Più di mille morti a Gaza
Oggi decine di corpi sono stati estratti dalle macerie delle città della Striscia attaccate da Israele: la tregua umanitaria iniziata stamattina è finita alle 19
Nella Striscia di Gaza dalle 8 di mattina ora locale (erano le 7 in Italia) è cominciata una “tregua umanitaria” accettata da Israele e Hamas la sera precedente. La tregua, la prima che ha coinvolto tutto il territorio della Striscia da quando è cominciata l’operazione militare israeliana “Margine di protezione” diciannove giorni fa, è stata rispettata per tutte le 12 ore previste, senza incidenti o scontri rilevanti. In serata il governo israeliano ha accettato di prolungare la tregua per altre quattro ore, mentre Hamas deve ancora rispondere. Appena dopo le 19 ora italiana, quindi qualche minuto dopo la fine della tregua, sono suonate le sirene nel sud di Israele, segnale di avvertimento dell’arrivo dei razzi lanciati dalla Striscia di Gaza. Intanto oggi sono cominciati a Parigi altri colloqui di pace, a cui è presente anche il segretario di stato americano John Kerry, che ieri aveva visto la sua ultima proposta di pace, che prevedeva una tregua di cinque giorni, essere rifiutata da Israele.
Durante la tregua di oggi i soldati hanno continuato a cercare i tunnel sotterranei usati dai militanti di Hamas: prima che iniziasse avevano detto che avrebbero risposto «nel caso i terroristi scelgano di sfruttare questo periodo di tempo per attaccare il personale delle forze di sicurezza israeliane o sparare contro civili israeliani». Le 12 ore sono state usate da molti palestinesi per tornare nelle loro case, che erano stati costretti a lasciare a causa degli attacchi dell’esercito israeliano: decine di corpi sono stati recuperati tra le macerie in diverse città della Striscia di Gaza, in particolare nell’area di Beit Hanoun, una delle più colpite. Il ministro della Salute di Gaza ha detto che il numero dei palestinesi uccisi dall’inizio dell’operazione “Margine di protezione” è salito a 1.032.
Foto di Beit Hanoun scattata dal collega @cosimocaridi pic.twitter.com/Hakon0Q3K4
— michele giorgio (@michelegiorgio2) 26 Luglio 2014
Le condizioni poste da Israele all’inizio della tregua hanno fatto venire molti dubbi sulla sua efficacia. Jon Donnison, giornalista di BBC, ha scritto: «Se Israele va avanti a colpire i tunnel a Gaza durante le 12 ore di tregua umanitaria, credo che le cose peggioreranno rapidamente».
If Israel is going to keep blowing up tunnels inside #gaza during 12 hour humanitarian truce, I can see things quickly unravelling. — Jon Donnison (@JonDonnison) 26 Luglio 2014
Anche Hugh Naylor, giornalista di The National, ha scritto: «Non penso che qualcuno possa classificare questa come una tregua, se le operazioni dell’esercito israeliano a Gaza vanno avanti».
I don’t think one can classify this as a ceasefire if Israeli military operations in Gaza are still continuing (i.e. the tunnels). — Hugh Naylor (@HughNaylor) July 26, 2014
Israele ha accettato la proposta di una tregua umanitaria di dodici ore poco dopo che il ministro della Difesa israeliano, Moshe Yaalon, aveva annunciato che le operazioni di terra a Gaza potrebbero essere estese ulteriormente e in maniera significativa nei prossimi giorni. Israele aveva anche rifiutato un piano proposto dal segretario di stato John Kerry per una tregua umanitaria di cinque giorni. Venerdì sera Kerry, parlando dal Cairo, aveva negato che la sua proposta fosse stata presentata formalmente alle due parti: diversi importanti giornalisti israeliani, come Barak Ravid di Haaretz, l’avevano smentito scrivendo che il piano era stato bocciato dal gabinetto di Israele con una votazione vera e propria.
.@JohnKerry‘s attempts to downplay the fact Israel rejected his proposal are just pathetic — Barak Ravid (@BarakRavid) 25 Luglio 2014
Secondo Michael Oren, ex ambasciatore israeliano negli Stati Uniti, Israele ha rifiutato la proposta iniziale di Kerry perché non vuole che Hamas usi una settimana di tregua per dispiegare di nuovo i suoi combattenti e i suoi missili. Oren ha anche detto al Washington Post che il primo ministro Benjamin Netanyahu non sta subendo alcuna pressione interna per mettere fine agli attacchi nella Striscia di Gaza: «Abbiamo avuto finora il doppio delle perdite [israeliane, ndr] che abbiamo avuto nelle ultime due operazioni» contro Hamas a Gaza. «C’è un forte sentimento che dobbiamo andare avanti e fare pressione su Hamas per ottenere un cambiamento fondamentale, che prevede il disarmo del gruppo». Venerdì Israele ha anche riconosciuto che i tre ragazzi israeliani scomparsi lo scorso 12 giugno vicino a Hebron, in Cisgiordania, non erano stati rapiti e poi uccisi da Hamas: fino ad ora il governo israeliano aveva incolpato Hamas, e le tensioni che erano nate per quella vicenda erano state riconosciute come la causa contingente dell’inizio delle operazioni militari nella Striscia.
Intanto venerdì sono proseguiti gli attacchi sulla Striscia di Gaza, che hanno colpito, tra gli altri obiettivi, anche la casa di Salah Hassanein, leader dell’ala militare del Jihad Islamico (un altro gruppo palestinese che combatte nella Striscia di Gaza contro Israele). Lo stesso gruppo ha detto che Hassanein è stato ucciso insieme ai suoi due figli. Venerdì ci sono stati anche degli scontri piuttosto violenti tra palestinesi e forze di sicurezza israeliane in Cisgiordania, nei quali sono stati uccisi cinque palestinesi. I palestinesi uccisi nella Striscia dall’inizio dell’operazione israeliana “Margine di protezione” sono 884, secondo il ministro della Salute di Gaza, mentre gli israeliani uccisi sono 38.