Carlo Tavecchio e gli stranieri nei campionati italiani di calcio
Il principale candidato alla presidenza della FIGC ha detto che in Italia "Opti Pobà è venuto qua, che prima mangiava le banane e adesso gioca titolare nella Lazio"
Carlo Tavecchio, 71enne presidente della Lega Nazionale Dilettanti (LND) di calcio, ha tenuto ieri un discorso molto contestato durante un’assemblea della LND in cui presentava la sua candidatura a presidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC), l’organo che controlla e gestisce il calcio in Italia. Da giorni Tavecchio è considerato il candidato principale per sostituire Giancarlo Abete, in carica dal 2007, come prossimo presidente: Abete aveva infatti presentato le sue dimissioni dopo l’eliminazione della Nazionale ai Mondiali di calcio assieme all’allenatore Cesare Prandelli. Nel suo discorso, parlando del problema dell’eccessiva presenza di giocatori stranieri nei campionati italiani, Tavecchio ha detto:
«Le questioni di accoglienza sono un conto, le questioni del gioco sono un altro. L’Inghilterra individua dei soggetti che entrano, se hanno professionalità per farli giocare, noi invece diciamo che “Opti Pobà” [nome inventato per un presunto giocatore africano] è venuto qua, che prima mangiava le banane e adesso gioca titolare nella Lazio e va bene così»
Tavecchio si è poi scusato per questa sua frase, spiegando che si riferiva «al curriculum e alla professionalità richiesti dal calcio inglese per i giocatori che vengono dall’Africa o da altri paesi. Se qualcuno ha interpretato il mio intervento come offensivo, me ne scuso. Tra l’altro la mia vita è improntata all’impegno sociale, al rispetto delle persone, tutte, e al volontariato: in particolare in Africa».
Tavecchio è nato a Ponte Lambro, in provincia di Como, nel 1943. È diplomato in ragioneria e ha lavorato come dirigente di banca. È stato sindaco di Ponte Lambro per quattro legislature consecutive, dal 1976 al 1995 (apparteneva alla Democrazia Cristiana). Fa parte della LND dal 1987: dal 1992 al 1996 ha ricoperto la carica di vicepresidente nazionale, mentre dal 1999 ne è presidente. Dal 2007 è inoltre vicepresidente della FIGC.
Il presidente FIGC viene eletto dall’Assemblea della federazione, di cui fanno parte i cosiddetti “delegati”: cioè i rappresentanti delle squadre di dilettanti e professionisti, di calciatori, allenatori e arbitri. L’elezione del prossimo presidente è stata fissata per l’11 agosto: da alcuni giorni i giornali danno per certa l’elezione di Tavecchio, che secondo quanto ha scritto venerdì 25 luglio la Gazzetta dello Sport dispone dell’appoggio della maggior parte delle squadre di Serie A, Serie B, Lega Pro e Lega Dilettanti, oltre che dei delegati degli arbitri: la Gazzetta ha previsto che otterrà circa il 69 per cento dei voti. Il secondo candidato principale per la carica era Demetrio Albertini, ex centrocampista del Milan e della Nazionale e dal 2007 vicepresidente della FIGC. Albertini aveva ottenuto il sostegno da parte dei delegati dei calciatori e degli allenatori (in totale, corrispondenti a una cifra vicina al 30 per cento dei voti totali).
Il presidente della FIGC svolge diversi compiti: secondo lo statuto «ha la responsabilità generale dell’area tecnico-sportiva ed esercita le funzioni apicali di programmazione, indirizzo e controllo relative al perseguimento dei risultati agonistici a livello nazionale e internazionale». In pratica, oltre a sovrintendere ai doveri organizzativi della FIGC, organizza fra le altre cose il programma della Nazionale – di cui sceglie anche l’allenatore: una questione piuttosto delicata di cui i giornali scrivono ormai da settimane – e propone al Consiglio federale il presidente del Settore Tecnico, la struttura che «ha competenza nei rapporti internazionali nelle materie attinenti la formazione del giuoco e le tecniche di formazione di tecnici e atleti».
foto: Roberto Monaldo / LaPresse