In Iraq si combatte intorno a Tikrit
L'esercito iracheno e i miliziani sunniti si stanno scontrando intorno alla città dove è nato Saddam Hussein, mentre il governo compra aerei da guerra dalla Russia
Aggiornato 11 e 45 – Secondo alcune testimonianze di persone sul posto, l’esercito iracheno si è ritirato in una città a circa 25 chilometri a sud di Tikrit, dopo una serie di combattimenti molto violenti con le milizie sunnite che dall’11 giugno occupano la città. La situazione sul posto è ancora molto confusa e non è chiaro quali siano le perdite subite dalle due forze in campo. Lo scontro è cominciato sabato 28, quando l’esercito iracheno ha iniziato un’offensiva per riconquistare la città appoggiata da elicotteri e mezzi blindati.
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Sabato 28 giugno l’esercito iracheno ha annunciato di aver riconquistato la città di Tikrit, a circa 150 chilometri dalla capitale Baghdad. Tikrit è la città natale dell’ex dittatore del paese, Saddam Hussein, e lo scorso 11 giugno era stata conquistata dai miliziani sunniti che si oppongono al governo. Anche se probabilmente diversi palazzi governativi e vie del centro sono state riconquistate dall’esercito, sabato in città si sentivano spari ed esplosioni.
L’ISIS, la principale e più estremista tra le forze che compongono la rivolta sunnita (che avevamo raccontato qui), ha dichiarato che la città non è caduta e che l’esercito è stato sconfitto subendo molte perdite. In realtà diverse testimonianze dall’interno della città sembrano confermare la versione dell’esercito iracheno. Il personale medico di alcuni ospedali avrebbe dichiarato che da venerdì l’ISIS ha cominciato lo sgombero dei suoi feriti. Tikrit è una città a maggioranza sunnita e, secondo quanto riferito da fonti militari irachene a BBC, l’offensiva sarebbe stata organizzata con l’aiuto di ufficiali istruttori dell’esercito americano. Negli scorsi giorni gli Stati Uniti hanno inviato circa 300 militari con il compito di consigliare l’esercito iracheno e di non impegnarsi direttamente in combattimento.
Nel frattempo il governo del primo ministro Nuri al-Maliki ha annunciato di aver acquistato da Russia e Bielorussia cinque SU-25, un tipo di aereo di costruzione russa e utilizzato principalmente per attaccare truppe a terra. Il costo dell’accordo ammonterebbe a poco meno di 400 milioni di euro.
Nonostante questa operazione, Maliki continua ad essere fortemente criticato sia nel suo paese che all’estero. I principali analisti e commentatori ritengono che la situazione delle ultime settimane in Iraq sia stata causata dalle politiche settarie messe in atto da Maliki. Negli ultimi anni il governo iracheno ha sistematicamente favorito la maggioranza sciita, alienandosi il consenso dei sunniti e dei curdi (che si stanno ritagliando un loro stato autonomo nel nord dell’Iraq). In molti, a partire dall’amministrazione americana, hanno chiesto più o meno direttamente a Maliki di dimettersi per permettere la nascita di un governo di unità nazionale che includa anche in più moderati tra i sunniti. Maliki ha sempre rifiutato di dimettersi. Ultimamente sono cresciute anche le critiche all’interno del paese. La principale autorità religiosa sciita del paese, l’ayatollah Ali Al-Sistani, ha esplicitamente richiesto, tramite un suo portavoce, che entro la prossima settimana sia scelto un nuovo primo ministro e venga formato un nuovo governo che includa anche esponenti delle minoranze.