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  • Sabato 16 agosto 2014

A Ferguson sono ricominciati gli scontri

Ci sono stati saccheggi, lanci di molotov e lacrimogeni dopo una conferenza stampa in cui la polizia ha legato il diciottenne nero ucciso a una rapina

Nella notte tra venerdì 15 e sabato 16 agosto sono ricominciate gli scontri tra la polizia e i manifestanti a Ferguson, un quartiere della città di St. Louis dello stato americano del Missouri, dove l’8 agosto la polizia ha ucciso il 18enne nero Michael Brown. Alcune decine di persone hanno assaltato e saccheggiato dei negozi di liquori e bloccato alcune strade. La polizia è intervenuta schierando mezzi blindati e agenti in tenuta antisommossa armati di fucili d’assalto. Alcune persone hanno lanciato bottiglie incendiarie contro la polizia che ha risposto sparando lacrimogeni. Dopo alcuni minuti è ritornata la calma quando alcuni manifestanti hanno circondato il negozio di liquori per «tenere lontani i saccheggiatori».

Le proteste si erano fermate giovedì, quando il governatore dello stato aveva tolto alla polizia locale la gestione dell’ordine pubblico in seguito alle accuse di aver utilizzato maniere troppo forti nei confronti dei manifestanti. Le nuove proteste sono probabilmente collegate al fatto che la polizia di Ferguson ha finalmente reso pubblico il nome dell’agente di polizia che ha ucciso Brown. Allo stesso tempo, però, la polizia ha anche pubblicato un video e un rapporto di 19 pagine in cui si accusa Brown di aver compiuto una rapina poco prima di essere ucciso.

 

Secondo diversi giornali americani, la conferenza stampa in cui sono state rese pubbliche queste informazioni è stata l’ennesima dimostrazione dell’incapacità della polizia di Ferguson di comunicare con la stampa e con il pubblico (negli ultimi giorni la polizia locale si è fatta spesso vedere con le armi in pugno e quasi sempre in tenuta antisommossa, e ha sparato lacrimogeni contro la folla e contro troupe di giornalisti). A parlare è stato il comandante della polizia di Ferguson, Thomas Jackson, che i giornalisti hanno definito goffo nell’esposizione e reticente nel rispondere alle domande. Jackson ha rivelato il nome dell’agente che ha sparato a Brown e ha aggiunto che lo stesso Brown era accusato di aver compiuto una rapina poco prima di essere ucciso. La polizia ha anche diffuso un video della presunta rapina (Brown è quello con il cappello rosso): Jackson però non è riuscito a spiegare se ci fosse un qualche collegamento tra la rapina e la morte di Brown.

Le modalità con cui Jackson ha diffuso le informazioni sono state criticate da un altro ufficiale di polizia, il capitano Ronald Johnson, della polizia di stato del Missouri. Johnson è stato messo a capo delle operazioni di gestione dell’ordine pubblico a Ferguson dopo le polemiche su come la polizia locale aveva affrontato i manifestanti negli ultimi giorni. Johnson è nero ed è cresciuto proprio a Ferguson: ha detto di non essere stato consultato da Jackson e ha aggiunto che probabilmente non è stato opportuno diffondere il nome dell’agente coinvolto insieme all’accusa di rapina nei confronti di Brown. Jackson ha tenuto poi un seconda conferenza stampa per spiegare che Williams, l’agente che ha sparato, non era a conoscenza della rapina. Lo scontro sarebbe iniziato perché Brown stava camminando in mezzo alla strada rallentando il traffico.