È tempo di aprire le reti WiFi
Lo dice Walt Mossberg, temuto e rispettato giornalista esperto di tecnologia, tornando su un tema di cui si discute da anni e che riguarda un po' tutti
Prima che le reti cellulari per scaricare dati ad alta velocità fossero sufficientemente diffuse, in molti ipotizzavano che il sistema migliore per avere a disposizione Internet quando ci si trova in giro fossero le connessioni WiFi. Soprattutto negli Stati Uniti, furono avviati diversi progetti per offrire punti di accesso senza fili a Internet per potere navigare, ma nella maggior parte dei casi gli sforzi per fare diffondere il WiFi oltre le case dei singoli privati e gli uffici sono falliti: oggi difficilmente questa soluzione costituisce una valida alternativa alle reti cellulari per i dati.
Anche se il tema sembra essere stato sorpassato grazie all’evoluzione di tecnologie alternative, diversi esperti pensano che se tutti avessero la possibilità di condividere con gli altri la loro connessione domestica senza fili, almeno in città e nei piccoli centri si potrebbero ottenere grandi benefici e un risparmio sul proprio piano dati legato agli operatori mobili. Tra questi c’è Walt Mossberg, uno dei primi giornalisti statunitensi a essersi occupato dei temi legati a Internet e alle nuove tecnologie e per lungo tempo giornalista del Wall Street Journal, ora cofondatore della nuova testata online Re/code. A tal proposito, Mossberg ha di recente scritto un articolo che s’intitola “È tempo di avere un WiFi domestico aperto e condiviso” (“It’s Time for Open, Shared Home WiFi”), nel quale spiega che un’idea ormai datata continua ad avere senso per rendere più semplice e democratico l’accesso a Internet e ai suoi servizi.
Mossberg ricorda di quando faceva lunghe passeggiate con Steve Jobs, il cofondatore di Apple, nel quartiere dove abitava a Palo Alto. Chiacchieravano del più e del meno, soprattutto di cose legate all’evoluzione delle tecnologie e alle opportunità che ogni innovazione portava con sé. In un’occasione parlarono del WiFi e di come potesse essere un’ottima soluzione per collegarsi a Internet usando il primo modello di iPhone, che non poteva fare affidamento sulle reti dati cellulari perché all’epoca ancora lente e poco diffuse e per via di alcuni effettivi limiti dello smartphone nello scambiare dati su rete mobile. Per questo motivo i tecnici di Apple avevano messo un’opzione che, se avevi il WiFi acceso sul telefono, ti segnalava man mano le reti senza fili che riusciva a captare. In questo modo ci si poteva collegare a quelle aperte.
Il problema, aveva spiegato Jobs a Mossberg, era che la stragrande maggioranza delle reti WiFi erano protette da una password e quindi inaccessibili. Come sa bene chi ha una rete senza fili in casa, è sempre consigliabile impostare una password per evitare che altri si colleghino alla propria connessione e magari riescano a fare qualche danno o a sottrarre informazioni, senza contare che chi si collega senza permesso potrebbe ridurre la banda scaricando molti dati o utilizzare la connessione per scopi illeciti. Jobs disse di volere superare questo limite, trovando un modo per creare una sorta di connessione parallela a quella protetta, in modo che il suo proprietario la potesse mettere a disposizione di tutti. Mossberg scrive che l’idea era creare una sorta di consorzio con diversi produttori per trovare standard e sistemi comuni per farlo.
Questa specie di rete WiFi per gli ospiti, completamente separata dalla rete senza fili che usa il proprietario della connessione domestica, avrebbe consentito a chiunque si trovasse entro il raggio di trasmissione del dispositivo WiFi (router) di collegarsi a Internet. Jobs confidava che potesse diventare un sistema talmente diffuso da non richiedere al proprietario dello smartphone di accettare ogni volta una nuova connessione WiFi a cui collegarsi: il telefono avrebbe capito quando entrava nel raggio di azione di una rete WiFi per ospiti e si sarebbe collegato da solo. Passeggiando nel vicinato, per esempio, sarebbe stato possibile rimanere sempre connessi a Internet tramite WiFi passando da una rete per ospiti senza fili a un’altra.
Il consorzio ipotizzato da Jobs non è stato mai realizzato e a distanza di 7 anni dalla presentazione del primo modello di iPhone non sono stati sviluppati sistemi per impostare con facilità una rete per gli ospiti. Apple da diverso tempo offre la possibilità di farlo attraverso i suoi router e altri produttori si sono accodati, ma per i meno esperti creare e mantenere una rete parallela pubblica è un rompicapo. Molti non ci provano nemmeno, perché giustamente temono di fare qualche danno mettendo mano al loro router e di rimanere loro stessi senza connessione. Molte compagnie telefoniche, inoltre, forniscono direttamente un router assieme all’abbonamento per navigare a Internet e spesso si tratta di sistemi chiusi, ancora più difficili da configurare.
Oltre a citare qualche esempio di organizzazioni che hanno provato a sostenere la diffusione del WiFi libero, come Fon, Mossberg ricorda che ci sono ancora diverse difficoltà e che buona parte della responsabilità non è dei singoli proprietari di connessione che non vogliono condividere la loro rete – temendo magari che si rallenti – ma dei produttori dei router e delle compagnie telefoniche. Impostare una rete per gli ospiti, scrive, dovrebbe essere la cosa più semplice del mondo: e si potrebbero studiare opzioni, altrettanto semplici, per impedire che qualcuno se ne approfitti mettendosi a scaricare (magari illecitamente) tutta la saga di Guerre Stellari in ultra HD.
Le opzioni che ognuno dovrebbe avere per tenere alla larga furbi e profittatori della generosità senza fili altrui potrebbero essere due, magari da combinare insieme:
– la possibilità di imporre un limite massimo della banda che possa essere dedicato alla rete per gli ospiti, in modo che sia utilizzabile per cose che richiedono poche risorse come controllare la posta elettronica o postare qualcosa su un social network;
– impostare un sistema a tempo, in modo che si possa restare collegati alla rete per gli ospiti solo per un certo numero di minuti, evitando così che il vicino di casa abbia la pensata di disdire il suo abbonamento a Internet per sfruttare quello del dirimpettaio.
La possibilità di collegarsi facilmente in modo automatico e sicuro alle reti WiFi, come avviene per i ripetitori dei cellulari, potrebbe migliorare sensibilmente la vita a chi usa smartphone e tablet e risolvere diversi problemi che riguardano la scarsa copertura della rete mobile e le sue periodiche lentezze. Inoltre, molti smartphone consumano molta meno batteria quando usano il WiFi rispetto alla rete dati cellulare. “È tempo che le grandi società tecnologiche risolvano questo problema, in modo che la condivisione del WiFi possa davvero diventare realtà”, conclude fiducioso Mossberg.