Il riconoscimento facciale e gli incontri online
Un nuovo servizio di un popolare sito di incontri fa trovare futuri partner partendo dalle foto degli ex: si basa sul riconoscimento facciale e costa poco meno di 4mila euro
di Caitlin Dewey – Washington Post
Potrebbe essere la trama della prossima commedia romantica di Spike Jonze, immaginate il trailer: in un futuro vicino, in una strana Los Angeles dai colori pastello, le pene d’amore smetteranno di esistere! Stiamo parlando del fatto che Match.com, il popolare sito di incontri online, ha cominciato a usare un software di riconoscimento facciale che può scovare i cloni del tuo ex. Un sosia perfetto. Un gemello. Per soli 5mila dollari (poco meno di 4mila euro), in poche parole, non avrai più bisogno di “fartene una ragione”.
È una storia piuttosto interessante, soprattutto perché ci mette a confronto con le nostre paure e la nostra ignoranza su come funzionano i sistemi di riconoscimento facciale e i big data (grandi database di dati). È una storia che ci dice che Facebook può riconoscere le facce e prevedere i nostri pensieri e che gli invisibili algoritmi di Google ci conoscono meglio di quanto non lo facciamo noi stessi.
Questo nuovo servizio di Match.com è ulteriormente misterioso, perché implica che quella tecnologia può in qualche maniera erodere l’identità individuale e renderci tutti intercambiabili, anche a livello più intimo. È una preoccupazione che siti come Match.com e OkCupid hanno già contribuito a diffondere, in un certo senso. Ed è anche una preoccupazione che, in questo caso, è abbastanza esagerata.
«Capisco da dove arrivi questo tipo di paura» dice Talia Goldstein, CEO della società che con Match.com ha sviluppato il software di riconoscimento facciale. Ma in pratica, ci ha spiegato Goldstein, il software si basa su una tecnologia tradizionale, intuitiva e non particolarmente preoccupante: «per ognuno di noi “attraente” ha un significato diverso». Goldestein era una produttrice dei documentari “Hollywood true stories” e quattro anni fa ha lasciato il suo lavoro per mettere in piedi un’esclusiva agenzia di incontri: Three Day Rule, la regola dei tre giorni. I clienti pagano circa 5.000 dollari per una prima lunga intervista con Goldstein e per sei mesi di appuntamenti con uomini o donne che l’agenzia cerca per loro.
Durante la prima intervista Goldstein inizia sempre con le solite domande: che cosa cerchi in una persona? Ti interessa l’altezza? L’educazione? La carriera? Poi però Goldstein chiede ai clienti di darle foto di ex ragazze o ragazzi, anche se prese da Facebook vanno bene, così che possa farsi un’idea più precisa del tipo di persone da cui i clienti sono attratti. A volte è una cosa un po’ confusa, ma in genere ci sono dei tratti simili: colore dei capelli o una particolare forma del viso, per esempio. Tutti questi indizi vengono usati da Goldstein per cercare possibili candidati.
«Se guardi alle le foto dei tuoi ex tutte insieme – ed è un gioco a cui tutti dovrebbero giocare – ti renderai conto dei tratti che hanno in comune». dice Goldstein. Un modo elegante per dire che a ognuno piacciono cose diverse.
La Three Day Rule ha cominciato a crescere molto e la ricerca manuale degli archivi di foto ha iniziato a diventare un po’ complicata. È stato quindi lanciato un servizio online dove tutte le foto dei clienti vengono catalogate e Goldstein ha comprato un programma di riconoscimento facciale che permette ai dipendenti della società di taggare le foto per diversi aspetti – bionda, bruna, alto, basso, con il mento a punta o tondo. Ora il programma è in grado di riconoscere quei tratti autonomamente.
Oggi, spiega Goldstein, il software fa essenzialmente tre cose: prima identifica il colore dei capelli, la forma del viso, degli occhi e la struttura sopracciliare delle persone nella foto; poi cerca l’archivio per trovare foto taggate in modo simile e infine ci dà una raccolta di possibili accoppiamenti che i dipendenti della società setacciano in cerca di altri prerequisiti, come il grado di educazione o il tipo di lavoro. In nessun caso, sottolinea Goldstein, l’obiettivo è quello di trovare un clone di un ex partner o di una vecchia fiamma.
Per testare il servizio ho mandato a Goldstein le foto di tre amici maschi e le ho chiesto di farle analizzare dal suo software di riconoscimento facciale. Per motivi di privacy non è stato possibile usare foto di persone che sono nel database della Three Day Rule per cercare degli accoppiamenti, così Goldstein ha usato le foto di calciatori famosi.
Per dimostrare l’efficacia del software, l’esperimento non è stato molto utile. Ma nel contesto degli appuntamenti online, posso capire come la cosa funzioni. Goldstein mi spiega subito che i suoi algoritmi sono mediati da una componente umana: sì, il software restringe il campo da 10.000 a 100 candidati, ma è una persona a occuparsi di aspetti come il carattere, il lavoro e l’educazione. Se comparato con il modo in cui gli accoppiamenti vengono fatti sugli altri siti di incontri, dove si contano i click e ci si basa su un mero calcolo probabilistico, quello di Goldstein non sembra un metodo poi così atroce. Anzi, mentre i siti come Match.com e OkCupid sono piuttosto restii a parlare di come funzionano le loro formule, possiamo affermare con una certa sicurezza che provano a inferire il tuo “tipo ideale” basandosi sulle caratteristiche dei profili a cui sembri essere interessato e che visiti all’interno degli stessi siti di incontri (e quindi non sul riconoscimento facciale).
Sì, c’è qualcosa di inquietante nell’idea di cercare il tuo futuro ragazzo basandoti su una foto del tuo ex, ma forse l’algoritmo ci sembra strano solo perché è l’unico che possiamo davvero vedere.
©2014 The Washington Post