Israele non vuole fare più tregue con Hamas
E potrebbe ritirarsi in maniera unilaterale dalla Striscia di Gaza quando l'esercito avrà finito di distruggere i tunnel, ha detto un funzionario ai media israeliani
Il governo israeliano ha annunciato che non invierà una delegazione al Cairo, dove oggi si sarebbe dovuta discutere una tregua definitiva alla guerra tra Israele e Hamas nella Striscia di Gaza. Secondo un funzionario israeliano sentiti da diversi giornali, il governo avrebbe deciso di non negoziare più tregue o altri accordi con Hamas. L’intenzione di Israele sarebbe ritirarsi in maniera unilaterale dalla Striscia di Gaza non appena tutti i tunnel saranno distrutti. In questo caso, la fine dei lanci di razzi contro Israele non sarebbe affidata ad un accordo, come è stato nel caso delle precedenti operazioni, ma al semplice timore di Hamas di un’ulteriore rappresaglia da parte di Israele. Intanto l’esercito ha annunciato alla popolazione palestinese che può fare ritorno in alcune zone nel nord della Striscia.
Questo sviluppi nella crisi sono stati probabilmente influenzati dalla cattura di un soldato israeliano. Nella mattina di venerdì 1 agosto, infatti, poco dopo l’inizio della tregua umanitaria accettata sia da Israele sia da Hamas che sarebbe dovuta durare tre giorni, un soldato israeliano è sparito nei pressi di Rafah, nel sud della Striscia di Gaza, al confine con l’Egitto. Quando poche ore dopo la tregua è stata violata da entrambe le parti – non è ancora chiaro chi abbia sparato per primo, Israele e Stati Uniti hanno accusato Hamas – l’esercito israeliano ha fatto sapere di avere perso i contatti con il soldato Hadar Goldin, 23 anni, e ha aggiunto che probabilmente Goldin era stato catturato da miliziani di Hamas. Stando alla ricostruzione che fa il giornale israeliano liberal Haaretz, Goldin potrebbe essere stato catturato a seguito di un attacco suicida compiuto da un miliziano palestinese uscito da un tunnel proprio vicino a Rafah: nell’attacco sono rimasti uccisi altri due soldati israeliani. Qualche esponente di Hamas, tra cui Moussa Abu Marzouk, ha confermato la cattura del soldato, dicendo però che si era verificata prima dell’inizio della tregua. Dopo qualche ora, infine, l’ala militare di Hamas, le Brigate al-Qassam, ha negato di essere coinvolta nella cattura di Goldin: ha anche detto di avere perso i contatti con alcuni suoi combattenti nella stessa area vicino a Rafah, e che quindi sia i miliziani palestinesi che il soldato israeliano potrebbero essere rimasti uccisi nei combattimenti. Se invece venisse confermata la cattura di Goldin, scrive Haaretz, Israele entrerebbe nella sua “terza fase” della guerra a Gaza: la prima era iniziata il 7 luglio, e prevedeva solo gli attacchi aerei sulla Striscia; la seconda era subentrata dieci giorni dopo, con l’invasione di terra e l’obiettivo dichiarato dal governo israeliano di distruggere i tunnel di Hamas che dalla Striscia arrivano fino all’interno del territorio di Israele; la terza avrebbe come scopo il ritrovamento di Goldin. Haaretz dice: «È anche ovvio – senza bisogno di aspettare il voto del gabinetto – che l’esercito sarà mandato a interrogare qualsiasi fonte, demolire ogni casa e guardare da ogni parte alla ricerca del tenente Goldin. C’è un dovere umano, militare e della società al di là della politica, e il desiderio di evitare altri cinque anni di incubo che sarebbero un sequel del rapimento del soldato Shalit».
Secondo alcuni analisti, la scomparsa del soldato israeliano potrebbe ridurre le possibilità che Israele e Hamas possano trovare un altro accordo nel breve periodo per fermare i combattimenti e permettere alla popolazione della Striscia di Gaza di rifornirsi di cibo, seppellire i morti e curare i feriti. La tregua umanitaria cominciata venerdì mattina è durata di fatto poco meno di tre ore: dopo le accuse a Hamas di avere violato la sospensione dei combattimenti, Israele ha compiuto un attacco molto violento nei pressi di Rafah, uccidendo almeno 70 persone e ferendone circa 350. Dall’inizio dell’operazione militare israeliana “Margine di protezione”, nella Striscia di Gaza sono stati uccisi oltre 1.600 palestinesi, tra cui molte donne e bambini, e più di 60 israeliani.
Dopo la ripresa dei combattimenti, i colloqui di pace che erano previsti ieri al Cairo, la capitale dell’Egitto, sono stati sospesi, anche se potrebbero ricominciare oggi. Il presidente statunitense Barack Obama ha parlato ieri della situazione nella Striscia di Gaza, accusando duramente Hamas di avere violato la tregua umanitaria sostenuta dalle Nazioni Unite e dagli Stati Uniti. «Penso che sarà molto difficile riproporre una tregua se gli israeliani e la comunità internazionale non hanno fiducia in Hamas, e pensano che non rispetterà alcun impegno di cessate il fuoco». Obama ha anche ribadito il suo sostegno a Israele e ha detto che «dobbiamo fare molto di più per proteggere» la popolazione civile a Gaza. Anche il segretario delle Nazioni Unite Ban Ki-moon ha criticato Hamas, dicendo che il suo comportamenti ha provocato «serie conseguenze alla popolazione di Gaza e Israele».