I soliti libri da leggere nelle vacanze
Cresce un dibattito sull'immutabile elenco di libri di Sciascia, Calvino, eccetera, che gli insegnanti assegnano agli studenti per l'estate
Oggi sul Corriere della Sera, il critico Paolo Di Stefano torna su un tema familiare a tutta l’Italia, dopo che la questione era stata aperta dallo scrittore Paolo Di Paolo con un articolo sulla Stampa: arriva l’estate, e le fragili classifiche di vendita dei libri vedono riaffiorare testi di classici italiani che scavalcano “bestseller” più attuali, ricordando ai meno giovani che è il momento in cui gli studenti delle scuole – o i loro genitori – vanno a comprare “i libri per le vacanze”, assegnati dagli insegnanti. Ma appunto, come ricordano Di Paolo e Di Stefano, quei libri sono sempre gli stessi da decenni, come se il mondo da mostrare agli studenti non fosse cambiato, come se la letteratura non lo avesse più raccontato, come se nella formazione scolastica quel tipo di letture fossero attuali a priori, o più probabilmente per un anacronistico rapporto degli insegnanti con un periodo passato, e una mancanza di aggiornamento.
C’è un fenomeno curioso che si ripete intorno al solstizio d’estate, ma non riguarda l’astronomia. A giugno, nelle classifiche dei libri più venduti – solitamente prive di sorprese – si affacciano regolarmente tre o quattro titoli di Italo Calvino, sempre gli stessi, e Se questo è un uomo di Primo Levi. Che succede? Niente di speciale: letture consigliate (o imposte) dalla scuola per le vacanze. Se compaiono fra i best-seller, è segno che la scelta degli insegnanti italiani è di massa: la trilogia degli Antenati – Il barone rampante, Il visconte dimezzato, Il cavaliere inesistente – e il grande e terribile romanzo testimoniale di Levi sulla Shoah costituiscono da più di quarant’anni le punte del canone scolastico
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Niente di nuovo sotto il solleone, da trenta-quarant’anni. Ogni estate che il Signore mandi benevolmente sulla Terra, le classifiche dei libri subiscono la solita stanca respirazione bocca a bocca della scuola. Provate a dare un’occhiata: vedrete lievitare nella narrativa italiana almeno quattro-cinque romanzi di Italo Calvino. Non La giornata di uno scrutatore , ma immancabilmente: Il sentiero dei nidi di ragno , l’intera trilogia a raffica, Le città invisibili . Poi: un paio di Pavese, un paio di Fenoglio, un paio di Sciascia. E Primo Levi. Pochi titoli (da decenni sempre quelli) per pagare lo scotto civile alla Resistenza, alla Shoah, alla mafia; quello di genere, dal neorealismo al fantastico; quello geografico distribuendo le parti tra Nord e Sud. Ce n’è (quasi) per tutti i gusti.
Poi, non mancheranno mai, ogni estate: Il fu Mattia Pascal , La coscienza di Zeno , Il Gattopardo , L’isola di Arturo … Quest’estate, ovvio, non si può rinunciare alla Grande Guerra, dunque Lussu e Un anno sull’altipiano . È la coazione a ripetere delle letture per le vacanze, consigliate (o imposte) dagli insegnanti. Ha proprio ragione Paolo Di Paolo (La Stampa , 2 luglio), è un canone immutabile, istituzionale, privo di sorprese, di slanci, di coraggio.
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