L’embargo della Russia sul cibo
Per un anno la Russia non importerà prodotti agroalimentari dai paesi che hanno imposto o appoggiato le sanzioni per la crisi in Ucraina
Il governo russo ha approvato oggi l’elenco dei prodotti agroalimentari che saranno banditi per un anno e che provengono dai paesi che hanno imposto o appoggiato le sanzioni contro la Russia per la crisi ucraina. Ieri il presidente russo Vladimir Putin aveva firmato un decreto con cui «nella difesa degli interessi nazionali della Federazione russa» ordinava di «vietare o limitare per un anno l’ingresso di prodotti agricoli, materie prime e alimentari» da quegli stessi paesi.
Il primo ministro russo Dimitri Medvedev ha dichiarato che l’embargo riguarderà la frutta, i vegetali, la carne, il pesce, il latte e il prodotti caseari importati da Stati Uniti, Unione Europea, Australia, Canada e Norvegia. A luglio il governo russo aveva già deciso di non importare frutta e verdura dalla Polonia: in Polonia le mele rappresentano l’80 per cento della produzione frutticola annua e la Russia ne era il principale importatore.
Il divieto deciso dal governo ha inizio oggi e durerà un anno, ma potrebbe essere soggetto a revisione se cambierà la situazione. Non riguarderà i prodotti per l’infanzia: «Le restrizioni sono imposte per un anno a partire da oggi, ma se i nostri partner dimostrano un atteggiamento costruttivo sui temi della cooperazione, il governo è pronto a rivedere i termini di queste restrizioni», ha detto Medvedev, che ha anche detto come questa scelta potrebbe diventare un’occasione per i produttori russi: i cibi presenti nella lista corrispondono infatti a quei settori della produzione interna che possono essere sviluppati o che comunque possono essere sostituiti con altri fornitori.
La Russia importa più del 40 per cento dei suoi prodotti alimentari ed è il mercato più grande delle esportazioni di frutta e verdura provenienti dall’Europa. L’agenzia di stampa russa Ria Novosti ha pubblicato un elenco delle principali importazioni russe da questi paesi: per quanto riguarda l’Italia sono indicate uva da vino, frutta e pasta. Secondo la Coldiretti,
«le esportazioni di prodotti agroalimentari italiani in Russia nonostante le tensioni sono aumentate ancora dell’1 per cento nel primo quadrimestre del 2014 dopo che lo scorso anno avevano raggiunto la cifra record di 706 milioni di euro messi ora a rischio dall’annuncio di sanzioni».
Sempre secondo l’associazione, in base ai dati sulle esportazioni del 2013 sono a rischio «spedizioni di ortofrutta per un importo di 72 milioni di euro, di pasta per 50 milioni, e carni per 61 milioni di euro». Un caso a parte è invece rappresentato dai vini che rappresentano «oltre il 16 per cento del valore delle vendite agroalimentari italiane in Russia»: non dovrebbero essere a rischio, dato che nel 2011 la società Gancia, è stata acquistata da una società russa per il 70 per cento.