È ora di fare sul serio con Putin?
È stato deciso un nuovo e più severo giro di sanzioni, stavolta anche dall'Europa, mentre circolano appelli a fare di più: "Uno stato mafioso dovrebbe essere trattato come tale"
Lunedì 28 luglio, in relazione all’abbattimento del volo MH17 in Ucraina, il governo degli Stati Uniti ha annunciato di aver deciso nuove e più severe sanzioni contro la Russia, di comune accordo con Regno Unito, Francia, Germania e Italia, dopo una videoconferenza – definita “insolita” dal New York Times – avvenuta tra i rispettivi capi di Stato e di governo, Barack Obama, David Cameron, Francois Hollande, Angela Merkel e Matteo Renzi. I cinque leader concordano “sull’importanza di sanzioni coordinate contro la Russia per il suo continuo trasferimento di armi, rifornimenti e combattenti in Ucraina dell’est, e chiedono alla Russia di cessare i suoi sforzi per destabilizzare il paese e di scegliere una via diplomatica per risolvere la crisi”.
Numerosi provvedimenti di questo genere sono stati decisi dagli Stati Uniti contro la Russia, dall’inizio del conflitto tra militari ucraini e separatisti filo-russi, ma si ritiene che questa volta le sanzioni possano essere molto più estese e riguardare i settori russi della finanza, dell’energia e soprattutto quello militare (la Francia vende veicoli militari alla Russia, per esempio). Inoltre, sostiene il New York Times, l’imposizione di queste sanzioni dovrebbe riguardare i paesi europei molto più di quanto non accaduto finora: «Dato che le loro economie dipendono molto dall’energia russa, gli europei finora hanno imposto sanzioni prevalentemente modeste, indirizzate più verso i singoli che non mirate a danneggiare l’economia russa».
Riguardo le sanzioni economiche, il New York Times riporta che a causa delle procedure e dei regolamenti europei i governi non possono intervenire in modo mirato contro singole banche russe come invece possono gli Stati Uniti, e quindi le misure finanziarie coinvolgeranno in modo più generico tutte le banche “prevalentemente” russe. Il New York Times segnala anche che il nuovo accordo tra Stati Uniti e governi europei è stato accolto con un grande e generico sollievo, perché si ritiene che possa rendere inefficaci eventuali tentativi da parte del presidente russo Vladimir Putin di indebolire l’alleanza tra Europa e Stati Uniti. Secondo una specie di ricostruzione fornita da alcuni funzionari americani al New York Times, il primo leader ad approvare le nuove sanzioni suggerite dagli Stati Uniti sarebbe stato il cancelliere tedesco Angela Merkel.
Intanto sono ripresi a circolare con insistenza anche alcuni motivi, meno recenti, di tensione internazionale tra Russia e Stati Uniti riguardo ai test di missili da crociera che la Russia starebbe effettuando fin dal 2008, stando a quanto riportato a gennaio scorso da funzionari statunitensi al New York Times. Nelle ultime ore un alto funzionario statunitense, rimasto anonimo, ha fatto sapere che, effettuando simili test, la Russia continua a violare un accordo bilaterale firmato da Stati Uniti e Russia nel 1987, durante la Guerra Fredda, che impone ai due paesi il divieto dell’uso di missili a medio raggio con una portata tra 500 e 5 mila e 500 chilometri. Lo stesso funzionario ha definito “molto seria” questa violazione.
Sebbene la crisi in Ucraina sia in corso – con fasi alterne ma più o meno regolarmente – dalla fine del 2013, le tensioni sul piano internazionale sono notevolmente aumentate in seguito all’abbattimento, giovedì 17 luglio, dell’aereo del volo MH17 di Malaysia Airlines, con a bordo 298 civili, precipitato in una zona dell’Ucraina dell’est controllata dai ribelli filo-russi. La versione dei fatti largamente più accreditata è che l’aereo sia stato colpito da un missile terra-aria, tesi fortemente sostenuta dal governo statunitense, la cui intelligence – fin dai primi giorni del disastro – ha più volte dichiarato che il lancia-missili utilizzato sarebbe stato fornito ai ribelli dalla Russia, e di averne le prove. A queste dichiarazioni, se si escludono le sanzioni, non sono seguite azioni di guerra.
Il settimanale tedesco Der Spiegel ha pubblicato lunedì 28 luglio un editoriale molto duro ed esplicito contro Putin, dal titolo “Fermare Putin: è arrivato per l’Europa il momento di agire”, che conferma sostanzialmente quanto emerge dall’articolo del New York Times, e cioè che la nuova linea – sanzioni più severe, anche militari – sia stata promossa in Europa principalmente dal governo tedesco. Nell’editoriale vengono per la prima volta pubblicamente condivisi e avvalorati i sospetti che la Russia sia “parzialmente responsabile” dell’abbattimento del volo MH17. «Un tempo considerato un uomo di Stato, il presidente russo si è dimostrato un paria della comunità internazionale», scrive Der Spiegel, che prosegue così:
Può darsi che l’abbattimento del volo MH17 sia stato un tragico errore. Il combattente che ha lanciato il missile non intendeva probabilmente abbattere un volo di linea. Ma ad ogni modo l’incidente è la conseguenza diretta delle settimane trascorse dalla Russia ad armare i separatisti. È un simbolo della depravazione di Putin – e anche del fallimento delle politiche occidentali. I rottami dell’aereo del volo MH17 sono anche i rottami della diplomazia.
Un altro articolo della settimana scorsa pubblicato su Foreign Policy – che definisce Putin “bugiardo, incompetente e insensibile rispetto alle vite umane” – tornava sulla questione delle sanzioni, sostenendo che il comportamento della Russia nella vicenda del volo MH17 richieda provvedimenti e sanzioni molto più severi da parte dell’Europa. «Parlare di investigazioni forensi a questo punto della vicenda è soltanto parlare, appunto – parlare. Secondo l’intelligence statunitense, al Cremlino la cosa sta bene al punto di aver già disposto l’invio di nuovi rifornimenti ai colpevoli in Ucraina», scrive Foreign Policy, che sostiene che i media dovrebbero partecipare cercando di informare il pubblico sul potere economico che ruota intorno a Putin e agli uomini del suo giro:
Diamo a Putin una possibilità chiara di scegliere: può continuare a consentire lo spargimento di sangue in Ucraina dell’est, e allora noi possiamo mostrare la gigantesca rete globale di conti in banche offshore, società di comodo e partecipazioni in proprietà immobiliari che appartengono a lui e alla sua rete criminale. Uno stato mafioso dovrebbe essere trattato come tale. E l’informazione dovrebbe essere utilizzata come un’arma, come avveniva durante la Guerra Fredda.
Foto: David Cameron, Francois Hollande e Angela Merkel durante una cerimonia a Ypres, in Belgio, il 26 giugno 2014. (AP Photo/Geert Vanden Wijngaert)