La volta che vinse Pantani
Le foto di un'edizione indimenticabile del Tour de France, vista da qui
Il Tour de France del 1998 fu un’edizione memorabile per il ciclismo italiano: lo vinse uno dei ciclisti italiani più amati di sempre, Marco Pantani, e fu accompagnato da una partecipazione di pubblico notevole, probabilmente rimasta ineguagliata negli anni che seguirono.
La corsa si svolse in condizioni difficilmente ripetibili, da un punto di vista sportivo: cominciò l’11 luglio, un giorno prima della fine del campionato mondiale di calcio, giocato in Francia e vinto dalla Francia (che aveva peraltro eliminato l’Italia, ai quarti di finale). In Italia l’interesse per il ciclismo era già a livelli piuttosto alti: a giugno Pantani aveva vinto il Giro d’Italia e le sue straordinarie doti di scalatore – unite alla sua immagine carismatica e riconoscibile – gli avevano consentito di farsi conoscere e apprezzare da un pubblico molto più vasto rispetto a quello che segue abitualmente il ciclismo.
Il successo di Pantani fu talmente grande da coinvolgere anche tutti quelli di cui altrimenti in pochi in Italia ricorderebbero persino la faccia. Né prima né dopo quel Tour, il ciclista tedesco Jan Ullrich – che pure aveva vinto l’edizione del 1997 – guadagnò una tale riconoscibilità e popolarità riflessa: per gli italiani ancora oggi rimane il principale rivale di Pantani al Tour del 1998.
Fu anche il Tour del doping, per lo scandalo che coinvolse la squadra Festina. Qualche giorno prima dell’inizio della corsa all’interno della macchina di un preparatore della squadra venne ritrovata una consistente quantità di sostanze dopanti, principalmente anabolizzanti e anticoagulanti. Ma fu il Tour del doping, in un certo senso, anche per la lettura retrospettiva che ne fecero alcuni commentatori quando Marco Pantani, l’anno seguente, fu escluso dal Giro d’Italia in seguito ai risultati di alcuni test.
Pantani che pedala in salita – con la bandana, il pizzetto colorato, a bocca aperta per lo sforzo, e con i segni della sofferenza fisica sul volto – è l’immagine comune presente nel ricordo che un incalcolabile numero di persone – suoi tifosi, suoi detrattori, sportivi occasionali, e anche veri appassionati di ciclismo – conservano di lui.