Israele e Hamas, domande e risposte
Una guida per punti: cosa dicono Israele e Hamas della storia dei tre ragazzi rapiti e uccisi, quali conseguenze può avere per Netanyahu e Abu Mazen
Anna Momigliano su Studio ha messo insieme un po’ di risposte alle domande più comuni su quello che sta accadendo in questi giorni tra Israele e Hamas – dopo che tre ragazzi israeliani sono stati sequestrati e uccisi, non si sa ancora bene da chi, e Israele ha risposto attaccando la Striscia di Gaza – e le conseguenze che potrà avere sul governo di unità nazionale palestinese, sul presidente della Palestina Abu Mazen e su Israele.
I tre ragazzi rapiti e uccisi. Lo scorso 12 giugno tre adolescenti di età compresa tra i 16 e i 19 anni sono stati rapiti mentre facevano l’autostop nei pressi di Gush Etzion, un raggruppamento di colonie israeliane nella Cisgiordania, o West Bank. I loro corpi senza vita sono stati ritrovati lunedì 30 giugno, nascosti sotto un cumulo di pietre in un appezzamento nella cittadina palestinese di Halhul, che probabilmente appartiene ai Qawasameh, un noto clan di Hebron. Il luogo del ritrovamento dei copri dista di pochi chilometri dal punto in cui gli adolescenti sono stati rapiti e si suppone che i tre siano stati uccisi nel momento stesso del loro sequestro. Eyal Yifrach aveva 19 anni, Naftali Fraenkel e Gilad Shaar ne avevano 16.
Chi è stato – la posizione israeliana. Fin dall’inizio, il governo israeliano ha sempre incolpato Hamas. Quando ancora si sperava che i tre ragazzi potessero ancora essere ritrovati vivi, l’esercito israeliano ha lanciato una serie di operazioni di ricerca nella Cisgiordania, cui si sono aggiunte azioni punitive nei confronti di Hamas, inclusi omicidi mirati e bombardamenti di siti del movimento. Quando sono stati ritrovati i cadaveri, il governo israeliano ha annunciato che Hamas “la pagherà cara.” Il premier Benjamin Netanyahu ha anche intimato ad Abu Mazen – il presidente dell’Autorità nazionale palestinese, che da poco ha formato un governo di unità nazionale proprio con Hamas – di porre fine all’alleanza politica con il movimento estremista, salvo pagarne le conseguenze. Le autorità israeliane avrebbero identificato due uomini responsabili del triplice omicidio: si tratterebbe di Marwan Qawasmeh e Amar Abu Aisha, entrambi militanti di Hamas. Negli ambienti militari e dei servizi di sicurezza, tuttavia, c’è chi dubita che l’ordine sia partito dall’alto. L’ipotesi, insomma, è che i due uomini abbiano agito da soli, senza alcuna autorizzazione dei vertici di Hamas. L’ex capo del Mossad, Danny Yatom, ha pubblicamente invitato il governo a distinguere tra i responsabili degli omicidi e l’ala politica dell’organizzazione.
Chi è stato – la posizione di Hamas. Hamas non ha mai rivendicato il sequestro e, ufficialmente, declina ogni responsabilità. In compenso Khaled Meshaal, uno degli storici leader del movimento, ha lodato l’operazione, dichiarando che va gestita collettivamente da tutti i gruppi palestinesi. Le dichiarazioni di Meshaal, che risalgono a prima del ritrovamento dei tre cadaveri, erano in pratica un invito a negoziare la liberazione di alcuni prigionieri palestinesi nelle carceri israeliane (ce ne sono di tutti i gruppi: Hamas, Fatah, Pflp, eccetera) in cambio delle vite dei tre ragazzini. In breve, la posizione ufficiale di Hamas è: non siamo stati noi, non ne sappiamo nulla, ma è stata una bella idea. Non appena Israele ha lanciato, dopo i rapimenti, le operazioni contro Hamas, a Gaza e in Cisgiordania, il gruppo ha risposto lanciando razzi sulle cittadine nel sud di Israele. Quando, trovati i tre cadaveri, Israele ha annunciato una dura risposta, Hamas ha replicato che è stato Israele ad “aprire le porte dell’inferno”.