La morte di Harold J. Greene
Martedì in Afghanistan è stato ucciso un maggiore generale degli Stati Uniti: un ufficiale di grado così alto non veniva ucciso all'estero dai tempi del Vietnam
Martedì 5 agosto il 55enne maggiore generale statunitense Harold J. Greene è stato ucciso con alcuni colpi di arma da fuoco da un soldato afghano durante una visita a un campo di addestramento militare alla periferia di Kabul, in Afghanistan. Nello stesso attacco, assieme a Greene, sono stati feriti almeno altri 15 soldati (ma le cifre non sono ancora chiare). Il soldato afghano responsabile della sparatoria è stato poi ucciso. Come hanno sottolineato molti giornali americani, Greene è l’ufficiale di grado più alto a essere stato ucciso dall’inizio della guerra in Afghanistan, nel 2001, nell’ambito della missione NATO chiamata ISAF, nonché il più alto ufficiale militare statunitense a essere ucciso all’estero dai tempi della guerra del Vietnam, conclusa nel 1975.
Greene si trovava in Afghanistan dal gennaio del 2014: come racconta il New York Times era stato distaccato nel paese per «consigliare gli ufficiali dell’esercito afghano su come comprare armamenti, addestrare battaglioni e acquisire tecnologie». La sparatoria è avvenuta attorno a mezzogiorno ora locale (in Italia erano circa le 9.30) alla Marshal Fahim National Defense University di Kabul, un’accademia militare locale: Greene e altri ufficiali e soldati dell’esercito afghano e statunitense stavano conducendo un’ispezione di routine a un depuratore d’acqua quando un soldato afghano ha cominciato a sparare. Alcune fonti militari contattate dal New York Times hanno detto che probabilmente Greene non era l’obiettivo specifico dell’attacco, e che non esiste nessuna ragione di sospettare che il responsabile fosse altro che «un normale soldato afghano, le cui motivazioni restano un mistero». Nessun gruppo terroristico, per ora, ha inoltre rivendicato l’attacco.
L’attacco è avvenuto in un momento piuttosto delicato per l’Afghanistan: lo scorso 14 giugno si sono svolte le votazioni per il secondo turno delle presidenziali a cui Hamid Karzai – presidente uscente eletto per la prima volta nel 2004 ma di fatto in carica dalla fine del 2001, dopo la caduta del regime dei talebani – non ha partecipato. I due candidati erano l’ex ministro degli Esteri Abdullah Abdullah e l’ex economista della Banca Mondiale Ashraf Ghani. Secondo i risultati pubblicati il 7 luglio Ghani è stato dichiarato in vantaggio con il 56,44 per cento. Entrambi i candidati hanno però denunciato brogli e irregolarità: dopo lunghe trattative condotte principalmente dal Segretario di Stato americano John Kerry, Abdullah e Ghani avevano accettato un riconteggio dei voti coordinato dall’ONU. Queste procedure stanno però proseguendo con varie difficoltà. Sia Abdullah sia Ghani hanno accettato, nel caso vengano eletti, di firmare un patto di sicurezza con gli Stati Uniti, il cui piano è quello di concludere le operazioni militari entro il 2014 e lasciare circa 10mila soldati per supportare l’esercito afghano.
Chi era Greene, cosa faceva
Greene era sposato con Sue Myers, un colonnello in pensione dell’esercito statunitense, e aveva due figli di cui uno, Matthew, è attualmente tenente dell’esercito. Il New York Times racconta che «in più di 30 anni nell’esercito, Greene non aveva mai assistito a dei combattimenti prima di essere mandato in Afghanistan», che aveva visitato brevemente varie volte prima di essere distaccato ufficialmente circa sei mesi fa.
Si era laureato al Rensselaer Polytechnic Institute di Troy, nello stato di New York, nel 1980: in seguito, era stato assunto come ufficiale ingegnere dall’esercito statunitense. Negli anni successivi ottenne poi due master – uno in studi di strategia militare e uno in scienze – e nel 1992 completò un dottorato alla University of Southern California in scienze dei materiali. Racconta il Los Angeles Times che il suo lavoro «lo fece spostare in diverse parti del mondo e attraverso vari gradi della burocrazia dell’esercito, mentre si occupava di modi per aggiornare vecchi sistemi e procurare nuovi equipaggiamenti per i soldati mentre si spostavano da una guerra a un’altra». CNN riporta che nel 2011, a un discorso di addio alla Natick Soldier Systems Center nel Massachusetts, di cui era stato a capo, aveva detto che «abbiamo bisogno di continuare a lavorare per migliorare la qualità della vita dei lavoratori e dei soldati che vivono qui».
Come ufficiale dell’esercito, aveva viaggiato in molti posti fra cui Germania, Grecia e Turchia: nel 2009 fu promosso da colonnello a brigadiere generale, mentre diventò maggiore generale nel 2011. Quella di maggiore generale è il terzo grado più importante nell’esercito statunitense: più in alto, ci sono solo le cariche di tenente generale e di generale (esiste una carica speciale, quella di “generale dell’esercito”, che viene assegnata solo in occasioni di guerre ed è superiore a tutte le altre). Come riporta il New York Times, l’ultimo maggiore generale statunitense ad essere ucciso all’estero fu John Albert B. Dillard Jr, il cui elicottero – secondo un database dei soldati morti durante la guerra del Vietnam – fu abbattuto il 12 maggio del 1970. L’11 settembre del 2001, durante l’attacco terroristico al Pentagono, morì però Timothy L. Maude, che all’epoca era tenente generale. Nel corso della guerra in Afghnistan sono morti più di 2300 membri dell’esercito statunitense.
Non è la prima volta
Negli ultimi anni, malgrado il lavoro dell’ISAF, hanno fatto parte delle forze afghane alcuni membri che hanno successivamente attaccato soldati della missione o civili. Nel 2012, come racconta il Wall Street Journal, 61 membri della missione militare erano stati uccisi in attacchi del genere. Nell’aprile del 2014, un poliziotto afghano ha ucciso con un’arma da fuoco tre cittadini statunitensi che lavoravano all’ospedale di Kabul. Ancora lo scorso aprile, un poliziotto afghano ha ucciso la fotogiornalista tedesca di Associated Press Anja Niedringhaus e la giornalista canadese Kathy Gannon.
Il retroammiraglio John Kirby, il portavoce del Dipartimento della Difesa statunitense, ha però detto che incidenti come la sparatoria di martedì sono impossibili da eliminare totalmente e che cose del genere, in Afghanistan, sono diventate piuttosto rare.
foto: U.S. Army/Getty Images