Il referendum per la democrazia a Hong Kong
Non è ufficiale e secondo il governo cinese è anche illegale: il sito dove si può votare sta subendo attacchi definiti «tra i più forti di sempre»
Venerdì 20 giugno ad Hong Kong – regione amministrativa speciale della Repubblica Popolare Cinese – si è cominciato a votare in un referendum non ufficiale per richiedere al governo cinese di rendere libere e competitive le elezioni per l’amministratore della città. Domenica 22 sono stati aperti alcuni seggi per votare di persona, mentre dal primo giorno e fino al 29 giugno sarà possibile votare sul sito online del referendum. Farlo, però, non è affatto semplice. Il sito è spesso offline a causa di quello che i suoi gestori, la società americana CloudFare, hanno definito «uno degli attacchi informatici più massicci di sempre». Non è possibile risalire direttamente ai responsabili dell’attacco, ma secondo diversi attivisti i responsabili sarebbero hacker del governo cinese.
Non è la prima volta che a Hong Kong ci sono manifestazioni per chiedere maggiore libertà (a gennaio, per esempio, ce n’era stata una particolarmente partecipata). Il referendum è stato organizzato da un’associazione di Hong Kong che si chiama Occupy Central, fondata nel 2013 da Benny Tai Yiu-ting, un professore di legge dell’università di Hong Kong. L’obbiettivo dell’associazione è ottenere per gli abitanti della città il diritto ad eleggere liberamente il proprio governo. Oggi Hong Kong è una regione in parte autonoma dal resto della Cina, dove ci sono maggiori libertà e diverse esenzioni fiscali. Fino al 1997 la città è stata amministrata dal Regno Unito che poi ha passato la sovranità alla Cina.
Nonostante Hong Kong sia probabilmente la parte più libera e aperta della Cina, il governo centrale di Pechino governa la città nominando direttamente un amministratore. Da tempo i cittadini di Hong Kong chiedono maggiore autonomia. In risposta a queste richieste, il governo centrale ha promesso che dal 2017 i cittadini di Hong Kong potranno eleggere liberamente il loro amministratore, ma i candidati dovranno prima essere selezionati da un comitato ristretto formato da 1.200 persone. Gli attivisti di Occupy Central sono contrari a questo passaggio, che vedono come un modo per mantenere la città sotto controllo dando l’illusione di un’apertura democratica.
Chi vota al referendum può scegliere tra tre diverse proposte su come nominare l’amministratore della città. La proposta vincitrice sarà inviata al comitato centrale del partito comunista cinese. L’obbiettivo degli attivisti che hanno organizzato il referendum è ottenere un ampio sostegno da parte della popolazione, in modo da lanciare un messaggio chiaro al governo cinese. Fino ad ora, secondo gli attivisti, circa mezzo milione di persone hanno già votato. Hong Kong ha una popolazione di circa sette milioni di persone.
Il governo cinese e quello di Hong Kong hanno definito il referendum illegale e invalido. Secondo CloudFare, il sito sta subendo attacchi DDoS, cioè quelli in cui una rete di computer “infettati” viene utilizzata per sovraccaricare di traffico il sito bersaglio e metterlo offline (i proprietari dei computer “infettati” non sono consapevoli del modo in cui viene utilizzato il loro computer). Il volume di questi attacchi è di circa 300 gigabits al secondo. Circa il 20 per cento dei computer che stanno “attaccando” il sito si trova in Indonesia, mentre un altro 10 per cento si trova in Brasile (due paesi dove numerosi computer sono “infettati” e vengono utilizzati per questi attacchi). Il fondatore di CloudFare, Matthew Prince, ha definito l’attacco «uno dei più massicci e persistenti di sempre».