Gian Carlo Caselli: «Sarebbe necessario abolire il processo di appello»
il problema principali sono i tempi: per questo «sarebbe necessario abolire il grado dell'appello»
Su Repubblica di oggi c’è un’intervista al magistrato in pensione Gian Carlo Caselli sulla riforma della giustizia. Caselli è molto rispettato: prima di andare in pensione, alla fine del 2013, è stato tra le altre cose procuratore a Palermo e a Torino. Dopo aver spiegato che le linee guida proposte dal ministro Andrea Orlando e da Matteo Renzi «sono ancora troppo generiche per una valutazione di merito», e che comunque «il contesto del cosiddetto “Patto del Nazareno” (e cioè dell’accordo sulle riforme tra Renzi e Berlusconi, ndr) non è tra i più incoraggianti visto che l’accordo è fatto con Berlusconi, nonostante i suoi problemi con la giustizia», Caselli ha spiegato che «il problema principale della giustizia sono i tempi lunghissimi». E propone una possibile soluzione, di cui si è già parlato molto in passato.
«Certo io non partirei dalla responsabilità civile, ma dalla drastica riduzione dei tempi dei processi. Che da noi sono infiniti. Nei tribunali c’è un arretrato di 9 milioni di cause, un macigno gigantesco. Per sollevarlo sarebbe necessario abolire il grado di appello: smaltire quelli arretrati in due anni e arrivare a un sistema con un solo grado di giudizio».
Perché privare i cittadini di un grado di giudizio? I maligni direbbero subito che dopo l’assoluzione di Berlusconi in appello, lo si abolisce…
«In tutti i paesi con il rito accusatorio come quello italiano, il giudizio di appello di fatto non esiste. Se noi liberassimo i giudici di appello, potremmo utilizzarli per il primo grado e la giustizia italiana diventerebbe molto più rapida».