Un’altra Argentina-Olanda, nel 1978
Trentasei anni fa le squadre che giocano stasera si incontrarono in finale a Buenos Aires: non c'erano Cruyff né Maradona, per motivi diversi, ma fu comunque una gran partita
Stasera le nazionali di calcio di Argentina e Olanda giocheranno contro nell’ultima semifinale dei Mondiali. Sulla carta sarà una partita piuttosto divertente, fra due delle più forti e rispettate nazionali della storia: le stesse che trentasei anni fa, il 25 giugno del 1978, si giocarono la vittoria finale dei Mondiali in una gran partita. Quello del 1978 fu anche uno dei tornei più controversi di sempre: si giocò proprio in Argentina, dove da due anni governava la dittatura militare di Jorge Rafael Videla e dove il regime utilizzò il torneo per legittimarsi e accrescere la propria popolarità nazionale e internazionale.
Chi c’era
L’Argentina era allenata da César Luis Menotti, allora giovanissimo – aveva 39 anni – e oggi ricordato come il leggendario allenatore che negli anni successivi guidò il Barcellona, l’Atletico Madrid, il River Plate, il Boca Juniors e la Sampdoria. I più forti giocatori della squadra erano il difensore e capitano Daniel Passerella e l’attaccante Mario Kempes. Maradona non c’era ancora: sebbene avesse già esordito con la nazionale, Menotti lo ritenne troppo giovane per partecipare a un Mondiale. Nell’Olanda il capitano era il difensore Ruud Krol, leggenda dell’Ajax, che due anni dopo fu acquistato dal Napoli. C’erano anche i gemelli van de Kerkhof, Willy e René, e poi Johan Neeskens, forte e versatile centrocampista del Barcellona cresciuto nell’Ajax.
Non c’era Johan Cruyff, allora 31enne e considerato uno dei migliori giocatori in circolazione. Alla fine della stagione 1977-1978, l’ultima giocata col Barcellona, aveva deciso di ritirarsi dal calcio e non partecipare ai Mondiali (tornò in seguito a giocare nel 1979 coi Los Angeles Aztecs): nel 2008, trent’anni dopo, Cruyff stesso rivelò che pochi mesi prima dei Mondiali alcuni estranei entrarono in casa e legarono lui, sua moglie e i suoi figli minacciandoli con delle armi, per rapirli. Cruyff riuscì a scappare e il tentativo finì nel nulla, ma la cosa ebbe delle conseguenze. «I miei figli furono costretti ad andare a scuola accompagnati dalla polizia, che oltretutto dormì a casa nostra per tre o quattro mesi. Io andavo alle partite con una guardia del corpo. Tutte queste cose cambiano il tuo punto di vista su molte cose. Era il momento di lasciare il calcio, e dopo una cosa del genere non potevo certo giocare la Coppa del Mondo».
Come ci arrivarono
A quei tempi il torneo prevedeva una prima fase di quattro gironi da quattro squadre, di cui passavano le prime due. Le otto squadre erano poi divise in due nuovi gironi da quattro: le prime classificate si giocavano la finale, le seconde si giocavano la “finalina” per il terzo posto. L’Olanda faticò molto a qualificarsi per il primo girone e arrivò seconda; poi ingranò e nel secondo girone, tra le altre cose, eliminò l’Italia. Anche l’Argentina passò faticosamente il primo girone – fu battuta dall’Italia per 1-0, gol di Bettega – ma vinse il secondo girone senza subire nemmeno un gol (e qualificandosi come prima grazie a una discussa vittoria per 6-0 sul Perù, ottenuta pare grazie a un accordo tra Videla e l’allora presidente peruviano Bermúdez).
La partita
La finale dei Mondiali del 1978 iniziò alle 15 – ora locale – allo stadio Monumental di Buenos Aires. Nella prima mezz’ora entrambe le squadre ebbero varie occasioni per andare in vantaggio: ci riuscì l’Argentina, con un gran gol di Kempes. L’Olanda riuscì a pareggiare solo all’82esimo con Dick Nanninga, entrato per Johnny Rep. Si andò ai supplementari. Al 105esimo minuto Kempes saltò in velocità due difensori e tirò addosso a Jongbloed: la palla passò in qualche modo sotto il corpo del portiere, Kempes la recuperò e segnò a porta vuota. 2-1. Nove minuti dopo, al termine di un’azione piuttosto confusa, la palla rimbalzò sul petto dell’argentino Daniel Bertoni, all’inizio dell’area di rigore: controllo e terzo gol. Finì 3-1.
Anni dopo, il centrocampista argentino Ricky Villa ricordò: «Non c’è dubbio che venimmo sfruttati politicamente».