Marijuana legale e incidenti stradali mortali
Nei primi otto mesi dopo la legalizzazione in Colorado ce ne sono stati meno di prima, ma non è chiaro se ci sia un nesso
di Radley Balko – Washington Post @radleybalko
Da quando i cittadini del Colorado hanno legalizzato l’uso di marijuana nel 2012, i “proibizionisti” avevano avvertito che il suo utilizzo a scopo ricreativo avrebbe portato alla piaga di avere gente drogata alla guida per le strade dello stato. Ricordano spesso, inoltre, che quando lo stato legalizzò l’utilizzo medico della marijuana ci fu un aumento di persone fermate mentre guidavano sotto l’effetto della sostanza. Indicano inoltre l’esistenza di studi che dimostrano che in altri stati in cui l’uso in ambito medico della marijuana è stato legalizzato, si è assistito a un aumento del numero di guidatori sotto effetto di marijuana coinvolti in incidenti mortali. L’associazione anti-marijuana SAM ha recentemente spiegato che ancor prima che aprisse il primo negozio legale nello stato di Washington, il numero di guidatori nello stato risultati positivi alla droga era aumentato di un terzo.
Il problema di queste critiche è che possiamo condurre dei test solo riguardo alla presenza di marijuana nel metabolismo, e non riguardo i suoi effetti temporanei. Gli effetti della marijuana prodotti nel metabolismo possono restare all’interno del corpo per giorni prima che scompaiano, a volte addirittura per settimane. Poiché ciascuno di noi metabolizza la droga in maniera differente – con tempi e condizioni differenti – tutto quello che un test positivo può dirci è che il guidatore coinvolto ha fumato marijuana nei giorni o nelle settimane precedenti.
È credibile che allentando le leggi in materia dell’utilizzo di marijuana si riscontri una percentuale più alta di guidatori coinvolti in incidenti mortali che hanno fumato marijuana nei giorni o nelle settimane precedenti. Una percentuale più alta la si può trovare anche fra quelli che vanno in chiesa, fra buoni samaritani e volontari alle mense per i poveri, che potrebbero avere tracce di marijuana nel proprio corpo. Percentuali più alte di marijuana potrebbero essere riscontrare in qualsiasi ampio campione di persone. Questo non necessariamente significa che l’assunzione di marijuana abbia causato o che abbia avuto una parte negli incidenti o nelle violazioni del codice stradale.
Allo stesso tempo, però, neanche questa è una prova che la marijuana non sia stata un fattore in almeno alcuni di quegli incidenti. Ma è proprio questo il punto: i test condotti dopo gli incidenti non riescono a chiarire se la marijuana c’entrasse o meno.
Da quando la legge sull’uso ricreativo della marijuana è entrata in vigore in Colorado a gennaio, la paura del “guidatore fatto” si è intensificata. Ho già parlato in un altro articolo di un caso piuttosto dubbio ii cui alcuni media statali e nazionali – e la polizia del Colorado – raccontarono che un guidatore sotto effetto di marijuana si era schiantato con la sua macchina contro alcune auto della polizia parcheggiate nei pressi dell’uscita di una strada interstatale. Sebbene il guidatore avesse tracce di marijuana nel suo corpo, i livelli di presenza di sostanze alcoliche erano altissimi: molto più probabilmente furono quelle la causa dell’incidente. Come riportato dal mio collega Marc Fisher in un suo pezzo sul Colorado, molti funzionari dello stato e di quelli vicini hanno inoltre avvertito che molte più persone stanno guidando sotto l’effetto di droga. Se ne è parlato anche al Congresso, dove sono spuntate fuori tragiche predizioni come «avremo molta più gente drogata sulle autostrade e ci saranno delle conseguenze» (l’ha detta il senatore repubblicano John Mica). Alcuni hanno richiesto una politica di “tolleranza zero”: se stai guidando con della marijuana nel tuo corpo, devi essere colpevole di guida sotto effetto di sostanze stupefacenti. Questo provvedimento, però, impedirebbe di guidare a qualsiasi persona anche per settimane dopo l’ultima canna, inclusi coloro che avevano assunto marijuana per ragioni mediche.
Mi sembra che il miglior modo per valutare gli effetti che la nuova legge ha avuto sugli incidenti stradali sia analizzare cosa sia accaduto sulle strade a partire dall’introduzione della legge. Ecco una comparazione mese per mese dei morti per incidente sulle autostrade in Colorado basata sui primi sette mesi del 2013 e del 2014. Per una comparazione più scrupolosa, ho incluso nel conteggio anche i mesi con il numero di morti più alto dal 2002, quelli col numero più basso e la media di ciascun mese a partire dal 2002.
Dati del Colorado Dept. of Transportation
Come possiamo vedere, i morti per incidenti stradali sono diminuiti dallo scorso anno, e sono più bassi di circa il 13 per cento della media annuale. Se sommiamo il numero di morti per incidenti da gennaio a giugno, otteniamo invece questo grafico.
Dati del Colorado Dept. of Transportation
La colonna più alta si ottiene sommando il peggior gennaio dal 2002 col peggior febbraio e così via. Lo stesso sistema è stato usato per la colonna più bassa (il miglior gennaio dal 2002, eccetera). La cosa notevole è che i numeri del 2014, finora, sono più vicini alla somma dei mesi con meno morti che a quella della media mensile. Se dovessimo inoltre indicare queste cifre con un tasso – poniamo, numero di morti per ogni miglio percorso – il calo sarebbe ancora maggiore, sia per quest’anno sia da quando il Colorado ha legalizzato l’uso della marijuana a scopi medici, nel 2001. Mentre il numero di miglia percorse annualmente negli Stati Uniti è in calo dalla metà degli anni Duemila, in Colorado è in aumento: il calo avviene nonostante si guidi di più.
I numeri sono simili negli altri stati che hanno legalizzato l’utilizzo medico della marijuana. Mentre alcuni studi hanno mostrato che il numero dei guidatori coinvolti in incidenti mortali positivi alla marijuana sia in costante aumento, altri studi hanno dimostrato che le morti provocate da incidenti stradali negli stessi stati sono diminuite.
Ovviamente la diminuzione di incidenti stradali, in Colorado e altrove, è da attribuire a una serie di fattori, come il miglioramento della costruzione di automobili e furgoni, migliori misure di sicurezza e di progettazione delle strade. Questi numeri ci dicono in generale che le strade stanno diventando più sicure. Non ci dicono che la marijuana c’entra qualcosa. La legge, inoltre, è entrata in vigore solo sette mesi fa. Magari le cifre cambieranno. Infine, è possibile che se non fosse stato per la marijuana i numeri sarebbero stati ancora migliori. Non esiste un modo per saperlo: possiamo solo analizzare i dati che abbiamo a disposizione. Ma potete scommettere che nel caso i numeri fossero stati più alti rispetto allo scorso anno, i critici della liberalizzazione avrebbero dato la colpa alla marijuana (è interessare notare che, dopo anni di calo, nel 2013 i numeri di morti per incidenti stradali erano stati leggermente superiori a quelli del 2012).
Detto questo, alcuni ricercatori sono andati così lontano da suggerire che un accesso più agevole alla marijuana stia rendendo le strade più sicure, almeno un pochino. La teoria è che la gente sia sostituendo la marijuana all’alcool, e che l’assunzione di essa causi meno impedimenti alla guida rispetto a una sbronza. Personalmente ho bisogno di più studi a riguardo prima di essere pronto ad aderire a questa ipotesi. Per esempio, ci sono alcune ricerche che contraddicono il fatto che i bevitori siano pronti a sostituire l’alcool con la marijuana.
Ma i dati vanno in quest’ultima direzione piuttosto che in quella di chi dice che alcuni guidatori drogati stanno minacciando le strade del Colorado.
Un chiarimento: ho scritto che “possiamo condurre dei test solo riguardo alla presenza di marijuana nel metabolismo, e non riguardo i suoi effetti temporanei”, ma questo non è preciso. Questo vale per i test effettuati per strada, ma un esame del sangue effettuato in ospedale può misurare il proprio livello di THC, il principio attivo della marijuana. Detto questo, anche su questo tema ci sono dei problemi: chi assume regolarmente marijuana può avere delle tracce rimanenti di THC nel proprio sangue anche quando i suoi effetti sono scomparsi. I consumatori abituali possono insomma avere livelli sopra quelli consentiti dalla legge eppure essere in grado di guidare perfettamente. In Colorado la presenza di almeno 5 nanogrammi di THC porta a una probabile accusa di guida sotto sostanze stupefacenti. Eppure, i riferimenti agli incidenti in cui è coinvolta la marijuana fatti da proibizionisti, studiosi e autorità riguardano qualsiasi traccia di marijuana. Non è chiaro in che modo questi numeri riguardino il rapporto tra marijuana legale e sicurezza nelle strade.
foto: Theo Stroomer/Getty Images
©Washington Post 2014