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  • Venerdì 25 luglio 2014

L’attacco alla scuola ONU a Gaza

Sono rimasti uccisi 15 palestinesi, non è chiaro se per responsabilità dell'esercito israeliano o di Hamas; intanto c'è stato un grande corteo in Cisgiordania

Giovedì 24 luglio è stato uno dei giorni con più morti nella Striscia da Gaza da quando è iniziata l’operazione militare israeliana, oltre due settimane fa. Tra gli edifici colpiti c’è stata una scuola gestita dalle Nazioni Unite nel nord di Gaza, dove si trovavano da diversi giorni migliaia di sfollati che erano stati costretti a lasciare le proprie case per gli attacchi israeliani. Nell’attacco sono morti almeno 15 palestinesi, e altri 200 sono rimasti feriti, tra cui molte donne e bambini. Non è ancora chiaro chi abbia colpito la scuola: in un primo momento la responsabilità era stata data all’esercito israeliano, che poi però ha inviato un comunicato ai giornalisti per dire che la scuola in realtà era stata colpita da alcuni missili di Hamas “andati corti”. Poi è sembrato che, in una serie di tweet dall’account delle sue forze armate, Israele confermasse di avere attaccato la zona intorno alla scuola dopo averla individuata come posto da cui erano partiti nei giorni precedenti diversi razzi di Hamas.

Nelle foto si vedono tracce di sangue, quindi occhio, se siete impressionabili.

Cosa sappiamo
La scuola colpita si trova nella città di Beit Hanoun, nel nord di Gaza, ed è gestita dall’Agenzia delle Nazioni Unite per il Soccorso e l’Occupazione (UNRWA) dei profughi palestinesi. Lunedì l’esercito israeliano aveva chiesto ai responsabili della scuola di evacuare l’edificio, perché da quella zona erano partiti diversi razzi di Hamas diretti verso Israele. Era quindi possibile un attacco israeliano. Giovedì le Nazioni Unite hanno deciso di ritirare il loro staff dalla scuola e di interrompere la fornitura di cibo agli sfollati: poco dopo sono cominciate le esplosioni, non si capisce se provocate dagli israeliani o da dei missili andati fuori bersaglio di Hamas. Le stesse Nazioni Unite hanno detto che non sono in grado di confermare l’origine delle esplosioni.

Ieri l’esercito israeliano ha pubblicato una serie di tweet per spiegare la sua posizione sull’attacco alla scuola di Beit Hanoun.

«Negli ultimi giorni, Hamas ha lanciato dei missili dall’area di Beit Hanoun dove si trova il centro sfollati dell’UNRWA»

 

«La scorsa notte, abbiamo detto alla Croce Rossa di evacuare i civili dal centro sfollati dell’UNRWA a Beith Hanoun, tra le 10 e le 14. UNRWA e la Croce Rossa hanno ricevuto il messaggio»

 

«Oggi Hamas ha continuato ad attaccare da Beit Hanoun. L’esercito israeliano ha risposto colpendo la fonte degli attacchi»

 

«Ancora oggi, parecchi missili lanciati da Gaza verso Israele sono caduti corti e hanno colpito Beit Hanoun»

 

Diversi testimoni sopravvissuti all’attacco hanno invece raccontato ad alcuni giornalisti a Gaza che la scuola è stata colpita da granate, probabilmente partite da carri armati. Se così fosse, la responsabilità sarebbe di Israele. Non è la prima volta comunque che Israele colpisce strutture delle Nazioni Unite nella Striscia: era successo in altre due occasioni negli ultimi diciassette giorni, e in due occasioni l’ONU aveva detto di avere trovato armi di Hamas nelle proprie strutture.

 

Gli scontri in Cisgiordania
Giovedì circa 10mila persone hanno partecipato a una manifestazione anti-israeliana da Ramallah a Gerusalemme est. Ci sono stati scontri tra diversi manifestanti e le forze di sicurezza israeliane: almeno due palestinesi sono rimasti uccisi e altre 200 persone sono state ferite. L’esercito israeliano ha confermato di avere usato “mezzi anti-sommossa” contro il corteo, dopo che alcuni manifestanti hanno cominciato a lanciare pietre e a bloccare le strade bruciando pneumatici. Almeno 20 manifestanti sono stati arrestati, ha detto la polizia israeliana.

La manifestazione era stata indetta da Mahmoud Abbas, presidente di Fatah, il gruppo politico che governa in Cisgiordania, in solidarietà con i palestinesi della Striscia di Gaza (che invece è governata da Hamas, anche se da giugno i due gruppi hanno trovato un accordo per un governo di riconciliazione nazionale). I media israeliani hanno descritto la manifestazione in Cisgiordania di giovedì come la più grande dalla Seconda Intifada (2000-2005). I leader palestinesi hanno anche indetto una “giornata della rabbia” per oggi, venerdì 25 luglio, uno degli ultimi giorni del Ramadan.

A che punto sono i negoziati per una tregua
Haaretz scrive che John Kerry, segretario di stato americano, ha preparato una bozza per una tregua e l’ha inviata a entrambe le parti, Hamas e il governo israeliano, e sta aspettando una risposta. La proposta di Kerry, che è stata presentata al primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu mercoledì sera, contiene elementi che Haaretz sintetizza in tre punti:

– una settimana di tregua a partire da domenica durante la quale le forze israeliane potranno rimanere nella Striscia di Gaza;
– sempre durante la tregua Israele e Hamas cominceranno nuovi negoziati su un accordo di tregua permanente, con la mediazione dell’Egitto (anche l’Autorità Palestinese, il governo della Palestina, parteciperà ai colloqui);
– gli Stati Uniti, il segretario generale dell’Onu e l’Unione Europea garantiranno a entrambe le parti che i negoziati tratteranno di alcune questioni considerate fondamentali, come il disarmo di Hamas e la sospensione dell’embargo su Gaza.