Cosa disse Neil Armstrong scendendo sulla Luna?
«È un piccolo passo per un uomo" o "un piccolo passo per l'uomo»? I giornalisti che erano alla NASA oggi, 45 anni fa, si misero d'accordo per riportare la versione meno sensata
Oggi, 45 anni fa, per la prima volta nella storia un essere umano metteva piede sulla Luna. Si chiamava Neil Armstrong, e poco dopo aver poggiato il piede sinistro sulla superficie lunare pronunciò una delle frasi più famose di sempre: «Questo è un piccolo passo per un uomo, ma un grande balzo per l’umanità». Ma queste furono davvero le parole esatte pronunciate da Armstrong?
Slate ha pubblicato nuovamente un articolo uscito per la prima volta nell’agosto del 2012, pochi giorni dopo la morte di Armstrong, in cui il giornalista Joel Shurkin ha spiegato che la cosa è più complicata di quanto sembri. Il 20 luglio del 1969 Shurkin si trovava insieme ad altre decine di colleghi nella sala stampa del centro spaziale di Houston, in Texas, dove aveva sede il controllo missione dell’Apollo 11. Shurkin racconta che all’epoca non c’erano computer o telefoni cellulari. Lui e i suoi colleghi erano seduti davanti a scrivanie con dei telefoni e della macchine da scrivere portatili (quasi tutte delle Olivetti verde chiaro).
Nella sala, oltre ad un televisore su cui seguire lo sbarco, c’era anche un sistema audio con il quale i giornalisti potevano ascoltare tutte le comunicazioni tra la base terrestre e gli uomini sulla Luna (l’audio e il video non erano sincronizzati). Quando il modulo toccò terra, Armstrong disse la frase in codice: «L’aquila è atterrata». I giornalisti intorno a Shurkin si affrettarono a comunicare la frase alle loro testate: Reuters, per cui lavorara Shurkin, mandò un lancio dal titolo: “Uomo sulla Luna”. Alcune ore dopo, Armstrong scese la scaletta del modulo lunare e toccò la superficie del satellite. Mentre si trovava ancora nei pressi della scaletta, pronunciò la famosa frase, che in inglese suona: «That’s one small step for a man, but one giant leap for mankind».
La trasmissione, però, era molto disturbata e quasi tutti i presenti non erano affatto sicuri di aver sentito anche la “a”, prima di man. Senza la “a” (“un” in italiano), la frase non avrebbe avuto alcun senso e sarebbe suonata come “Un piccolo passo per l’uomo, ma un balzo gigantesco per l’umanità”: l’uomo e l’umanità sono la stessa cosa. Insomma: la frase sembrava molto meglio con una “a” prima di “man“, ma il punto era che quella “a” sembrava non averla sentita nessuno. Come racconta Shurkin: «Avevamo un problema e poco tempo per pensarci». Erano tutti consci di trovarsi davanti ad una delle frasi più importanti nell’intera storia dell’umanità e bisognava per forza di cose riferirla correttamente. Inoltre era fondamentale che tutti i giornalisti presenti trasmettessero ai loro giornali la stessa frase. Sarebbe stata davvero una brutta figura per la stampa americana se, ad esempio, il Washington Post avesse pubblicato una frase di Armstrong diversa dal New York Times.
In pochi secondi i giornalisti delle principali testate si radunarono al centro della sala stampa e discussero il problema. Quasi tutti erano certi che Armstrong non avesse pronunciato la “a“, ma quell’assenza rendeva la frase molto meno incisiva. In breve i giornalisti decisero di attenersi a quello che avevano sentito: Armstrong non aveva pronunciato la “a” e quindi la frase venne riportata dai giornali il giorno successivo nella sua versione meno sensata: «Questo è un piccolo passo per l’uomo, ma un grande balzo per l’umanità». Negli anni successivi, probabilmente senza malizia, molti articoli, film ed enciclopedie hanno aggiunto la “a” mancante, restituendo alla frase di Armstrong il suo senso e la sua grandezza.
Da parte sua, Armstrong ha sempre sostenuto che aveva preparato la frase ben prima di scendere dal modulo e che nella versione che aveva memorizzato c’era ovviamente una “a” prima di “man“. Disse anche che era certo di aver pronunciato quella lettera anche se concesse che forse, per l’emozione, l’aveva mugugnata in maniera poco comprensibile. Purtroppo nemmeno ascoltando attentamente la registrazione ripulita dalla NASA si riesce a venire del tutto a capo del mistero. Di sicuro la “a” non si sente in maniera chiara, ma tra il “for” e il “man” si sente una specie di piccola pausa che non dovrebbe esserci, come se Armstrong si fosse mangiato una parola o, come ha sostenuto qualcuno, come se un disturbo statico avesse cancellato proprio quella piccola, importantissima parola.