Nei sogni dei bambini
Le immagini surreali e i mondi incredibili raccontati dal grande fotografo americano Arthur Tress
È possibile rappresentare attraverso la fotografia le paure e i desideri nascosti nei sogni o negli incubi di un bambino? Il fotografo americano Arthur Tress ci ha provato a partire dagli anni Sessanta, scattando decine di fotografie in cui sono rappresentati scenari surreali e metaforici, frutto del racconto di decine di bambini, soprattutto del luogo d’origine di Tress, New York. Tress è infatti nato a Brooklyn nel 1940 e fin da bambino, dopo che suo padre gli regalò la prima macchina Kodak, ha trascorso parte del suo tempo esplorando e fotografando i luoghi in cui ha vissuto, a partire dai parchi divertimento abbandonati nella zona di Coney Island.
Dopo gli studi d’arte e un periodo a Parigi per studiare cinema, all’inizio degli anni Sessanta Tress trascorse cinque anni in viaggio, prevalentemente in Asia e Africa, sviluppando un forte interesse verso la fotografia etnografica, genere ideale per mostrare la vita delle persone nelle varie culture che aveva avuto modo di osservare e conoscere. Quando tornò negli Stati Uniti, però, decise di accostare al suo stile “documentario” alcuni elementi più personali, iniziando a prendere più in considerazione l’estetica della fotografia: invece di documentare solo il mondo che vedeva, Tress iniziò a usare la fotografia come forma di espressione e interpretazione in uno stile più personale, un “realismo magico” che combinava elementi della vita quotidiana con quelli della sua fantasia.
Verso la fine degli anni Sessanta, seguendo questa ispirazione, Tress avviò un progetto fotografico basato sui sogni dei bambini e le loro implicazioni dal punto di vista psicologico, rituale e sociale. Intervistò decine di bambini, cercando di immaginare e visualizzare i loro sogni o i loro incubi, che erano molto diversi tra loro ma anche molto comuni: essere sepolti vivi, volare, essere inseguiti da un mostro, restare soli dopo un disastro naturale, perdersi, essere umiliati davanti agli altri. Le fotografie che realizzò, surreali ma fatte in uno stile quasi documentaristico, con ambientazioni teatrali al confine tra realtà e irrealtà, furono raccolte nel libro pubblicato nel 1972 The Dream Collector, che Tress descrive così:
Lo scopo di queste fotografie è mostrare come l’immaginazione creativa del bambino trasformi costantemente la sua esistenza in una serie di simboli magici, per rappresentare e tirar fuori i sentimenti e le sensazioni inespresse. La fotografie è il mio metodo per arginare il mondo di confusione che è intorno a me, è il mio tentativo di difesa per ridurre il caos quotidiano attraverso una serie di immagini comprensibili… ne ho bisogno per sopravvivere.
Arthur Tress ha poi avuto un’incredibile carriera e continua ancora oggi a fotografare. Alcune foto di The Dream Collector e di un altro suo progetto simile, Theater of the Mind, sono state recentemente acquisite dal Getty Museum, mentre è possibile vedere le sue foto dal vivo in decine di gallerie in tutto il mondo e in Italia, alla PaciArte contemporary di Brescia, che ospita una sua mostra personale e alcuni suoi lavori in una mostra collettiva dedicata alla grande fotografia americana.