Il documento del Vaticano sulla famiglia
Sarà la base dei lavori per il prossimo Sinodo, si basa su un questionario somministrato a fedeli e sacerdoti: contiene indicazioni su convivenze, unioni di fatto, contraccezione, aborto, divorzio, omosessualità
Sul sito del Vaticano è stato pubblicato giovedì 26 giugno l’Instrumentum laboris, un lungo documento che rappresenterà la base dei lavori per il prossimo Sinodo dei vescovi sulla famiglia. Il Sinodo è l’assemblea dei rappresentanti dell’episcopato cattolico e si svolgerà in due diversi momenti: il Sinodo straordinario si aprirà il prossimo ottobre, mentre il Sinodo ordinario nell’ottobre del 2015. Il documento è stato fatto sulla base delle risposte date da fedeli e sacerdoti (e raccolte dalle diocesi di tutto il mondo) al questionario inviato nel novembre 2013 da Papa Francesco. Le 38 domande (più una di carattere generale) riguardavano i temi più controversi per la Chiesa cattolica: convivenze, unioni di fatto, contraccezione, aborto, divorzio, omosessualità. Nel presentare il documento, il segretario del Sinodo, il cardinale Baldisserri, ha detto che le risposte sono state inviate dall’85 per cento delle 114 Conferenze episcopali del mondo.
(Le domande del Vaticano sulla famiglia)
Il documento è lungo 77 pagine, si intitola “Le sfide pastorali della famiglia nel contesto della evangelizzazione”, è stato tradotto in sei lingue ed è diviso in tre parti. La prima parte riguarda il livello di conoscenza e condivisione dell’insegnamento della Chiesa; la seconda si occupa del comportamento reale delle persone (è in questa parte che sono presentate le situazioni più critiche); la terza parte si occupa di figli e di educazione. Per ogni tematica sono presentate le principali risposte e che, sostanzialmente, raccontano la situazione così come si presenta nelle varie aree del mondo. Segue un’analisi delle motivazioni che hanno portato a questa situazione e vengono suggerite delle indicazioni pastorali per risolvere le questioni. In più punti c’è scritto come in realtà manchino delle indicazioni precise (quando ad esempio viene chiesto il battesimo per un figlio di persone omosessuali). Va precisato infine che il documento è solo una base di lavoro e che non contiene le risposte “ufficiali” a tutte le questioni: quelle saranno date dal Sinodo.
Il documento in breve
Va subito detto che nel documento viene ribadita la visione tradizionale della famiglia cattolica, fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna. Ma in molti hanno rilevato come i toni siano più morbidi rispetto ad altri documenti emanati durante i pontificati di Wojtyla e Ratzinger. In generale si afferma che c’è una grande difficoltà ad «accettare integralmente» l’insegnamento della Chiesa sui temi più controversi. Il concetto di «legge naturale» (cioè il principio che sta alla base dei cosiddetti principi non negoziabili) «è assai problematico, se non addirittura incomprensibile», percepito cioè come «retaggio sorpassato». Quello che viene regolato dalla legge civile, è invece «moralmente accettabile». Si ammette insomma che – a causa della secolarizzazione, dell’individualismo, della crisi economica e sociale ma anche a causa delle problematiche interne alla Chiesa quali scandali sessuali e pedofilia – l’atteggiamento della Chiesa stessa è «percepito in molti casi come escludente e non come quello di una Chiesa che accompagna e sostiene».
Viene più volte citata l’ideologia del gender (il cui insegnamento è stato avviato in via sperimentale nella formazione degli insegnanti anche in Italia e che è al centro della riforma della scuola in Francia). Nel documento del Vaticano si indica il gender come una cosa «che tende a modificare alcuni assetti fondamentali dell’antropologia, tra cui il senso del corpo e della differenza sessuale, sostituita con l’idea dell’orientamento di genere, fino a proporre il sovvertimento della identità sessuale». Va precisato che la teoria gender si è sviluppata tra gli anni Ottanta e Novanta e ha a che fare in realtà con lo studio della costruzione storica e della rappresentazione dei generi. Non nega insomma il sesso biologico, ma studia come l’identità femminile o quella maschile – semplificando – siano prodotte dalla ripetizione di meccanismi che rafforzano, normano e normalizzano tali identità.
Instrumentum laboris – Parte I
Famiglia
Nel corso dei secoli, la Chiesa non ha fatto mancare il suo costante insegnamento sul matrimonio e la famiglia. Una delle espressioni più alte di questo Magistero è stata proposta dal Concilio Ecumenico Vaticano II, nella Costituzione pastorale Gaudium et Spes, che dedica un intero capitolo alla promozione della dignità del matrimonio e della famiglia. Esso ha definito il matrimonio come comunità di vita e di amore, mettendo l’amore al centro della famiglia, mostrando, allo stesso tempo, la verità di questo amore davanti alle diverse forme di riduzionismo presenti nella cultura contemporanea. Il «vero amore tra marito e moglie» implica la mutua donazione di sé, include e integra la dimensione sessuale e l’affettività, corrispondendo al disegno divino.
Conoscenza della dottrina
La conoscenza dei documenti conciliari e post-conciliari del Magistero sulla famiglia da parte del popolo di Dio, sembra essere generalmente scarsa. Certamente, vi è una certa conoscenza di essi da parte degli addetti ai lavori in ambito teologico. Tuttavia, questi testi non sembrano permeare nel profondo la mentalità dei fedeli. Vi sono anche risposte che schiettamente riconoscono il fatto che tali documenti, tra i fedeli, non sono affatto conosciuti. In qualche risposta, si fa notare che a volte i documenti vengono percepiti, soprattutto dai laici, che non hanno preparazione previa, come realtà un po’ “esclusive”.
D’altra parte, molte risposte confermano che, anche quando l’insegnamento della Chiesa intorno a matrimonio e famiglia è conosciuto, tanti cristiani manifestano difficoltà ad accettarlo integralmente. In genere, si fa menzione di elementi parziali della dottrina cristiana, sebbene rilevanti, ove si nota una resistenza, in gradi diversi, come ad esempio riguardo a controllo delle nascite, divorzio e nuove nozze, omosessualità, convivenza, fedeltà, relazioni prematrimoniali, fecondazione in vitro, ecc. Molte risposte attestano come, invece, l’insegnamento della Chiesa sulla dignità e il rispetto per la vita umana sia più largamente e facilmente accettato, almeno in via di principio.
Motivi della difficoltà
Alcune Conferenze Episcopali rilevano che il motivo di molta resistenza agli insegnamenti della Chiesa circa la morale familiare è la mancanza di un’autentica esperienza cristiana, di un incontro personale e comunitario con Cristo, che non può essere sostituito da alcuna presentazione, sia pur corretta, di una dottrina. In questo contesto, si lamenta l’insufficienza di una pastorale preoccupata solo di amministrare i sacramenti, senza che a ciò corrisponda una vera esperienza cristiana coinvolgente. Inoltre, la stragrande maggioranza delle risposte mette in risalto il crescente contrasto tra i valori proposti dalla Chiesa su matrimonio e famiglia e la situazione sociale e culturale diversificata in tutto il pianeta.
Si riscontra unanimità nelle risposte anche in relazione ai motivi di fondo delle difficoltà nell’accoglienza dell’insegnamento della Chiesa: le nuove tecnologie diffusive ed invasive; l’influenza dei mass media; la cultura edonista; il relativismo; il materialismo; l’individualismo; il crescente secolarismo; il prevalere di concezioni che hanno portato ad una eccessiva liberalizzazione dei costumi in senso egoistico; la fragilità dei rapporti interpersonali; una cultura che rifiuta scelte definitive, condizionata dalla precarietà, dalla provvisorietà, propria di una “società liquida”, dell’“usa e getta”, del “tutto e subito”; valori sostenuti dalla cosiddetta “cultura dello scarto” e del “provvisorio”, come ricorda frequentemente Papa Francesco.
Legge naturale
Nel contesto dell’accoglienza dell’insegnamento della Chiesa su matrimonio e famiglia è necessario tenere presente il tema della legge naturale. Qui si considera il fatto che i documenti magisteriali fanno spesso riferimento a questo vocabolario, che oggi presenta delle difficoltà.
Per la stragrande maggioranza delle risposte e delle osservazioni, il concetto di “legge naturale” risulta essere come tale, oggi nei diversi contesti culturali, assai problematico, se non addirittura incomprensibile. Si tratta di una espressione che viene intesa in modo differenziato o semplicemente non capita.
Anche la nozione di “diritti umani” viene generalmente vista come un richiamo all’autodeterminazione del soggetto, non più ancorata all’idea di legge naturale. Al riguardo, molti notano che i sistemi legislativi di numerosi Paesi si trovano a dover regolamentare situazioni contrarie al dettato tradizionale della legge naturale (per esempio, la fecondazione in vitro, le unioni omosessuali, la manipolazione di embrioni umani, l’aborto, ecc.). In questo contesto, si trova la crescente diffusione della ideologia chiamata gender theory, secondo la quale il gender di ciascun individuo risulta essere solo il prodotto di condizionamenti e di bisogni sociali, cessando, così, di avere piena corrispondenza con la sessualità biologica.
Inoltre, si fa ampiamente notare come ciò che viene stabilito dalla legge civile – basato sul positivismo giuridico, sempre più dominante – divenga, nella mentalità comune, anche moralmente accettabile. Ciò che è “naturale” tende ad essere definito tale soltanto dall’individuo e dalla società, divenuti gli unici giudici per le scelte etiche. La relativizzazione del concetto di “natura” si riflette anche sul concetto di “durata” stabile in rapporto all’unione sponsale. Oggi, un amore è considerato “per sempre” solo in relazione a quanto possa effettivamente durare.
Instrumentum laboris – Parte II
Crisi della famiglia
Unanime e trasversale nelle risposte è anche il riferimento alla violenza psicologica, fisica e sessuale, e agli abusi commessi in famiglia ai danni in particolare delle donne e dei bambini, un fenomeno purtroppo non occasionale, né sporadico, particolarmente in certi contesti. Si ricorda anche il terribile fenomeno del femminicidio, spesso legato a profondi disturbi relazionali e affettivi, e conseguenza di una falsa cultura del possesso. Si tratta di un dato davvero inquietante, che interroga tutta la società e la pastorale familiare della Chiesa. La promiscuità sessuale in famiglia e l’incesto sono ricordati esplicitamente in certe aree geografiche (Africa, Asia e Oceania), così come la pedofilia e l’abuso sui bambini. A questo proposito si fa menzione anche dell’autoritarismo da parte dei genitori, che trova espressione nella mancanza di cura e di attenzione per i figli.
Tra le diverse situazioni critiche interne alla famiglia vengono menzionate costantemente le dipendenze da alcool e droghe, ma anche dalla pornografia, talvolta usata e condivisa in famiglia, così come dal gioco d’azzardo e da videogiochi, internet e social network.
La crescente precarietà lavorativa, unitamente alla crescita della disoccupazione e alla conseguente necessità di spostamenti sempre più lunghi per lavorare, hanno ricadute pesanti sulla vita familiare, producendo tra l’altro un allentamento delle relazioni, un progressivo isolamento delle persone con conseguente crescita di ansia.
Nelle risposte e nelle osservazioni, ricorrente e diffuso è il riferimento alle ristrettezze economiche che attanagliano le famiglie, così come alla mancanza di mezzi materiali, alla povertà e alla lotta per la sussistenza.
Tra le varie pressioni culturali sulla famiglia si menzionano, in maniera costante, anche il consumismo, che ricade pesantemente sulla qualità delle relazioni familiari, centrate sempre di più sull’avere anziché sull’essere. La mentalità consumistica è menzionata, in particolare in Europa, anche in riferimento al “figlio ad ogni costo” ed ai conseguenti metodi di procreazione artificiale. Inoltre, si richiamano il carrierismo e la competitività come situazioni critiche che influenzano la vita familiare.
Con frequenza ed estesa distribuzione a livello geografico, nelle risposte appare rilevante la menzione degli scandali sessuali all’interno della Chiesa (pedofilia, in particolare), ma anche in generale quella di un’esperienza negativa con il clero o con alcune altre persone. Soprattutto in America del Nord e in Europa Settentrionale, si denuncia una rilevante perdita di credibilità morale a causa degli scandali sessuali. A ciò si aggiunge lo stile di vita a volte vistosamente agiato dei presbiteri, così come l’incoerenza tra il loro insegnamento e la condotta di vita.
Convivenza
Nelle risposte provenienti da tutte le aree geografiche, si rileva il numero crescente di coppie che convivono ad experimentum, senza alcun matrimonio né canonico né civile e senza alcuna registrazione. Soprattutto in Europa e in America, il termine è considerato improprio, in quanto spesso non si tratta di un “esperimento”, ovvero di un periodo di prova, ma di una forma stabile di vita. (…) Nel contesto europeo, le situazioni della convivenza sono molto diversificate; da una parte, si risente talvolta dell’influsso dell’ideologia marxista; altrove, si configura come una opzione morale giustificata.
Tra le ragioni sociali che portano alla convivenza si registrano: politiche familiari inadeguate a sostenere la famiglia; problemi finanziari; disoccupazione giovanile; mancanza di un’abitazione. Da questi ed altri fattori consegue la tendenza a dilazionare il matrimonio. In tal senso, gioca un ruolo anche il timore circa l’impegno che comporta l’accoglienza dei figli (in particolare in Europa e in America Latina). Molti pensano che nella convivenza si possa “testare” l’eventuale riuscita del matrimonio, prima di celebrare le nozze. Altri indicano come motivo a favore della convivenza, la scarsa formazione sul matrimonio. Per molti altri ancora la convivenza rappresenta la possibilità di vivere insieme senza alcuna decisione definitiva o impegnativa a livello istituzionale.
Tra le linee di azione pastorale proposte troviamo le seguenti: offrire, fin dall’adolescenza, un percorso che apprezzi la bellezza del matrimonio; formare operatori pastorali sui temi del matrimonio e della famiglia. Si segnala anche la testimonianza di gruppi di giovani che si preparano al matrimonio con un fidanzamento vissuto in castità.
Unioni di fatto
Legata al modo di vita dell’Occidente, ma diffusa anche in altri Paesi, appare un’idea di libertà che considera il legame matrimoniale una perdita della libertà della persona; incide la scarsa formazione dei giovani, che non pensano sia possibile un amore per tutta la vita; inoltre, i media promuovono ampiamente questo stile di vita tra i giovani. Spesso, la convivenza e le unioni libere sono sintomo del fatto che i giovani tendono a prolungare la loro adolescenza e pensano che il matrimonio sia troppo impegnativo, hanno paura davanti a un’avventura troppo grande per loro.
Tra le possibili linee di azione pastorale, al riguardo, si ritiene essenziale aiutare i giovani ad uscire da una visione romantica dell’amore, percepito solo come un sentimento intenso verso l’altro, e non come risposta personale ad un’altra persona, nell’ambito di un progetto comune di vita, in cui si dischiude un grande mistero e una grande promessa.
Ragazze madri
Un’attenzione particolare va data alle madri che non hanno marito e si prendono cura da sole dei figli. La loro condizione è spesso il risultato di storie molto sofferte, non di rado di abbandono. Vanno ammirati anzitutto l’amore e il coraggio con cui hanno accolto la vita concepita nel loro grembo e con cui provvedono alla crescita e all’educazione dei loro figli. Da parte della società civile esse meritano un sostegno speciale, che tenga conto dei tanti sacrifici che affrontano. Da parte della comunità cristiana, poi, va prestata una sollecitudine che faccia loro percepire la Chiesa come vera famiglia dei figli di Dio.
Separati e i divorziati
In varie risposte e osservazioni, si mette in evidenza la necessità di porre più attenzione ai separati e ai divorziati non risposati fedeli al vincolo nuziale.
Esiste un’ampia richiesta di semplificazione della prassi canonica delle cause matrimoniali. Le posizioni sono diversificate: alcune affermano che lo snellimento non sarebbe un rimedio valido; altre, a favore dello snellimento, invitano a spiegare bene la natura del processo di dichiarazione di nullità, per una migliore comprensione di esso da parte dei fedeli. Alcuni invitano alla prudenza, segnalando il rischio che tale snellimento e semplificando o riducendo i passi previsti, si producano ingiustizie ed errori; si dia l’impressione di non rispettare l’indissolubilità del sacramento; si favorisca l’abuso e si ostacoli la formazione dei giovani al matrimonio come impegno di tutta la vita; si alimenti l’idea di un “divorzio cattolico”.
Persone dello stesso sesso
Nelle risposte delle Conferenze Episcopali, circa le unioni tra persone dello stesso sesso, ci si riferisce all’insegnamento della Chiesa. «Non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie, neppure remote, tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia. […] nondimeno, gli uomini e le donne con tendenze omosessuali “devono essere accolti con rispetto, compassione, delicatezza. A loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione”».
Tutte le Conferenze Episcopali si sono espresse contro una “ridefinizione” del matrimonio tra uomo e donna attraverso l’introduzione di una legislazione che permette l’unione tra due persone dello stesso sesso. Vi sono ampie testimonianze dalle Conferenze Episcopali sulla ricerca di un equilibrio tra l’insegnamento della Chiesa sulla famiglia e un atteggiamento rispettoso e non giudicante nei confronti delle persone che vivono in queste unioni. Nell’insieme, si ha l’impressione che le reazioni estreme nei confronti di queste unioni, sia di accondiscendenza che di intransigenza, non abbiano facilitato lo sviluppo di una pastorale efficace, fedele al Magistero e misericordiosa nei confronti delle persone interessate.
Un fattore che certamente interroga l’azione pastorale della Chiesa e rende complessa la ricerca di un atteggiamento equilibrato nei confronti di questa realtà, è la promozione della ideologia del gender, che in alcune regioni tende ad influenzare anche l’ambito educativo primario, diffondendo una mentalità che, dietro l’idea di rimozione dell’omofobia, in realtà propone un sovvertimento della identità sessuale.
Riguardo alla possibilità di una pastorale verso queste persone, bisogna distinguere tra quelle che hanno fatto una scelta personale, spesso sofferta, e la vivono con delicatezza per non dare scandalo ad altri, e un comportamento di promozione e pubblicità attiva, spesso aggressiva.
La grande sfida sarà lo sviluppo di una pastorale che riesca a mantenere il giusto equilibrio tra accoglienza misericordiosa delle persone ed accompagnamento graduale verso un’autentica maturità umana e cristiana. Alcune Conferenze Episcopali fanno riferimento, in questo contesto, a certe organizzazioni come modelli riusciti di una tale pastorale.
Si deve rilevare che le risposte pervenute si pronunciano contro una legislazione che permetta l’adozione di bambini da parte di persone in unione dello stesso sesso, perché vedono a rischio il bene integrale del bambino, che ha diritto ad avere una madre e un padre, come ricordato recentemente da Papa Francesco (cf. Discorso alla Delegazione dell’ufficio internazionale cattolico dell’infanzia, 11 aprile 2014). Tuttavia, nel caso in cui le persone che vivono in queste unioni chiedano il battesimo per il bambino, le risposte, quasi all’unanimità, sottolineano che il piccolo deve essere accolto con la stessa cura, tenerezza e sollecitudine che ricevono gli altri bambini. Molte risposte indicano che sarebbe utile ricevere delle direttive pastorali più concrete per queste situazioni.
Instrumentum laboris – Parte III
Contraccezione
Le risposte relative alla conoscenza della dottrina della Chiesa sull’apertura alla vita degli sposi, con particolare riferimento all’Humanae Vitae, descrivono realisticamente il fatto che essa, nella stragrande maggioranza dei casi, non è conosciuta nella sua dimensione positiva. (…) Nella stragrande maggioranza delle risposte pervenute, si evidenzia come la valutazione morale dei differenti metodi di regolazione delle nascite venga oggi percepita dalla mentalità comune come un’ingerenza nella vita intima della coppia e una limitazione all’autonomia della coscienza.
Tutte le risposte tendono a sottolineare come le difficoltà a recepire il messaggio della Chiesa sull’amore fecondo tra l’uomo e la donna si relazionano al grande divario tra la dottrina della Chiesa e l’educazione civile, soprattutto nelle aree geografiche maggiormente segnate dalla secolarizzazione.
Dal punto di vista pastorale, le risposte, in moltissimi casi, indicano il bisogno di una maggiore diffusione – con linguaggio rinnovato, proponendo una coerente visione antropologica – di quanto affermato nell’Humanae Vitae, non limitandosi ai corsi prematrimoniali, ma anche attraverso percorsi di educazione all’amore.