Le nuove proteste a Ferguson
Questa volta pacifiche, per ricordare il ragazzo nero ucciso da un poliziotto venerdì scorso: intanto ne ha parlato anche Obama, invitando tutti alla calma
Martedì 13 agosto ci sono state nuove proteste nella contea di St. Louis, nello stato del Missouri, Stati Uniti, legate all’uccisione di Michael Brown, ragazzo nero di 18 anni che venerdì sera della scorsa settimana è morto a causa di alcuni colpi di arma da fuoco sparati dalla polizia. Negli ultimi giorni l’uccisione di Brown ha provocato reazioni molto forti nella comunità locale di St.Louis, e in particolare nel quartiere di Ferguson, dove è morto il ragazzo: domenica, per esempio, una veglia funebre si è trasformata in una serie di saccheggi e scontri con la polizia. Martedì diversi manifestanti hanno protestato di fronte all’ufficio del procuratore a Clayton, capoluogo della contea di St. Louis, urlando “Non sparate” e portando le mani sopra la testa in segno di resa – la stessa posizione in cui si crede si fosse trovato Brown negli attimi prima di essere ucciso.
La rabbia della comunità locale – la popolazione del quartiere di Ferguson tra l’altro è a maggioranza afroamericana – deriva soprattutto dal fatto che la polizia ha confermato che Brown non era armato al momento dell’uccisione. Il capo del dipartimento di polizia locale Thomas Jackson, che aveva inizialmente detto che avrebbe diffuso il nome dell’agente di polizia responsabile dell’uccisione di Brown, ha detto martedì di averci ripensato: «La possibilità di diffondere il nome del poliziotto è superata dal rischio per il poliziotto stesso e per la sua famiglia». Secondo Jackson negli ultimi giorni la polizia è stata oggetto di molte minacce: il dipartimento locale andrà comunque avanti a indagare su quanto è accaduto, perché alcune parti della ricostruzione della notte in cui Brown è stato ucciso sembrano non essere ancora del tutto chiare.
Martedì il presidente statunitense Barack Obama ha commentato per la prima volta gli eventi di Ferguson, definendo la morte di Brown “straziante”. Obama ha però invitato i residenti della città a rimanere calmi: «So che gli eventi degli ultimi giorni hanno fatto emergere passioni molto forti, ma mentre emergono altri dettagli, chiedo agli abitanti di Ferguson, e a quelli di tutto il paese, di ricordare questo giovane uomo attraverso la riflessione e la comprensione». Lo stesso giorno la Federal Aviation Administration, l’agenzia del dipartimento dei Trasporti statunitense che si occupa del traffico aereo, ha vietato a qualsiasi aereo di volare sotto i 3mila piedi (circa 915 metri) sui cieli di Ferguson. Il dipartimento della polizia di contea aveva chiesto all’agenzia del governo di prendere il provvedimento dopo che alcune persone avevano sparato a un suo elicottero nei giorni scorsi.
Dorian Johnson, un amico di Brown, ha dato martedì un’intervista al canale statunitense MSNBC, in cui ha descritto che cosa è successo il venerdì sera in cui è Brown è rimasto ucciso. Johnson ha raccontato che stava camminando a fianco di Brown un una strada di Ferguson, quando un poliziotto li ha fermati e ha detto loro di spostarsi sul marciapiede. Johnson ha detto al poliziotto che erano quasi arrivati a destinazione, e i due hanno continuato a camminare sulla strada. A quel punto il poliziotto li ha superati in macchina e poi ha fatto la retromarcia, quasi investendoli, ha continuato Johnson. Il poliziotto ha aperto la portiera, che però è finita contro Brown: l’impatto ne ha provocato di nuovo la chiusura.
Quando il poliziotto è riuscito a scendere, con la mano sinistra ha afferrato Brown per il collo, e poi ci sono stati gli spari. A quel punto Johnson e Brown sono riusciti a scappare e nascondersi dietro una macchina. Poi Brown si è alzato in piedi con le mani sopra la testa, in segno di resa. Il poliziotto, ha detto Johnson, ha sparato diversi altri colpi, che hanno colpito Brown causando la sua morte. Secondo Johnson, in nessun momento Brown ha raggiunto la pistola del poliziotto, contrariamente a quanto detto dalla polizia nei primi giorni dopo il fatto.