I cristiani in fuga da Bakhdida, Iraq
La più grande città cristiana dell'Iraq è finita sotto il controllo dello "Stato Islamico", il gruppo estremista che sta avanzando anche in Siria: ci sono decine di migliaia di sfollati
Nella notte tra mercoledì 6 e giovedì 7 agosto lo Stato Islamico – il gruppo estremista sunnita precedentemente conosciuto come ISIS – ha conquistato la città irachena di Bakhdida, la più grande città cristiana dell’Iraq che si trova nella provincia settentrionale di Ninawa, a circa 32 chilometri a sud-est di Mosul. Lo Stato Islamico ha conquistato anche altri centri nella stessa area -–Kramles, Talkief e Bartalla – dove molti cristiani si erano rifugiati a partire dal giugno scorso, cioè da quando l’IS aveva preso il controllo della città di Mosul. Con l’arrivo dello Stato Islamico circa 100mila persone dell’intera provincia hanno lasciato le loro case e si sono dirette verso il Kurdistan Iracheno, che si trova poco più a est ma che probabilmente non riuscirà ad accoglierle tutti i profughi.
La conquista di Bakhdida di questa notte è l’ultima di una serie di vittorie militari che stanno ottenendo i miliziani dello Stato Islamico nelle ultime settimane nel paese. Lo Stato Islamico ha potuto compiere con successo l’attacco a Bakhdida perché poco prima le forze curde appartenenti alla milizia “Peshmerga” – che fa a capo direttamente al governo provinciale del Kurdistan Iracheno di Erbil – avevano abbandonato le loro postazioni in difesa della città. Situazioni simili si erano già verificate nei giorni scorsi in altre città del nord dell’Iraq, lasciate indifese militarmente dai curdi a causa della loro crescente incapacità di difendere un territorio così esteso. Nelle ultime settimane, inoltre, lo Stato Islamico aveva già conquistate città abitate da comunità cristiane molto numerose, costringendo i loro membri a lasciare le loro case per non sottomettersi alla legge islamica imposta dagli occupanti.
Diversi membri della Chiesa di Bakhdida hanno confermato che la città è finita sotto il controllo dello Stato islamico. Joseph Thomas, arcivescovo caldeo della città settentrionale di Kirkuk, ha detto a BBC: «È una catastrofe, una situazione tragica: decine di migliaia di persone terrorizzate stanno lasciando le loro case mentre stiamo parlando». Altri testimoni a Bakhdida hanno detto che i miliziani dello Stato Islamico hanno tirato giù le croci nelle chiese e hanno bruciati manoscritti religiosi. Il cardinale Fernando Filone, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, ha detto all’agenzia Fides: «I cristiani hanno dovuto abbandonare tutto, persino le scarpe, e scalzi sono stati instradati a forza verso l’area del Kurdistan. La situazione dei cristiani cacciati è disperata perché ad Erbil, la capitale del Kurdistan iracheno, non sono intenzionati ad accoglierli perché non sanno come ospitare queste migliaia di persone».
Giovedì il ministro degli Esteri francese, Maurent Fabius, ha chiesto al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite di tenere una riunione di emergenza per affrontare il problema dell’avanzata dello Stato islamico e delle decine di migliaia di persone sfollate e costrette a lasciare le proprie case. Intanto le centinaia di famiglie yazidi che pochi giorni fa si erano rifugiate sulle montagne di Sinjar a causa dell’arrivo dei miliziani dell’ISIS sono riuscite ad evacuare grazie all’intervento dei Peshmerga, ha riferito l’inviata del Washington Post Loveday Morris.