Che cos’è Hamas
Un po' di cose sul gruppo che sta combattendo contro Israele nella guerra a Gaza: quando è nato? Perché si parla di una fazione iraniana? E cosa c'entra il Qatar?
Negli ultimi venti giorni Israele è stato impegnato in una serie di operazioni militari nella Striscia di Gaza in cui sono stati uccisi oltre 1.100 palestinesi. L’obiettivo dichiarato di Israele all’inizio dell’operazione “Margine di protezione” era quello di individuare ed eliminare i tunnel sotterranei costruiti da Hamas che dalla Striscia di Gaza portano in territorio israeliano. In generale Israele vorrebbe diminuire la “potenza di fuoco” di Hamas, e colpire i suoi leader. Hamas, a differenza di quanto spesso si pensa, non è però un’organizzazione monolitica al suo interno: anche in questo periodo è divisa in due correnti principali.
Che cos’è Hamas
Hamas è un movimento politico di ispirazione religiosa che controlla di fatto – anche se non completamente – la Striscia di Gaza: gestisce scuole e ospedali e possiede un’ala armata, le brigate al-Qassam, i cui membri lanciano razzi contro Israele e combattono l’esercito israeliano. Hamas ha vinto le elezioni legislative palestinesi nel 2006 e dall’anno successivo ha cominciato a governare la Striscia di Gaza: come ha raccontato Giovanni Fontana sul suo blog, nella Striscia Hamas ha messo in atto molti principi della legge islamica. Ad esempio ha vietato di consumare alcolici e ha imposto parecchie limitazioni alle donne, per esempio relative all’abbigliamento e al divieto a girare accompagnate da uomini diversi dai propri parenti più stretti o dal proprio marito. Le organizzazione non governative che operano nella Striscia di Gaza e che non garantiscono la segregazione dei sessi sono state osteggiate, qualcuna è stata costretta a chiudere. Per assicurarsi che queste regole vengano rispettate, Hamas possiede un apposito corpo di “polizia morale”.
Hamas è molto popolare tra i palestinesi, inclusi quelli che vivono in Cisgiordania, territorio controllato invece dal movimento più moderato di Fatah. Secondo gli ultimi sondaggi, più del cinquanta per cento dei palestinesi è favorevole a Hamas. Questo è possibile in parte perché Hamas si è sempre voluto mostrare come il “movimento forte”, poco incline al compromesso e intenzionato a distruggere completamente lo stato ebraico. Buona parte del suo successo deriva anche dalle sue politiche di welfare, particolarmente importanti nella Striscia, dove circa il 40 per cento della popolazione è disoccupata. Hamas gestisce scuole, moschee e ospedali: paga anche una pensione alle famiglie dei miliziani morti e ripaga parte dei danni ad alcune delle famiglie che perdono l’abitazione durante i bombardamenti israeliani.
Un po’ di storia
Hamas fu fondata ufficialmente nel 1987 dallo sceicco Ahmed Yassin, ucciso nel 2004 da un attacco aereo israeliano. Ma le prime attività di quello che sotto la guida di Yassin sarebbe diventato Hamas, risalgono agli anni ’70. All’epoca, la principale preoccupazione di Israele nei territori occupati – sia la Cisgiordania che la Striscia di Gaza – erano le organizzazioni laiche e nazionaliste, come l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP). I gruppi di natura religiosa non erano perseguitati e in alcuni casi erano anche aiutati da Israele in progetti per la costruzione di scuole e moschee. Yassin cominciò le sue attività in Palestina in questo modo, fondando la sezione palestinese dei Fratelli Musulmani.
Le cose cominciarono a cambiare alla fine degli anni Settanta, quando l’ayatollah Ruhollah Khomeini prese il potere in Iran, cacciando lo scià Reza Pahlavi e fondando una teocrazia islamica. In quegli anni in Palestina cominciarono a nascere gruppi islamici particolarmente estremisti, che usavano come mezzo per raggiungere i loro obiettivi la lotta armata: uno dei nuovi gruppi era il Jihad Islamico, nato da una scissione all’interno dei Fratelli Musulmani. Nel 1987, quando cominciò la grande insurrezione palestinese diventata famosa come “Prima Intifada”, nacque ufficialmente Hamas. Il suo statuto fondativo, attualmente in vigore, stabilisce una serie di principi molto precisi, come la conquista dell’intera Palestina e la distruzione di Israele. Hamas e la sua ala armata, le Brigate al-Qassam, sono stati negli ultimi tre decenni tra i principali responsabili dei molti attacchi subiti da Israele. Nel corso della Seconda Intifada, cominciata nel settembre del 2000, si calcola che quasi la metà di tutti gli attacchi compiuti contro Israele furono compiuto da miliziani di Hamas e delle brigate al-Qassam.
Nel 2006 Hamas vinse le elezioni per eleggere il Consiglio Legislativo Palestinese (il Parlamento della Palestina). Ismail Haniyeh, membro di Hamas, venne nominato primo ministro dell’Autorità Nazionale Palestinese (ANP), ma Fatah – il partito arrivato secondo alle elezioni e che aveva espresso fino a quel momento il presidente dell’ANP – cercò di impedire al nuovo governo di funzionare in maniera efficace. Tra Fatah e Hamas ci furono una serie di incidenti che portarono nel 2007 alla Guerra civile di Gaza, alla fine della quale i membri di Fatah furono espulsi dalla Striscia. Da allora la Cisgiordania è governata da Fatah e la Striscia di Gaza da Hamas. La situazione è cambiata pochi mesi fa, quando a causa del suo isolamento internazionale (ci arriviamo), Hamas ha deciso di appoggiare il governo di Fatah – formando un governo di riconciliazione nazionale – pur non avendo nemmeno uno dei suoi uomini tra i ministri.
Hamas oggi
Negli ultimi anni Hamas sta affrontando una serie di problemi e difficoltà esterne e interne. Per prima cosa c’è l’isolamento internazionale nel quale il gruppo si è trovato da circa un anno a questa parte. La caduta di Mohammed Morsi in Egitto – esponente dei Fratelli Musulmani che fu costretto a lasciare la presidenza nell’estate scorsa, a causa di un colpo di stato compiuto dall’esercito – ha privato l’organizzazione di uno dei suoi principali alleati. L’altro importante alleato di Hamas, la Siria, si trova in grave difficoltà a causa della guerra e non è più in grado di fornire un sostegno significativo all’organizzazione: per esempio molti leader di Hamas vivevano in esilio a Damasco, la capitale siriana, e hanno dovuto lasciare la città dopo l’inizio della guerra. Il terzo alleato nella regione, l’Iran, si trova impegnato già su altri fronti (Siria ed Iraq) e non può più appoggiare l’organizzazione come faceva un tempo (qui potete trovare l’infografica di Slate su i rapporti e le alleanze tra i vari gruppi e stati del Medio Oriente).
Questa situazione ha portato a una serie di divisioni all’interno del movimento stesso. Semplificando, ci sono due fazioni, come ha raccontato Giulio Meotti sul Foglio. La prima è quella più vicina all’ultimo alleato di Hamas in ordine di tempo, il Qatar: si tratta di un gruppo più “moderato”, capeggiato da uomini come l’ex primo ministro Ismail Haniyeh e Khaled Meshaal, che vive in esilio proprio in Qatar. I suoi ideali non sono più espressi in maniera efficace dallo statuto fondativo di Hamas, dove si parla di distruzione di Israele, ma sono esplicitati meglio nel programma elettorale del 2006, in cui si parla di creazione di uno stato palestinese con capitale Gerusalemme. Per quanto moderato, questo gruppo non è mai arrivato a proporre una pace definitiva con il governo israeliano, ma – come dichiarò Meshaal nel 2006 – al massimo una tregua di dieci anni, senza la garanzia di impedire ad altri gruppi di attaccare Israele.
L’altra fazione è composta dai cosiddetti “iraniani”, cioè dai membri di Hamas più vicini all’Iran, più intenzionati a proseguire la guerra con Israele e meno inclini ai compromessi. Tra i leader di questo gruppo ci sono Marwan Issa, che guida la delegazione di Hamas in Iran e Mohammed Deif, quello che gli analisti ritengono il capo delle brigate al-Qassam, il ramo militare di Hamas. Deif è un personaggio misterioso: non esistono praticamente né foto né video che lo ritraggono. È stato dato per morto parecchie volte, ma le notizie si sono sempre rivelate false. Si dice che otto anni fa abbia perso gambe e braccia in uno dei numerosi tentativi di assassinarlo da parte di Israele (la sua casa a Gaza è stata bombardata anche negli ultimi giorni). A quanto pare, Deif e Issa stanno conducendo una guerra contro Israele, ma nel contempo combattono una battaglia anche contro gli esuli, cercando di sabotare quelli che loro ritengono compromessi al ribasso con Israele.
Haniyeh e Meshaal sono stati attaccati anche per il loro stile di vita. Meshaal è stato fotografato in un albergo di lusso in Qatar, mentre Haniyeh ha speso milioni di dollari per comprare alcune proprietà sulla costa della Striscia di Gaza. In passato suo figlio è stato fermato al confine con l’Egitto mentre trasportava alcuni milioni di dollari. Secondo gli iraniani, i leader di Hamas dovrebbero essere militanti sempre impegnati in prima linea e non dei ricchi esuli. La difficoltà del ramo politico e “moderato” di Hamas nel trattare con la sua ala militare “iraniana” è uno dei motivi per cui raggiungere tregue o compromessi con l’organizzazione è particolarmente difficile.
C’è anche un’ultima cosa da considerare: Hamas non controlla completamente la Striscia. A Gaza esistono diversi altri gruppi di miliziani armati a volte alleati e a volte ostili a Hamas. Il Jihad Islamico è il più grande di questi gruppi e sembra che possa contare su circa diecimila affiliati. Come la fazione degli “iraniani”, anche questi gruppi spesso si oppongono alle aperture o ai tentativi di tregua proposti dalla leadership più “moderata”. La catena di comando poco chiara e l’indipendenza di questi vari gruppi gli uni dagli altri rende spesso molto difficile per Hamas rispettare gli accordi e le tregue.