Anche la Germania non cresce
Il PIL dell'economia più robusta d'Europa è sceso dello 0,2 per cento nel secondo trimestre: non è una notizia del tutto inaspettata, non è una cosa buona
Nel secondo trimestre del 2014 l’economia della Germania si è contratta dello 0,2 per cento. Si tratta di un dato abbastanza importante, perché quella tedesca è considerata l’economia più robusta d’Europa e quella che ha avuto la ripresa più solida dopo la crisi. Ma non è soltanto la Germania ad aver sorpreso in maniera negativa gli analisti. Nello stesso periodo l’economia francese è rimasta in stagnazione mentre quella italiana – i dati sono stati pubblicati ad inizio agosto – è ritornata in recessione tecnica (cioè per due trimestri di seguito il PIL è rimasto negativo).
Per tutta l’Europa gli economisti si aspettavano una crescita complessiva quest’anno tra lo 0,1 e lo 0,4 per cento, ma con i nuovi datti arrivati da Germania e Francia questo dato potrebbe peggiorare. In altre parole, tra aprile e giugno nessuna delle tre maggiori economie dell’eurozona (Italia, Francia e Germania) è riuscita a crescere. Gli effetti principali di questa situazione sono che la disoccupazione non cala e l’inflazione rimane bassa. Questo, scrivono i principali quotidiani economici, significa che ci saranno nuove pressioni nei confronti dei leader politici per mettere in atto soluzioni in grado di promuovere la crescita, e nuove pressioni sulla BCE perché metta in capo nuovi stimoli all’economia.
La situazione non è positiva e probabilmente l’Europa dovrà affrontare un periodo di stagnazione più lungo del previsto. I dati arrivati dalla Germania, però, non sono una completa sorpresa. A giugno i dati sugli ordinativi dell’industria tedesca aveva già fatto intuire che nel secondo trimestre del 2014 non ci sarebbe stata una crescita economica. Ma le stime parlavano di una contrazione dello 0,1 per cento, inferiore allo -0,2 per cento del dato diffuso oggi.
Le spiegazioni di questo calo sono diverse. Secondo alcuni analisti, il timore di un’escalation della crisi in Ucraina – e quindi del peggioramento dei rapporti commerciali con la Russia – potrebbe aver pesato sull’economia rendendo i tedeschi più prudenti e meno inclini alla spesa, agli investimenti e al rischio. Un fattore ancora più importante potrebbe essere il clima. Un inverno insolitamente mite ha spinto molti privati e società ad anticipare i lavori di costruzioni che normalmente sarebbe iniziati in primavera o in estate. Il PIL del primo trimestre, infatti, proprio per questo motivo è cresciuto in maniera inaspettata. Secondo alcuni analisti, se togliamo dalle stime l’effetto “inverno mite”, risulta che l’economia tedesca ha rallentato solo leggermente tra il primo e il secondo trimestre.
Nemmeno in Francia le cose vanno troppo bene. Gli investimenti privati continuano a calare, mentre soltanto l’aumento di quelli pubblici ha permesso al PIL di restare stabile. Le stime di crescita per il 2014 sono state tagliate allo 0,5 per cento (fino a qualche settimana fa si parlava ancora di crescita all’un per cento) e per il 2015 difficilmente le cose andranno diversamente (si stima di nuovo una crescita intorno all’un per cento, mentre fino a poco tempo fa si parlava di 1,7 per cento). Questo significa anche che la Francia mancherà il suo obiettivo di mantenere il deficit pubblico entro il 3,8 per cento del PIL in modo da portarlo sotto il 3 per cento (la soglia prevista dai parametri europei) entro il 2015 (il deficit italiano nel 2014 dovrebbe essere intorno al 2,9 per cento).