Il martirio di Robben
Slate prende in giro il "tuffo" del giocatore olandese che ieri gli è valso un rigore decisivo a tempo scaduto
di Jeremy Stahl - Slate
La punta olandese Arjen Robben ha guadagnato un calcio di rigore decisivo per l’Olanda nella sua vittoria per 2-1 contro il Messico dopo essere stato colpito mortalmente al secondo minuto del recupero. Il grosso ditone del capitano del Messico Rafael Marquez ha colpito il roseo piedino di Robben, causando nell’impatto la combustione spontanea degli organi interni del giocatore del Bayern. Robben lascia sua moglie Bernadien Eillert e i loro bambini. Si tratta di una triste e tragica perdita per la nazionale olandese e per l’intera comunità del calcio, ma l’Olanda si può consolare nella consapevolezza che è stato grazie al sacrificio di Robben che ha potuto avanzare ai quarti di finale dei Mondiali di calcio. Ecco le immagini dell’incidente fatale.
Attribuiamo il “tuffo del giorno” ai Mondiali valutando tre categorie: tasso di effettivo contatto (1 se non c’è per niente, 10 per un forte scontro), tasso di simulazione (1 per una reazione stoica, 10 per comportarsi come se ti abbiano sparato), e durata del tuffo.
Tasso di effettivo contatto: 3
Tasso di simulazione: 10
Durata del tuffo: 3 secondi
Va bene, Robben non è davvero morto per quel “fallo”. Ma ha fatto come se. E grazie a queste raffinate arti recitatorie, Robben dimostra come mai i calciatori si buttano. Perché funziona! Anche se originariamente questo post era dedicato a dimostrare che tuffarsi non funziona: visto che Robben non aveva ottenuto un rigore dopo due falli in area nel recupero del primo tempo.
L’arbitro non ha dato il rigore, e secondo molti commenti su Twitter Robben potrebbe essere stato vittima della sindrome del “bambino che gridava al lupo”, per via della sua reputazione di simulatore. Ma tutto è bene quel che finisce con un rigore decisivo, pare.
© Slate 2014
– Luca Sofri: Stasera mi butto