Berlino ha vietato Uber
Ma la famosa e controversa società di trasporto privato non ha interrotto il servizio, almeno per il momento
Aggiornamento del 18 agosto – Il tribunale amministrativo di Berlino ha cancellato la decisione della LABO (l’agenzia statale che si occupa di trasporti) che obbligava Uber a interrompere il proprio servizio. Uber ora può continuare a svolgere legalmente il proprio servizio, anche se diversi esperti sottolineano che la battaglia legale probabilmente non è ancora conclusa.
Mercoledì 13 agosto il Landesamt für Bürger-und Ordnungsangelegenheiten (LABO) di Berlino, un’agenzia statale che si occupa di trasporti, ha imposto a Uber – il noto servizio di trasporto privato a metà tra il taxi e il noleggio di auto con autista – di interrompere il proprio servizio, pena una multa di 25mila euro per ogni infrazione commessa nei giorni successivi. In un comunicato diffuso mercoledì l’agenzia ha detto che «Uber non dovrà utilizzare l’app per smartphone o cose simili, dato che viola la legge sul trasporto dei passeggeri». Motivando la propria decisione, l’agenzia ha citato alcuni problemi di sicurezza per gli autisti e gli utenti del servizio. Uber ha detto che farà appello contro la decisione e – apparentemente – non ha interrotto il servizio.
Non è la prima volta che Uber ha problemi di questo tipo, che si aggiungono alle moltissime proteste dei tassisti nelle varie città in cui il servizio è operativo (circa 110): negli scorsi mesi, ci sono state numerose proteste contro Uber a Milano, Roma, Parigi, Lisbona, Berlino e Madrid. Il mese scorso, a Londra, la società comunale che gestisce i trasporti pubblici ha deciso che il servizio è legale dopo molti mesi di proteste e scioperi da parte dei tassisti locali.
Il problema è che in molti paesi, in pratica, Uber sfrutta alcuni vuoti normativi per offrire un servizio simile a quello dei taxi – molto apprezzato dai suoi clienti – ma slegato dai vincoli che regolano quel mercato. Uber funziona unicamente tramite un’applicazione per smartphone, senza tassametri: ogni volta che si vuole utilizzare il servizio, l’applicazione invia le coordinate GPS del cliente a un centralino che smista le richieste e manda in zona un proprio autista – sprovvisto di licenza da tassista – con una berlina nera. Non c’è scambio di denaro tra cliente e autista: chi usa il servizio paga attraverso l’app, con carta di credito, e sa quanto pagherà nel momento in cui prenota l’auto, sempre attraverso l’applicazione.
Le critiche rivolte a Uber a Berlino sono praticamente le stesse che vengono avanzate in Italia: le macchina di Uber non rientrano in un’autorimessa fra una corsa e l’altra – come è tenuto a fare chi offre un servizio di trasporto privato – e i suoi autisti non possiedono alcun tipo di licenza. Secondo l’agenzia statale questo comporterebbe dei rischi per i passeggeri poiché le autorità non riuscirebbero ad esercitare controlli sufficienti né sugli autisti né sui veicoli. Inoltre, secondo il senato di Berlino, Uber non coprirebbe i danni causati agli autisti e ai passeggeri, in caso di incidente, con un’adeguata assicurazione. Nell’aprile del 2014 una corte regionale aveva già deciso che il servizio offerto da Uber era illegale, ma la decisione non era stata applicata per il fatto che l’associazione dei tassisti – che aveva presentato il ricorso – temeva che Uber avrebbe reagito presentando una richiesta di risarcimento danni.
Uber è attivo a Berlino dal febbraio del 2013. Berlino è inoltre una delle città in cui è attivo anche UberPOP, un servizio simile a quello offerto di solito ma che impiega persone “normali” come autisti, le quali mettono inoltre a disposizione la propria auto. Un mese fa, Uber è stata vietata anche ad Amburgo, mentre è ancora attiva in città come Monaco di Baviera e Francoforte.
foto: David Ramos/Getty Images