In Ucraina i separatisti stanno perdendo
La Russia sembra averli abbandonati, mentre Sloviansk, una delle città simbolo della rivolta, è stata riconquistata dall'esercito ucraino
Sabato 5 luglio il governo ucraino ha annunciato che l’esercito ha ripreso il controllo di Sloviansk, città della parte orientale del paese. Circa tre mesi fa Sloviansk era stata occupata dalle milizie filo-russe che ne avevano fatto una delle loro più importanti basi di tutto il paese. La notizia della ripresa di Sloviansk è arrivata dopo una settimana di successi dell’esercito ucraino, che ha sconfitto i separatisti in diverse altre zone dell’Ucraina orientale. Gli scontri nella regione di Donetsk, dove si trova anche Sloviansk, erano cominciati lunedì dopo la scadenza di una tregua unilaterale dichiarata dal governo ucraino e durata solo quattro giorni.
Venerdì in Ucraina orientale nove soldati ucraini sono stati uccisi e altri tredici sono rimasti feriti, mentre la situazione nelle città riconquistate continua a essere piuttosto complicata. Allan Cullison, giornalista del Wall Street Journal, ha descritto l’attuale funzionamento di Krasniy Lyman, una cittadina riconquistata dall’esercito ucraino negli ultimi giorni: le funzioni di sindaco sono svolte da un comandante militare, che ha occupato il municipio trasformandolo in una fortezza con sacchi di sabbia e soldati armati all’ingresso, mentre in città di tanto in tanto si sentono ancora spari ed esplosioni. A quanto pare molti dei ribelli che occupavano la città sono fuggiti in Russia o in altre zone che sono ancora sotto il controllo dei separatisti. La situazione a Krasniy Lyman rimane comunque piuttosto tesa: una buona parte della popolazione, scrive Cullison, è ostile al governo ucraino e ai suoi militari, e non accetta la loro autorità.
Per quanto ci siano difficoltà ad amministrare i territori riconquistati in questi giorni, diversi giornalisti ed esperti ritengono che i separatisti filo-russi stiano avendo la peggio nelle scontro con l’esercito ucraino. La caduta di Sloviansk è un colpo molto duro e una perdita significativa per i ribelli: la città, oltre a essere stata per settimane il simbolo più importante dei separatisti, era governata da uno dei comandanti più noti del movimento, un cittadino russo che si fa chiamare con il soprannome di Igor Strelkov. Venerdì, un giorno prima che la città venisse riconquistata, Strelkov aveva rivolto un ultimo appello al presidente russo Vladimir Putin affinché inviasse aiuti e rinforzi per proteggere la città dall’offensiva dell’esercito ucraino.
Intanto il governo russo sembra avere cambiato il suo atteggiamento nei confronti dei ribelli: sembra che a Mosca i moderati – uno dei due schieramenti in cui era divisa l’amministrazione nelle ultime settimane – abbiano preso il sopravvento e che Putin abbia deciso di seguire la strada del negoziato e dell’accordo con il nuovo governo ucraino. Un caso emblematico di questo cambio di rotta è quello di Alexander Dugin, 52 anni, politologo nazionalista che nelle scorso settimane ha rivendicato più volte la legittimità dell’intervento russo in Ucraina. Dugin è passato in poco tempo dall’essere invitato in tutte le principali trasmissioni televisive a vedersi rifiutato un posto importante nell’università di Mosca. Secondo Dugin la sua esclusione dai programmi di prima serata e dall’università di Mosca è un segno delle esitazioni di Putin e della sua scelta di proseguire una strada che lui definisce “moderata” nei confronti dell’Ucraina. Dugin, come alcuni altri ulta-nazionalisti, ha ancora la speranza che Putin decida di intervenire all’ultimo momento: «Tutti [i ribelli] contavano sull’arrivo delle truppe russe prima o poi. Se Putin non li aiuterà è finito».