L’economia spagnola è in ripresa?
Quasi, secondo l'Economist, grazie soprattutto alle esportazioni: ma non tutti sono d'accordo
La Spagna, ha scritto il settimanale britannico Economist, è un paese che sta attraversando profondi cambiamenti. Pochi giorni fa è terminato il regno di re Juan-Carlos durato 39 anni. Il re di Spagna ha abdicato a favore del figlio Felipe che è stato incoronato il 19 giugno. Il giorno prima era terminata anche un’altra epoca: quella dei trionfi della nazionale di calcio spagnola, eliminata ancora prima degli ottavi dopo due sconfitte. In mezzo a tutti questi cambiamenti, scrive il settimanale, forse è arrivato il momento di segnalare la fine di un terzo momento storico: quello della crisi economica spagnola, una delle più gravi in Europa.
L’Economist ha titolato il suo articolo “il rimbalzo spagnolo, una ripresa sorprendentemente forte guidata dalle esportazioni”. Le previsioni della crescita economica del paese per il 2014 sono state recentemente riviste al rialzo e secondo alcune stime la Spagna potrebbe crescere addirittura del 2 per cento (è un po’ il contrario di quello a cui siamo abituati in Italia, dove le previsioni vengono sistematicamente riviste al ribasso). Anche se il governo sta evitando di imbarcarsi in complicate riforme fiscali che rischierebbero di alienargli il consenso popolare – scrive il settimanale inglese – ha comunque promesso un taglio delle imposte per l’anno prossimo, quando si svolgeranno le elezioni generali.
Negli ultimi anni la Spagna ha sofferto anche per la difficoltà delle sue imprese di accedere al credito, cioè ai prestiti delle banche. Secondo il settimanale, questa situazione potrebbe essere migliorata grazie alle decisioni che ha preso la BCE nelle ultime settimane e che dovrebbero portare a una serie di prestiti speciali per gli istituti finanziari più impegnati a fare credito alle imprese. La situazione dei conti pubblici, anche se ancora lontana dall’essere ottimale, è recentemente migliorata grazie al crollo degli interessi sui titoli di stato spagnoli (la Spagna oggi si può finanziare più o meno allo stesso costo degli Stati Uniti). Tutto questo mentre le esportazioni hanno avuto un vero e proprio boom, che è probabilmente la causa dell’inaspettata crescita economica prevista per il 2014.
Non tutti però sono convinti da questa analisi. Ad esempio, l’analista finanziario Mario Seminerio ha fatto notare in alcuni post sul suo blog che le esportazioni spagnole negli ultimi mesi hanno rallentato la loro crescita. Inoltre, le previsioni dell’economia spagnola si basano sui dati del primo trimestre di quest’anno (gennaio-marzo) in cui l’economia è cresciuta dello 0,4 per cento. Guardando alle cause di questa crescita si nota che hanno avuto una parte molto importante i consumi delle pubbliche amministrazioni. A quanto pare, alla fine del 2013 il governo ha cercato di comprimere i consumi della pubblica amministrazione, in modo di ridurre il deficit a fine anno. Queste spese, compresse a fine novembre, sono notevolmente riemerse all’inizio dell’anno, contribuendo al sorprendete 0,4 per cento di crescita nel primo trimestre dell’anno.
Al di là dei dettagli (e del titolo un po’ trionfalistico del pezzo) anche l’Economist è piuttosto cauto sulle possibilità spagnole. Il deficit pubblico è in diminuzione, scrive, ma è ancora pari al 5,5 per cento del PIL (per fare un esempio: in Italia nel 2013 è stato del 2,9 per cento). Il debito pubblico dovrebbe superare il 100 per cento quest’anno e la disoccupazione è al 25 per cento, circa il doppio rispetto all’Italia. Inoltre, negli anni della crisi le diseguaglianze economiche sono cresciute a un ritmo più veloce rispetto a qualunque altro paese sviluppato, colpendo in particolare i giovani e quelli che erano già poveri all’inizio della crisi. Gli effetti di questa situazione si sono visti alle ultime elezioni europee, durante le quali sono aumentati notevolmente i voti ottenuti dall’estrema sinistra.