Le due italiane scomparse in Siria
Cosa sappiamo delle due volontarie di 20 e 21 anni di cui non si hanno più notizie: erano arrivate in Siria dieci giorni fa, circola l'ipotesi che siano state rapite a sud di Aleppo
Mercoledì 6 agosto il ministero degli Esteri italiano ha reso noto che due ragazze italiane che si trovavano ad Aleppo, in Siria, per alcune attività di volontariato, sono irreperibili da sei giorni (sette, con oggi). La loro identità è stata in seguito diffusa dai giornali e confermata dalla pagina Facebook del progetto umanitario di cui facevano parte: sono Vanessa Marzullo, 21 anni, di Brembate in provincia di Bergamo, e Greta Ramelli, 20 anni, che abita a Gavirate in provincia di Varese (secondo la Stampa le due ragazze avrebbero rispettivamente 22 e 21 anni: è una delle tante informazioni poco precise o contraddittorie che circolano al momento su questa storia).
L’ipotesi che circola di più, al momento, è che le due ragazze siano state rapite, sebbene per ora il presunto rapimento non sia stato rivendicato da nessuno. Repubblica – unico giornale a riportare la notizia – racconta anche che «con loro sarebbe stata sequestrata una terza persona, sulla cui identità non trapelano al momento informazioni».
Marzullo e Ramelli si trovavano in Siria per conto del “progetto Horryaty”, un’associazione che organizza piccoli progetti di volontariato a favore dei civili siriani (in Siria da più di tre anni è in corso una complicata e sanguinosa guerra civile, che ha portato alla morte fin qui di oltre 170.000 persone). Il “progetto Horryaty” è stato fondato da Marzullo e Ramelli assieme al 47enne di Varese Roberto Andervill, e si appoggia ad altre associazioni di volontariato della zona. Dopo due viaggi in Siria organizzati fra marzo e maggio del 2014, le due ragazze erano tornate nel paese il 28 luglio, circa dieci giorni fa. Il ministero degli Esteri ha fatto sapere di essere in contatto con le famiglie di Marzullo e Ramelli e di avere attivato «tutti i canali informativi e di ricerca per i necessari accertamenti».
Chi sono, cosa fanno
Come riportato dalla pagina Facebook del “progetto Horryaty”, le due ragazze sono studentesse universitarie e in passato hanno avuto diverse esperienze di volontariato. Vanessa Marzullo ha 21 anni e studia Mediazione Linguistica e Culturale all’Università degli Studi di Milano. Su Facebook ha scritto di conoscere l’arabo e l’inglese. Greta Ramelli ha 20 anni e studia Scienze Infermieristiche. La pagina del “progetto Horryaty” riporta che negli anni scorsi è stata impegnata in attività di volontariato in Zambia e in India. Secondo quanto riporta la Stampa, le due ragazze si sono conosciute «durante alcuni convegni e manifestazioni di solidarietà per la Siria» e hanno in seguito deciso di fondare una propria organizzazione.
La prima iniziativa del progetto riportata dalla propria pagina è stata una raccolta fondi organizzata fra aprile e maggio del 2014. In tutto furono raccolti 2443 euro, che servirono ad acquistare medicine, latte in polvere e pacchi alimentari consegnati poi in alcuni villaggi nella zona di Idlib, nel nord della Siria, e ad Homs, nel sud del paese (qui alcune foto dei prodotti consegnati). Negli ultimi mesi l’associazione si era impegnata per organizzare nuove iniziative di raccolte fondi, come feste scolastiche, cineforum e mostre fotografiche. Non risulta che il “progetto Horryaty” fosse legato in particolare ad alcuna associazione religiosa, nonostante Andervill, il terzo socio fondatore, faccia parte di IPSIA, un’associazione non governativa che si occupa di volontariato sostenuta dalle ACLI, una nota associazione cristiana.
Cos’è successo
Le circostanze della sparizione di Marzullo e Ramelli sono ancora sconosciute, ma sui giornali circola molto l’ipotesi che siano state rapite da un gruppo di uomini armati. Sul Corriere della Sera, Fiorenza Sarzanini scrive che durante la notte fra il 31 luglio e l’1 agosto le due ragazze «sono state caricate su un furgone da una decina di uomini armati che hanno fatto irruzione verso le 4 del mattino nell’appartamento situato vicino a Idlib, nella zona di Aleppo, dove erano arrivate con due guide appena tre giorni prima». Repubblica parla invece di «decine» di uomini armati, la Stampa di «una trentina di miliziani».
La Stampa riporta che le due ragazze non avevano informato «alcun canale diplomatico» del loro viaggio in Siria. Secondo l‘Eco di Bergamo il governo italiano era informato «già da diversi giorni» della loro scomparsa, ma la notizia «era stata tenuta riservata in attesa di capire le circostanze della sparizione». Una delle persone ad avere avuto recenti contatti con loro è stata Silvia Moroni, la presidente di una ONLUS con cui collaboravano: Moroni ha detto di avere contattato le due ragazze per tre volte nei giorni seguenti il 22 luglio, ma che queste non si erano presentate all’appuntamento su Skype che avevano fissato per il 31 luglio.
Circa un anno fa, sempre in Siria, fu rapito il 59enne prete gesuita Paolo Dall’Oglio: non è ancora chiaro se sia ancora vivo o sia stato ucciso negli scorsi mesi.