Il punto su Ebola
Il virus continua a diffondersi in Guinea, in Sierra Leone e in Liberia: 79 nuovi casi nell'ultima settimana, da marzo sono morte almeno 603 persone
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) martedì 15 luglio ha diffuso un nuovo bollettino sull’andamento delle infezioni da virus Ebola in Africa, che dallo scorso marzo preoccupa le autorità sanitarie di diversi paesi a causa della sua progressiva diffusione. Solo tra l’8 e il 12 luglio sono stati registrati 79 nuovi casi e 65 morti riconducibili al virus in Liberia e in Sierra Leone. L’OMS spiega che il dato conferma una rapida diffusione del virus, che deve essere tenuta il più possibile sotto controllo per evitare epidemie su larga scala. In Guinea, dove erano stati registrati i primi focolai di Ebola, la situazione sembra essere meno grave con solo 6 nuovi casi e 3 morti nell’ultima settimana. I ministeri della Salute dei paesi coinvolti stanno collaborando con l’OMS per fornire dati e informazioni sulla diffusione del virus.
In tutto, le morti fino a ora attribuibili a infezioni da virus Ebola da marzo in Guinea, Liberia e Sierra Leone sono 603, mentre le persone infette sono state almeno 964. In Guinea è stato registrato il numero più alto di casi: 409 con 304 morti. I dati comprendono casi accertati confermati e morti sospette, che secondo i responsabili dell’OMS possono essere riconducibili a una infezione da Ebola, anche se in assenza di conferme definitive.
I paesi africani confinanti con quelli in cui si sono verificate infezioni da virus Ebola hanno in molti casi chiuso i confini, o ridotto sensibilmente i collegamenti aerei per evitare la diffusione della malattia. La Costa d’Avorio ha per esempio impedito a circa 400 rifugiati di tornare entro i suoi confini: avevano trovato asilo in Liberia durante il periodo più intenso della guerra civile ivoriana tra il 2010 e il 2011. Il governo della Costa d’Avorio ha spiegato questa scelta ricordando che davanti al pericolo di Ebola “non possiamo essere lassisti”.
Ebola si diffonde attraverso il contatto con il sangue e gli altri fluidi corporei dei pazienti infetti: finora non ha portato a epidemie su larga scala proprio perché causa, di solito in breve tempo, la morte dell’organismo che ha infettato, riducendo la possibilità di nuove infezioni. Ebola porta febbre, vomito, disturbi intestinali e nei casi più gravi emorragie interne. Il suo tasso di mortalità è molto alto e oscilla tra il 50 e l’89 per cento a seconda del ceppo virale. Quello che si sta diffondendo in Guinea è lo “Zaïre ebolavirus” (ZEBOV), con il più alto tasso di mortalità mai riscontrato. È stato la causa della morte di quasi 300 persone nella seconda metà degli anni Settanta e di centinaia di altre persone nelle epidemie degli anni Novanta e dei primi Duemila.
Le infezioni da Ebola sono difficili da confermare e spesso il personale medico deve effettuare diversi prelievi di sangue dai pazienti, prima di essere certo di avere a che fare con il virus. In alcuni villaggi effettuare i prelievi è molto difficile a causa delle tradizioni locali, secondo le quali il sangue è la risorsa più importante per la vita e non può essere toccato. I campioni raccolti devono essere poi testati in laboratorio con particolari tecnologie, di cui sono sprovvisti i principali centri medici dei paesi africani coinvolti. Nei primi mesi delle nuove infezioni, i campioni di sangue sono stati spesso inviati in Europa per i test, causando ritardi nelle diagnosi sul campo.
A differenza delle epidemie degli scorsi anni, quella attuale si sta verificando in tre diversi paesi e le autorità sanitarie fanno fatica a coordinarsi tra loro, perché impreparate e dotate di pochi mezzi e risorse. I sistemi sanitari di Sierra Leone, Liberia e Guinea sono carenti, mancano i medici e non sono sempre chiare le catene di comando. Manca una strategia comune e molto viene lasciato alle comunità locali, dove in assenza di squadre internazionali di medici si improvvisano soluzioni per affrontare il problema. Alla diffusione contribuiscono le scarse conoscenze e la carenza di informazioni su Ebola tra le famiglie delle persone malate. In molti casi i familiari nascondono i parenti malati perché temono che possano morire da soli negli ospedali, o perché sono convinti di poterli curare utilizzando la medicina tradizionale.