La Russia dovrà risarcire gli azionisti di Yukos
Il tribunale dell'Aia ha stabilito che dovrà pagare 50 miliardi di dollari per aver costretto alla bancarotta la più grande compagnia petrolifera russa, quella di Mikhail Khodorkovsky
La Corte permanente di arbitrato dell’Aia, nei Paesi Bassi, ha ordinato alla Russia di pagare un risarcimento di oltre 37 miliardi di euro a un gruppo di ex azionisti di Yukos, la più grande compagnia petrolifera russa, controllata fino al 2003 dall’oligarca Mikhail Khodorkovsky.
Khodorkovsky, che all’epoca era l’uomo più ricco della Russia, venne arrestato nel 2003 e condannato nel 2005 con l’accusa di frode fiscale. Nel 2006 il governo russo dichiarò Yukos in bancarotta e la nazionalizzò: gran parte delle quote passò alla società statale Rosneft guidata da Igor Sechin, alleato del presidente Vladimir Putin. Le accuse contro Khodorkovsky sono state considerate pretestuose da un vasto movimento di opinione, soprattutto in Occidente: lui si è sempre detto innocente e ha accusato il governo di averlo perseguitato per via delle sue opinioni politiche.
La corte ha stabilito che la Russia ha costretto Yukos alla bancarotta. Il caso era stato sottoposto alla corte da una filiale della holding GML, che – con il nome di Menatep – era la principale azionista di Yukos ed era gestita da Khodorkovsky. Il risarcimento richiesto da GML era di 114 miliardi di dollari (84 miliardi di euro) ma il presidente della società, Tim Osborne, ha comunque definito quello concesso dal tribunale «molto favorevole», ricordando che «la maggioranza degli azionisti di Yukos venne lasciata senza risarcimento per la perdita dei loro investimenti quando la Russia espropriò illegalmente Yukos». Il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov ha invece detto che il suo paese userà «tutte le vie legali per difendere la sua posizione». Un avvocato di GML ha detto che la Russia ha 180 giorni di tempo, fino al 15 gennaio 2015, per iniziare a pagare il risarcimento; dopo di ché inizieranno ad aggiungersi gli interessi.
Khodorkovsky, che non ha partecipato alla causa e non possiede azioni di GML, è uscito dal carcere nel dicembre 2013 dopo dieci anni grazie a un’amnistia. Ora vive in Svizzera.
Foto: Il logo di Yukos in un palazzo a Mosca, in una foto del 2004 (DENIS SINYAKOV/AFP/Getty Images)