E l’Ucraina?
Oggi i separatisti filo-russi hanno ucciso almeno 30 soldati vicino a Luhansk, ma l'esercito continua a riconquistare terreno e la Russia sembra essersi data una calmata
Venerdì mattina alcuni separatisti filo-russi hanno lanciato razzi contro soldati e guardie di confine ucraine a Zelenopillya, una città a circa 60 chilometri da Luhansk, nell’Ucraina orientale. L’attacco ha provocato la morte di almeno 30 uomini delle forze di sicurezza, ha detto il portavoce del ministro degli Interni ucraino, ma la cifra potrebbe anche aumentare. Se il numero dei morti sarà confermato, quello di oggi sarà il giorno più violento in Ucraina da diversi mesi a questa parte.
Nelle ultime settimane, specialmente dall’elezione del nuovo presidente Petro Poroshenko il 25 maggio scorso, l’esercito ucraino ha avviato un’intensa offensiva contro i separatisti filo-russi che avevano preso il controllo di buona parte dell’Ucraina orientale. Venerdì Poroshenko ha detto che «per ogni vita di un soldato, i ribelli pagheranno con decine e centinaia di altre vite» e che «non un solo terrorista potrà evitare la responsabilità delle sue azioni: ognuno avrà quello che si merita».
La scorsa settimana i soldati ucraini hanno ottenuto una vittoria significativa riconquistando Sloviansk, la città che era stata a lungo il centro del separatismo filo-russo e che era governata da uno dei leader più carismatici dei ribelli. Il governo di Kiev ha annunciato anche il successo di un’operazione compiuta nella notte di mercoledì, che ha permesso di riprendere il controllo di un posto di confine tra Ucraina e Russia. Nonostante la recente avanzata dell’esercito ucraino, i separatisti controllano ancora alcuni importanti territori del paese, tra cui Donetsk, capitale dell’omonima regione, una città di circa un milione di abitanti.
Nelle ultime settimane diversi giornalisti ed esperti che si occupano di Ucraina hanno scritto che una delle ragioni per cui i separatisti stanno perdendo terreno è il cambio di atteggiamento del governo russo nella crisi ucraina. Sembra infatti che il presidente russo Vladimir Putin – dopo i massicci interventi in Crimea – abbia deciso di adottare una linea più moderata, in opposizione a quelli che nella sua amministrazione chiedevano di intervenire con la forza nelle regioni orientali ucraine contese tra governo di Kiev e ribelli. Yevgeny Primakov, ex primo ministro ed ex ministro degli Esteri russo conosciuto fin dai tempi dell’Unione Sovietica per le sue posizioni anti-occidentali, ha detto alla televisione Rossiya 24 che la Russia ha bisogno di mantenere un clima di pace: «Se avessimo dispiegato i nostri soldati, questo avrebbe portato a un rapido deterioramento della situazione in Ucraina, così come a un deterioramento delle relazioni con l’Occidente, che invece devono essere mantenute buone».
Neil MacFarquhar, giornalista del New York Times, ha scritto che i costi di un impegno economico, politico e militare della Russia in Ucraina sono diventati troppo alti. Secondo MacFarquhar questo non significa comunque che la Russia abbia rinunciato ai suoi obiettivi in Ucraina: le priorità rimangono evitare che il governo di Kiev si unisca alla NATO e che le regioni ucraine riescano ad aumentare progressivamente la loro autonomia.
Dopo la firma il 27 giugno scorso di una serie di accordi politici ed economici tra Ucraina e Unione Europea, il governo di Kiev potrebbe essere costretto ora a trovare un’intesa con la Russia per l’acquisto del gas russo, prima che le temperature comincino ad abbassarsi drasticamente. Intanto nel primo semestre del 2014 l’economia russa ha cominciato ad accusare i primi colpi delle sanzioni economiche imposte nei mesi scorsi a enti e singoli individui, relativamente alla crisi in Crimea. Nonostante l’economia russa non sia entrata in una fase di recessione, com alcuni avevano predetto, si può considerare in stagnazione (per esempio, quest’anno la vendita delle automobili è calata del 12 per cento).