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  • Mercoledì 6 agosto 2014

L’Italia è di nuovo in recessione

Le stime preliminari dell'ISTAT dicono che per il secondo trimestre consecutivo il tasso di crescita del PIL è stato negativo, seppur di poco

Le stime preliminari dell’ISTAT relative al secondo trimestre del 2014 dicono che in Italia il tasso di crescita del Prodotto Interno Lordo è stato di nuovo negativo: -0,2 per cento rispetto al trimestre precedente, -0,3 per cento rispetto all’anno scorso. Anche nel primo trimestre c’era stato un dato negativo dello -0,1 per cento: per quanto la percentuale sia in entrambi i casi molto contenuta (per questo molti parlano di “recessione tecnica” o “stagnazione”), e quelle dell’ISTAT siano ancora “stime preliminari”, tecnicamente un tasso di crescita negativo per due trimestri consecutivi significa recessione.

 

Il calo congiunturale è la sintesi di una diminuzione del valore aggiunto in tutti e tre i grandi comparti di attività economica: agricoltura, industria e servizi. Dal lato della domanda, il contributo alla variazione congiunturale del PIL della componente nazionale al lordo delle scorte risulta nullo, mentre quello della componente estera netta è negativo.

Il secondo trimestre del 2014 ha avuto una giornata lavorativa in meno del trimestre precedente e una giornata lavorativa in meno rispetto al secondo trimestre del 2013.

In linea generale, la recessione si verifica quando la capacità produttiva di un paese è inferiore a quella che lo stesso potrebbe avere usando tutti i propri fattori produttivi. La recessione è quindi l’opposto della crescita economica, cioè allo sviluppo di un paese in diversi settori con aumento della ricchezza, dei consumi, della produzione di beni e di servizi. Non esiste un termometro univoco: nel corso degli anni gli economisti hanno elaborato teorie, anche molto diverse tra loro, per stabilire quando un paese entra in recessione. Non c’è quindi un’unica risposta e molto dipende da quali indicatori economici vengono presi in considerazione.

Tra i vari sistemi proposti ha riscosso un notevole successo nel 1975 quello proposto dall’economista Julius Shiskin in un articolo sul New York Times. Suggerì di considerare l’andamento del prodotto interno lordo in due trimestri consecutivi: se il dato è negativo in entrambi, allora il paese si trova in recessione. La stagnazione, la parola che meglio descrive l’attuale stato delle cose in Italia, è quella una situazione economica in cui persistono trimestre dopo trimestre variazioni minime del prodotto interno lordo.

Ci sono poi altre interessanti informazioni sullo stato dell’economia italiana, tra quelle diffuse oggi dall’ISTAT:

A giugno 2014 l’indice destagionalizzato della produzione industriale è aumentato dello 0,9% rispetto a maggio. Nella media del trimestre aprile-giugno la produzione è diminuita dello 0,4% rispetto al trimestre precedente.

Corretto per gli effetti di calendario, a giugno 2014, l’indice è aumentato in termini tendenziali dello 0,4% (i giorni lavorativi sono stati 20 come a giugno 2013). Nella media del primo semestre dell’anno la produzione è aumentata dello 0,2% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

A giugno l’indice destagionalizzato presenta variazioni congiunturali positive nei raggruppamenti dei beni strumentali (+2,6%), dei beni di consumo (+2,5%) e dell’energia (+0,3%); segna invece una variazione negativa il comparto dei beni intermedi (-0,2%).

Gli indici corretti per gli effetti di calendario registrano, a giugno 2014, un solo aumento tendenziale nel raggruppamento dei beni di consumo (+3,5%); diminuiscono invece l’energia (-1,4%), i beni intermedi (-1,3%) e i beni strumentali (-0,1%).

Per quanto riguarda i settori di attività economica, a giugno 2014, i comparti che registrano la maggiore crescita tendenziale sono quelli delle industrie alimentari, bevande e tabacco (+4,0%), della fabbricazione di computer, prodotti di elettronica ed ottica, apparecchi elettromedicali, apparecchi di misurazione e orologi (+3,9%) e della produzione di prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici (+2,2%). Le diminuzioni maggiori si registrano nei settori dell’attività estrattiva (-11,7%), della fabbricazione di apparecchiature elettriche e apparecchiature per uso domestico non elettriche (-10,8%) e della fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati (-7,9%).