I paesi che non hanno un esercito
Alcuni lo avevano e poi lo hanno smantellato, altri non ce l'hanno mai avuto
Un articolo pubblicato la settimana scorsa su Ozy.com e su NPR, il grande network di radio statunitense, ha raccontato le storie degli stati nazionali privi di un esercito militare. Il conteggio, come spesso succede in queste raccolte, include sia paesi completamente privi di forze armate sia quelli che ne dispongono ma in numero e con risorse molto limitati. A seconda della diversa interpretazione delle dimensioni del corpo delle forze armate, o a seconda di altri criteri presi in considerazione, il numero complessivo tende a oscillare, ma la stragrande maggioranza delle liste attualmente concorda sull’inclusione di questi 22 paesi: Andorra, Costa Rica, Grenada, Haiti, Islanda, Isole Marshall, Isole Salomone, Kiribati, Liechtenstein, Mauritius, Stati Federati di Micronesia, Nauru, Palau, Panamá, Principato di Monaco, Dominica, Saint Vincent e Grenadine, Samoa, Santa Lucia, Tuvalu, Vanuatu e Città del Vaticano.
Quelli che non lo hanno mai avuto
Si tratta di paesi molto diversi tra loro, per statuto giuridico, dimensioni e conformazione geografica, ma tutti quanti accomunabili in quanto stati autonomi e indipendenti. Molti di questi paesi – come nel caso degli Stati Federati di Micronesia, o Palau, in Polinesia – hanno ottenuto l’indipendenza da altri stati senza che si manifestasse il bisogno di allestire un esercito, date le ridotte dimensioni dell’isola e l’assenza di forze nemiche. In altri casi – come Haiti, Panama e Grenada, nei Caraibi – gli stati hanno attraversato un processo graduale di demilitarizzazione.
Quelli che lo avevano e ora non più
Uno dei casi esemplari, maggiormente citati in questo tipo di raccolte, è quello della Repubblica del Costa Rica, che smantellò il proprio esercito nel 1948 dopo una violenta guerra civile. L’allora presidente José Figueres Ferrer disse: «La Costa Rica deve tornare a essere un paese con più insegnanti che soldati». Da allora la Costa Rica divenne nota per non avere più avuto conflitti interni né con altri stati: uno dei suoi ex presidenti, Óscar Arias, ottenne inoltre il premio Nobel per la pace nel 1987.
Un altro caso molto citato di stato nazionale che smantellò il proprio esercito è Panamá, in America centrale, che dopo l’invasione degli Stati Uniti nel dicembre 1989 – approdati per deporre il generale Manuel Noriega, ex capo della polizia subentrato otto anni prima al generale Omar Torrijos – mantenne un solo gruppo armato per la sicurezza interna, le Forze Pubbliche Panamensi, con limitate capacità belliche e comunque non considerabile come esercito.
Gli stati che ospitano organizzazioni internazionali
Proprio per questo particolare status militare del paese, alcune di queste nazioni sono sedi di organizzazioni internazionali per la pace e lo sviluppo: per esempio, a San José, in Costa Rica, si trova la sede della Corte interamericana dei diritti umani, un tribunale internazionale competente per i 25 stati centroamericani e sudamericani che hanno aderito alla Convenzione americana del diritti umani. E la Costa Rica è anche sede dell’Università per la Pace delle Nazioni Unite.
In Islanda – che ha ottenuto l’indipendenza dalla Danimarca nel 1944 e che è entrata a far parte dell’ONU nel 1946 – è presente un corpo della marina ma non c’è propriamente un esercito né alcun tipo di forza aerea: dal 1951 la sicurezza della nazione è stata presa in carico dagli Stati Uniti, che hanno una base militare a Keflavík.
Non avere un esercito conviene?
Secondo un calcolo citato dall’autrice dell’articolo su NPR, Laura Secorun Palet, non avere un esercito comporta la possibilità di investire in altri settori le risorse altrimenti impiegate per le spese militari (quelle degli Stati Uniti ammontano al 3,8 per cento del Prodotto Interno Lordo, quelle della Russia al 4,1). Detto che alcuni di questi stati hanno comunque una minima spesa militare per alcuni corpi di polizia interni, sommando – per esempio – la spesa del Costa Rica in pattuglie di frontiera, guardia costiera e sorveglianza, non arriveremmo allo 0,05 per cento del suo PIL.
L’autrice conclude il ragionamento ricordando che ciascun caso fa storia a sé, e che – pur rappresentando un vantaggio economico in senso assoluto – non disporre di un esercito finirebbe probabilmente per rivelarsi una mossa controproducente per altri stati con status e storie nazionali profondamente diversi, benché di dimensioni ridotte (Taiwan o Israele, per esempio).
Foto: l’atollo di Tarawa, nella Repubblica di Kiribati, nell’Oceano Pacifico. (AP Photo/Richard Vogel)