabbisogno di gas naturale.