IKEA pagava i servizi segreti rumeni?
Sì, secondo alcuni documenti, per ottenere materie prime durante gli anni del dittatore Nicolae Ceausescu (e non è il primo scandalo che coinvolge IKEA e paesi comunisti)
Secondo una serie di documenti pubblicati da un’associazione che si occupa di studiare gli archivi dei servizi segreti rumeni durante la dittatura dell’ex presidente della Repubblica Socialista di Romania Nicolae Ceausescu, negli anni Ottanta la multinazionale dei mobili IKEA pagava tangenti al regime rumeno e finanziava direttamente gli stessi servizi segreti del paese. IKEA ha negato le accuse, ma ha comunque avviato un’indagine interna per ulteriori verifiche.
La Securitate, i servizi segreti rumeni, è stata per i 24 anni di dittatura di Ceausescu l’agenzia che si occupava di “fare il lavoro sporco” per il dittatore. Migliaia di oppositori politici furono imprigionati, torturati o assassinati dalla Securitate. Negli anni Ottanta, ai tradizionali compiti di una polizia segreta in una dittatura comunista, alla Securitate venne anche affidato il compito di procurare valuta estera per ridurre il debito pubblico del paese.
Queste operazioni non ebbero particolare successo, ma procurarono ai capi dell’agenzia un modo per creare un piccolo tesoro che servì principalmente ad arricchire i dirigenti dell’agenzia. Il metodo principale con cui l’agenzia raccoglieva questo denaro era imporre una sorta di “tassa” alle aziende estere che facevano affari in Romania. In un documento del 1983, ad esempio, un dirigente della Securitate parlava di compiere “operazioni in valuta straniera” che consistevano sostanzialmente nell’imporre una commissione dell’1,85 per cento alle transazioni tra aziende rumene e partner stranieri.
Negli anni Ottanta, infatti, quasi tutti gli stati dell’Europa dell’est stavano affrontando una serie di aperture al commercio e agli investimenti delle aziende occidentali. Spesso le aziende dei paesi comunisti offrivano un costo del lavoro bassissimo e materie prime a buon mercato. Era il caso della Romania, dove la grande azienda statale Tehnoforestexport poteva fornire alle imprese occidentali grandi quantità di legno a un prezzo concorrenziale.
Quando IKEA prese contatti con Tehnoforestexport, la Securitate si inserì nell’accordo e impose un sovrapprezzo che, a quanto sembra, la società fu costretta a pagare direttamente su un conto bancario dei servizi segreti. Su circa 97 milioni di corone dell’epoca, circa 163mila vennero versate alla Securitate. Dai documenti presenti negli archivi non è chiaro se IKEA fosse al corrente di questa “tassa”. A quanto sembra questo pagamento veniva mascherato sotto forma di commissioni o altri costi accessori. IKEA ha detto che i suoi dirigenti dell’epoca non erano a conoscenza della truffa e ha aggiunto di avere avviato comunque un’indagine interna per rivelare eventuali complicità.
Non è la prima volta che IKEA viene coinvolta in uno scandalo che riguarda i rapporti che in passato ha tenuto con i paesi comunisti dell’est Europa. Nel 2012 il quotidiano tedesco Frankfurter Allgemeine Zeitung pubblicò alcuni articoli basati su documenti della STASI, i servizi segreti della Germania Est, in cui si sosteneva che negli stabilimenti che l’azienda aveva in Germania e a Cuba venivano abitualmente impiegati prigionieri politici. Un’indagine interna all’azienda rivelò che i dirigenti dell’epoca erano a conoscenza dell’utilizzo del lavoro forzato nei suoi impianti. La società chiese ufficialmente scusa per queste pratiche.