Dentro il Califfato Islamico
Un giornalista ha passato tre settimane a Raqqa, la capitale del territorio controllato dallo Stato Islamico: ha osservato uno dei regimi più estremisti al mondo e ha fatto dei video
Per tre settimane il giornalista di Vice News Medyan Dairieh è stato embedded a Raqqa, città siriana considerata la capitale del territorio controllato dallo Stato Islamico, il gruppo estremista sunnita prima conosciuto come ISIS. Dairieh ha girato per Raqqa con alcuni combattenti dello Stato Islamico che gli hanno mostrato diverse cose delle regole e della vita sotto il Califfato. Dairieh – corrispondente di guerra molto esperto e vincitore di alcuni importanti premi – è il primo giornalista di una testata occidentale a realizzare un ampio reportage sull’IS, uno dei gruppi jihadisti più chiusi e difficili da capire per l’Occidente. Il lavoro di Dairieh – formato da cinque video – è stato pubblicato a puntate nel corso dell’ultima settimana sul sito di Vice News (si può vedere anche il reportage per intero, senza interruzioni).
I video sono divisi per temi: come si è diffuso il Califfato; come vengono reclutati i bambini per il jihad dell’IS; come è stata rafforzata la sharia; come sono trattati i cristiani rimasti in città e che fine ha fatto il confine tra Siria e Iraq, i due stati all’interno dei quali l’IS ha creato il suo Califfato islamico. Il reportage di Dairieh mostra chiaramente come lo Stato Islamico abbia tutta l’intenzione di organizzare il suo potere sui territori conquistati, funzionando in pratica come un vero e proprio stato: stabilendo dei tribunali, delle leggi, un sistema di tassazione e uno di reclutamento per mandare i soldati a combattere al fronte.
Avvertenze: i video contengono immagini molto forti e impressionanti. Per chi non se la sente, sotto ciascun video c’è una sintesi del contenuto.
La diffusione del Califfato (parte 1)
Il primo video di Vice News si occupa soprattutto della sorte della Divisione 17, un’importante base militare al nord di Raqqa che per diverso tempo è rimasta contesa tra l’esercito siriano e i combattenti dello Stato Islamico. Medyan Dairieh ci si è avvicinato con due miliziani dell’IS, superando una zona piena di cecchini del regime. Al momento delle riprese la Divisione 17 era ancora controllata in larga parte dai soldati di Bashar al Assad, il presidente della Siria, ma era circondata su quattro lati dai miliziani dello Stato Islamico. Qualche settimana dopo i miliziani avrebbero conquistato la base, uccidendo e decapitando decine di soldati (come si vede nel video, i cadaveri e le teste dei soldati sono poi stati buttati per strada a Raqqa, come gesto dimostrativo).
Il reclutamento dei bambini per il Jihad (parte 2)
Il video inizia con una sfilata militare a Raqqa: le immagini sono piuttosto impressionanti perché mostrano i miliziani dello Stato Islamico con diverse armi americane, ottenute a seguito della conquista di basi militari in territorio iracheno (sono le stesse armi che gli americani diedero all’Iraq dopo la caduta di Saddam Hussein nel 2003). Dairieh viene accompagnato da Abu Mosa, responsabile dei rapporti con la stampa dello Stato Islamico, al fiume Eufrate, dove incontra alcuni bambini e ragazzi che dichiarano la loro fedeltà al Califfato Islamico («la generazione del Califfato», la definisce un miliziano). Come spiega Mosa, coloro che hanno meno di 15 anni vanno al campo della sharia, dove acquisiscono nozioni sulla religione; i ragazzi sopra i 16 anni vengono addestrati nei campi militari.
Rafforzare la sharia a Raqqa (parte 3)
Dairieh va in giro per Raqqa insieme a due uomini di hisbah, una specie di polizia speciale dello Stato Islamico che si occupa di sorvegliare 24 ore su 24 le vie della città. Gli hisbah in pratica controllano tutti gli aspetti della vita degli abitanti di Raqqa: fanno togliere locandine considerate troppo occidentali dalle pareti dei negozi; arrestano chi vende alcool o traffica con la droga; controllano i prezzi e la qualità dei prodotti di tutti i negozi. In una scena del video, il capo hisbah ferma un uomo che sta camminando per strada a fianco della moglie: poi gli ordina di dire alla moglie di cambiare il materiale dell’abito che indossa (abito nero, dalla testa ai piedi) e di non lasciare che la parte bassa del vestito si sollevi: «È tua moglie, fratello, preservala», dice il capo hisbah.
I cristiani nel Califfato (parte 4)
In una scena del video viene mostrato un uomo ucciso e crocifisso in una piazza di Raqqa, con diverse persone di fronte a lui che gli fanno delle fotografie col telefonino: l’uomo era stato condannato per omicidio. A Raqqa c’è un tribunale che si basa sulla sharia e che si occupa di tutti i crimini commessi in città. Per ogni tipo di crimine – uso di alcol, adulterio, etc – c’è un giudice apposito. Nell’edificio del tribunale c’è anche un ufficio per le questioni riguardanti i non-musulmani. Un giudice spiega a Dairieh come funziona per i cristiani che ancora non se ne sono andati: ai cristiani viene offerta la possibilità di convertirsi; se rifiutano gli viene offerta la possibilità di pagare una tassa per i non-musulmani; se rifiutano di nuovo, vengono uccisi. In realtà all’arrivo dell’IS migliaia di cristiani furono cacciati da Raqqa: le chiese e le moschee sciite furono distrutte o trasformate in centri di preghiera islamici.
La demolizione del confine tra Iraq e Siria (parte 5)
Dairieh va con alcuni combattenti dello Stato Islamico al confine tra Siria e Iraq. Un miliziano dell’IS spiega a Dairieh che il suo gruppo non crede agli accordi di Sykes-Picot, quelli con cui nel 1916 Regno Unito e Francia si divisero le sfere di influenza nel Medio Oriente dopo la sconfitta dell’Impero Ottomano: gli accordi assegnarono ai britannici l’amministrazione dell’Iraq e ai francesi una parte dell’Iraq settentrionale e la Siria. Lo Stato Islamico vuole ora abbattere quei confini per permettere ai musulmani di muoversi liberamente nei due territori. Qualche settimana fa l’IS ha abbattuto fisicamente le barriere che facevano da confine in una zona tra i due stati, e ora il passaggio è libero e avviene senza passaporti o visti.