Gli altri italiani che hanno vinto il Tour
Era già successo nove volte ma non capitava da 16 anni: le storie e le foto di chi ci è riuscito prima di Nibali
Domenica 27 luglio il ciclista italiano Vincenzo Nibali ha vinto la 101esima edizione del Tour de France, la corsa ciclistica a tappe più famosa al mondo, da molti tradizionalmente ritenuta il successo più importante a cui un ciclista possa aspirare. Prima di lui, tra i ciclisti italiani, lo avevano vinto Ottavio Bottecchia (1924, 1925), Gino Bartali (1938, 1948), Fausto Coppi (1950, 1952), Gastone Nencini (1960), Felice Gimondi (1965) e Marco Pantani (1998). Come sintetizzato da un recente articolo del Wall Street Journal dedicato a Nibali, “vincere il Tour de France è il più grande successo individuale ottenibile da un atleta italiano – una categoria che non è esattamente in cima alla catena alimentare dello sport, in questi giorni”. E fa una serie di esempi tratti da altri sport.
Prima della vittoria di Nibali al Tour, l’Italia non ha ottenuto grandi successi in tornei sportivi individuali e internazionali: alle Olimpiadi di Londra 2012 ha vinto le uniche medaglie d’oro in discipline – scherma, canoa, tiro, taekwondo – in cui non vengono ricordati grandi leggende dello sport, se non tra i veri impallinati. Per quanto riguarda il tennis, Francesca Schiavone è stata l’ultima italiana – considerando sia categoria maschile che femminile – a vincere un torneo singolare del Grand Slam (il Roland Garros, nel 2010). L’ultimo italiano ad aver vinto un Campionato del mondo di Formula 1 è stato Alberto Ascari, nel 1953. Poi c’è Valentino Rossi, che ha vinto tanto – sei campionati di MotoGP – ma che non vince dal 2009 (e comunque “la MotoGP non è il ciclismo”, taglia corto il Wall Street Journal).
Insomma, anche per risonanza dell’evento sportivo e popolarità guadagnata dal vincitore, nessun atleta italiano ha ottenuto recentemente quello che è riuscito a ottenere Vincenzo Nibali. Il primo italiano a vincere il Tour fu Ottavio Bottecchia, nel 1924 (in quella edizione indossò la maglia gialla dal primo all’ultimo giorno). L’ultimo a vincere un Tour prima di Nibali fu invece Marco Pantani, nel 1998, qualche anno prima che la sua storia si concludesse nella stanza d’albergo di Rimini in cui fu trovato morto, il 14 febbraio 2004. Anche il Wall Street Journal, come molti altri, racconta che la madre di Pantani, lo scorso inverno, abbia regalato a Nibali la maglia gialla appartenuta a suo figlio, dicendogli: «Io ti do questa, tu riportami la tua».
Marco Pantani al Tour 1998
Dello straordinario 1998 di Marco Pantani – che quell’anno vinse Giro d’Italia e Tour de France, risultato ottenuto in precedenza soltanto da Fausto Coppi, tra gli italiani – si racconta spesso uno dei momenti più belli e memorabili di tutta la sua carriera. Il 27 luglio, durante la quindicesima tappa – una tappa di montagna lunga 189 chilometri, da Grenoble a Les Deux Alpes – Pantani completò un gran recupero in classifica generale sul ciclista tedesco Jan Ullrich, vincitore dell’edizione del 1997 e principale favorito per la vittoria finale anche nel 1998.
Nelle prime dieci tappe del giro Pantani aveva accumulato un ritardo di oltre 4 minuti da Ullrich, che nelle prove a cronometro era nettamente più forte di lui. In pratica Pantani vinse il Tour tutto in un’unica tappa: nella salita verso il Colle del Galibier – a circa 5-6 chilometri dalla vetta della montagna – affiancò e superò Ullrich, in maglia gialla, e arrivò al traguardo con un vantaggio pazzesco di 8 minuti e 57 secondi sul tedesco, che arrivò 25esimo. Pantani vinse la tappa, ottenne la maglia gialla e non la lasciò più fino alla fine del Tour.
(il video parte in automatico da poco prima dello scatto di Pantani su Ullrich)
Felice Gimondi, lo scalatore-passista
Prima di Nibali, Felice Gimondi è rimasto a lungo l’unico ciclista italiano ad aver vinto tutti e tre i Grandi Giri (Tour, Giro d’Italia e Vuelta di Spagna, che nessun ciclista è però mai riuscito a vincere nello stesso anno). Una delle cose che si dicono di Gimondi ogni volta che se ne parla è che, a differenza di Pantani e di parecchi altri scalatori, lui andava fortissimo nelle prove a cronometro. Quello del 1965 fu l’unico Tour vinto da Gimondi – che complessivamente vinse anche tre Giri d’Italia (1967, 1969, 1976) e una Vuelta di Spagna (1968) – e fu un successo clamoroso e indimenticabile soprattutto perché era il primo anno di Gimondi da ciclista professionista: neppure doveva esserci, a quel Tour, dato che sostituiva un compagno di squadra che si era ammalato qualche giorno prima dell’inizio della corsa.
Gimondi conquistò la maglia gialla alla terza tappa e non la smise praticamente più fino alla fine, eccetto che per un paio di giorni. Vinse anche due prove a cronometro su tre, e stupì moltissimi osservatori con la sua capacità di difendersi benissimo in salita, senza mai perdere troppo dai ciclisti che di volta in volta andavano più forte di lui nelle tappe di montagna (lo spagnolo Julio Jiménez e il francese Raymond Poulidor, principalmente).
Gastone Nencini e il Tour degli italiani
Gastone Nencini vinse nel 1960 a trent’anni – non tanto presto, per la media – un’edizione del Tour de France largamente dominata dagli italiani: dietro di lui, al secondo posto, arrivò Graziano Battistini, e la classifica scalatori fu vinta da un altro ciclista italiano, Imerio Massignan. In pratica in montagna se la giocavano soltanto loro. A dire il vero un altro ciclista forte in quel Tour c’era: era Rivière, un 23enne francese che vinse tre tappe, e che fino a un certo punto rimase in corsa per il primo posto in classifica generale. Poi, durante la 14esima tappa, precipitò con la bicicletta da un burrone e riportò una grave frattura alla colonna vertebrale per cui rimase paralizzato alle gambe (morì sedici anni dopo, nel 1976, per un tumore).
Altra curiosità su Nencini: è l’unico italiano ad aver vinto un Tour de France senza aver vinto neppure una tappa.
La caduta di Bartali
Bartali vinse il suo primo Tour nel 1938, quando aveva 24 anni, ma avrebbe potuto vincerlo già l’anno prima: è una storia che tra gli appassionati di ciclismo conoscono praticamente tutti ma che in genere si racconta meno spesso. Nel Tour de France del 1937 era riuscito a ottenere la maglia gialla al termine della settima tappa, da Aix-les-Bains a Grenoble, e in generale sembrava messo piuttosto bene rispetto ai suoi principali avversari. Purtroppo durante l’ottava tappa, da Grenoble a Briançon, uno dei ciclisti che correva nel suo gruppo scivolò sull’asfalto bagnato quando mancavano circa 40 chilometri all’arrivo, e a Bartali – che rimase coinvolto nella caduta – andò molto peggio: volò letteralmente oltre il parapetto di un ponticello e finì nelle acque del torrente Colau. Lo soccorsero e lui riuscì a rimettersi sulla bicicletta e a raggiungere lentamente il traguardo sebbene avesse riportato diverse ferite, che insieme a una successiva bronchite (l’acqua del torrente era piuttosto fredda) lo costrinsero al ritiro pochi giorni più tardi.
Gran parte del vantaggio che lo portò alla vittoria del Tour l’anno seguente, nel 1938, Bartali in un certo senso lo ottenne proprio dalle parti di quel torrente: nella 17esima tappa, da Digne-les-Bains a Briançon. «Pensate al destino: proprio sulle stesse strade (ma fatte in senso contrario, da Digne a Briançon) che avevano visto la mia disfatta un anno prima, quando correvo tutto fasciato, costruii la vittoria», scrisse poi in un suo libro.
Il grande Coppi
Fausto Coppi, invece, vinse il suo primo giro a 30 anni, nel 1949, dopo avere vinto tre Giri d’Italia nei precedenti dieci anni. Quell’anno partì malissimo, accumulando circa mezz’ora di ritardo nelle prime tappe (un distacco enorme: all’ultimo Tour, Nibali era piuttosto sicuro di vincere dopo avere accumulato un vantaggio di pochi minuti). Fu il primo ciclista a vincere sia il Tour sia il Giro nello stesso anno. Partecipò solamente ad altre due edizioni, nel 1951 e nel 1952. Nel 1951 arrivò decimo, mentre nel 1952 vinse per la seconda volta il Tour vincendo anche cinque tappe: è l’anno in cui venne scattata quella famosa foto in cui Bartali, appena dietro, gli passava una bottiglietta d’acqua, mentre era davanti a lui e indossava la maglia gialla.