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  • Mercoledì 9 luglio 2014

La storia di Milano allagata

Il Corriere della Sera racconta com'è che da decenni il Seveso crea problemi in città

Foto Federico Ferramola / LaPresse
08-07-2014 Milano, Italia
Cronaca
Esonda il fiume Seveso, quartiere Isola sott’acqua
nella foto: Milano allagata. Quartiere isola
Photo Federico Ferramola / LaPresse
July 08, 2014 Milan, Italy
News
Over flood river Seveso
in the photo: flood river in Milan
Foto Federico Ferramola / LaPresse 08-07-2014 Milano, Italia Cronaca Esonda il fiume Seveso, quartiere Isola sott’acqua nella foto: Milano allagata. Quartiere isola Photo Federico Ferramola / LaPresse July 08, 2014 Milan, Italy News Over flood river Seveso in the photo: flood river in Milan

Il Corriere della Sera racconta la storia delle numerose esondazioni del Seveso a Milano – l’ultima delle quali è avvenuta ieri –  e dei diversi progetti pensati, iniziati e mai conclusi per risolvere il problema. A partire da quello contenuto in un decreto del 1951 firmato dall’allora Presidente della Repubblica Luigi Einaudi.

In principio fu un decreto legge. Firmato l’11 aprile del 1951 dal presidente della Repubblica Luigi Einaudi era il «piano regolatore» delle acque a nord di Milano. Perché le esondazioni c’erano già allora e già allora ci si era posto il problema di trovare una soluzione. Eccola, nel decreto: creare una sorta di ombrello a nord della città, per proteggerla dall’afflusso di acque dei fiumi Lambro, Olona e Seveso e da tutte le piogge che scendono da un triangolo di 1200 chilometri quadrati di terre della Brianza, del Varesotto e del Comasco e si incanalano tutte qui. Il decreto prevedeva di costruire un canale di nord-ovest, uno scolmatore di nord est, uno del Seveso. I tecnici avevano messo in guardia i politici. L’ingegner Antonio Columbo, vice capo dell’ufficio tecnico comunale negli anni ‘60, aveva scritto che la situazione avrebbe solo potuto peggiorare: i «disboscamenti delle brughiere», «l’estendersi delle zone edificate e pavimentate» e «lo svilupparsi delle reti di fognatura», stavano già determinando «un più rapido e copioso afflusso di acque nei fiumi, colatori e canali».

Fra un allagamento e l’altro, sacchi di sabbia a proteggere cantine e negozi, proteste di cittadini invecchiati assistendo alle stesse scene, si comincia a lavorare ai progetti di canale e scolmatore. L’ottobre del 1976 è maledetto: il Seveso esonda il 3, il 13 e il 30 ottobre. A Palazzo Marino viene convocato dal vicesindaco Korach un vertice straordinario, cui partecipano l’assessore ai Lavori Pubblici, Rossinovich e il presidente della Provincia Vitali: annunciano che il progetto dello scolmatore nord-ovest, il canale artificiale che scaricherebbe un po’ di acqua nel Ticino, è pronto. «Ma servono 5 miliardi e, se noi cominciamo i lavori, lo Stato non ci darà nulla». Quindi, invece di far partire i lavori, parte il viaggio del progetto fra i vari ministeri. Nel settembre dell’81, però, all’ennesima prova di pioggia incessante, qualcosa non funziona. Il Comune accusa la Provincia di aver fatto aprire la paratia dello scolmatore del Seveso (il primo tratto è stato realizzato nel frattempo) soltanto alle 22. La Provincia ribatte precisando che «alle 16.30 il responsabile del settore, ingegner Carlo Cerabolini, dava inizio all’operazione di scolmatura del Seveso». Piuttosto, il Comune viene accusato di non aver dato per tempo l’allarme agli abitanti della zona, di non aver fatto aprire i chiusini delle fognature, di non aver mandato i vigili per segnalare percorsi alternativi alle auto. Le emergenze per Carlo Tognoli, sindaco dal ‘76 all’86, sono meno frequenti di quelle che devono affrontare i suoi successori, soprattutto da Marco Formentini in poi.

(Continua a leggere l’articolo del Corriere della Sera)