Una possibile spiegazione all’enorme buco in Siberia
Secondo alcuni scienziati è stato provocato dal rilascio di gas metano intrappolato nel permafrost, sciolto per il recente caldo: intanto, si sono aperte altre due voragini
di Terrence McCoy – Washington Post @terrence_mccoy
Gli scienziati hanno sostenuto a lungo che l’epicentro del riscaldamento globale sia lontanissimo dal raggiungere l’umanità. Si trova nelle brulle zone del ghiacciato nord, dove bambini dalle gote rosse vanno in giro vestiti di pelliccia, dove in inverno il sole compare di rado e le temperature raggiungono decine di gradi sotto lo zero. Un posto del genere è la penisola Yamal, in Siberia: un desolato pezzo di terra che i suoi abitanti – i Nenets – hanno chiamato con un nome che si può tradurre come “le terre alla fine del mondo”.
Probabilmente avete sentito parlare della voragine che si è aperta da quelle parti. È quella che è apparsa all’improvviso, lunga quasi 60 metri di diametro, e la cui storia è girata parecchio su Internet. Gli aggettivi più spesso utilizzati per descriverla sono stati “gigante”, “misteriosa” e “curiosa”. Gli scienziati, di conseguenza, apparivano “sconcertati” e la popolazione locale “confusa”. Alcuni hanno suggerito che fosse colpa degli alieni. Alcune persone che abitano nelle vicinanze hanno fatto circolare teorie riguardo “luci accecanti” e “corpi celesti”.
Adesso è stata avanzata una solida teoria che spiega l’origine del buco. E non è una buona notizia.
Come ipotizzato già quando il buco fu scoperto, può essere stata colpa del gas metano, rilasciato dallo scioglimento del suolo ghiacciato. Secondo un recente articolo di Nature, “l’aria vicino al fondo del cratere conteneva una concentrazione stranamente alta di metano – fino al 9,6 per cento – in alcuni test condotti sul sito il 16 luglio; lo ha detto Andrei Plekhanov, un archeologo dello Scientific Centre of Arctic Studies a Salekhard, in Russia. Plekhanov, che ha guidato una spedizione nel cratere, ha detto che normalmente l’aria contiene circa lo 0,000179 per cento di metano”.
Gli scienziati hanno detto che il rilascio di metano potrebbe essere collegato alle estati stranamente calde avvenute nel 2012 e nel 2013 nello Yamal, quando le temperature sono state più calde, in media, di 5 gradi. Uno studio ha spiegato che “quando la temperatura è aumentata, suggeriscono gli scienziati, il permafrost si è sciolto ed è collassato, rilasciando il metano che era rimasto intrappolato nel suolo ghiacciato”.
Plekhanov ha spiegato a Nature che la conclusione è comunque preliminare, e che vorrebbe analizzare quanto metano sia contenuto nel’aria intrappolata nelle pareri del cratere. Questo lavoro, però, potrebbe essere complicato. I margini della voragine infatti, come ha spiegato Plekhanov, “si stanno lentamente sciogliendo, precipitando all’interno del cratere. Puoi sentire il rumore della terra che cade, e dell’acqua che scorre: è piuttosto spaventoso”.
Il geochimico tedesco Hans-Wolfgang Hubberten ha spiegato che “la pressione del gas è aumentata finché è stata abbastanza alta da spingere via lo strato sovrastante, formando così il cratere”. Hubberten ha inoltre spiegato di non aver mai visto nulla di simile al cratere in questione.
Alcuni scienziati ritengono che lo scioglimento di questo tipo di terreno, ricco di carbonio, rilascerebbe un incredibile quantità di metano influenzando le temperature globali. L’agenzia per la protezione dell’ambiente statunitense ha detto che “l’impatto comparato del [gas metano] sul cambiamento climatico sarà di 20 volte maggiore [rispetto a quello dell’anidride carbonica] nell’arco di un periodo di cento anni”. Come ha scritto l’Associated Press nel 2010, lo scioglimento del permafrost della Siberia è una “bomba climatica che attende di esplodere”.
I ricercatori del dipartimento di scienza ambientale applicata dell’Università di Stoccolma hanno recentemente assistito a un rilascio di metano nell’oceano artico siberiano orientale. Hanno scoperto che “i livelli di metano erano circa dieci volte più alti che nelle acque attorno” e l’hanno definita “un’informazione cruciale” al fine di “prevedere scientificamente come questo rilascio di metano possa svilupparsi in futuro”. Anche la NASA crede che la situazione sia complicata: “la regione artica, fragile e in rapida evoluzione, ospita diverse riserve di metano, un potente gas serra a rischio di essere rilasciato nell’atmosfera – caso in cui può rafforzare il riscaldamento globale”.
Ora che altri due crateri sono stati recentemente scoperti in Siberia, gli scienziati temono che possano far presagire dei cambiamenti alla vita locale. I due crateri sono apparsi nei pressi di ampi giacimenti di gas. Plekhanov ha detto a Nature che “nel caso un rilascio di metano avvenga nei pressi del giacimento Bovanenkovskoye, distante solo 30 chilometri, può accadere un incidente: la stessa cosa nel caso avvenga in un villaggio”.
(Laris Karklis, Washington Post)
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